Documento della Segretaria nazionale Cgil Scuola sulla sperimentazione
"INFANZIA, ELEMENTARE ED OBBLIGO NELLE SPERIMENTAZIONI VOLUTE DAL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE"
"INFANZIA, ELEMENTARE ED OBBLIGO NELLE SPERIMENTAZIONI
VOLUTE DAL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE"
Premessa.
Questo documento, che viene diffuso in occasione della convocazione della seduta del CNPI che dovrà esprimersi formalmente sulla proposta di sperimentazione, fissa i punti più rilevanti dell’elaborazione della Segreteria nazionale in merito alle sperimentazioni previste per la scuola dell’infanzia e la scuola elementare e agli effetti dei Protocolli d’intesa sull’obbligo.
Molto materiale è stato prodotto in queste settimane dalla nostra Organizzazione, ed in diverse occasioni ci siamo pronunciati con valutazioni molto articolate e puntuali.
Ora, a partire da questo documento, è necessario istruire una discussione diffusa in categoria in coincidenza con l'avvio delle lezioni.
Infatti, le crescenti difficoltà che incontra l’iniziativa di Moratti e le diffuse reazioni negative da parte delle scuole ci sollecitano a tenere alto il confronto con la categoria e, di fronte a questa ventata restauratrice, a riannodare le fila di ragionamenti e riflessioni che hanno portato a quelle scelte sulle quali, non a caso, il Ministro intende voltare pagina.
Il quadro di riferimento.
Il Ministro Moratti, a fronte delle difficoltà incontrate dal suo disegno di legge non ancora approvato nemmeno da un ramo del Parlamento, ha pensato bene di aggirare gli ostacoli frapposti dalla stessa maggioranza e mettere in pratica comunque alcuni aspetti rilevanti della sua (contro)riforma.
Ha sottoscritto nei mesi scorsi Protocolli di intesa con sei Regioni per sperimentare l'assolvimento dell'obbligo scolastico anche nella formazione professionale mentre con la Provincia autonoma di Trento ha sottoscritto un Protocollo per una ampia attuazione dei contenuti della Legge in discussione al Senato
A fine luglio, ha annunciato un progetto nazionale di sperimentazione di nuovi indirizzi curricolari e nuove modalità organizzative nella scuola dell'infanzia e nella scuola elementare, tra cui l'"anticipo scolastico".
La sperimentazione.
La Cgil ha sempre considerato le sperimentazioni un processo positivo, utile a costruire nella scuola migliori condizioni per l’esercizio del mandato che la nostra Costituzione ha affidato alla scuola pubblica.
La sperimentazione avviata dal Ministro Moratti invece:
-
è caratterizzata da contenuti regressivi e da una pericolosa improvvisazione;
-
impone un modello di scuola né discusso né condiviso, che non ha alcun effetto positivo sul miglioramento della scuola stessa;
-
proprio perché cade dall’alto, è gestita mediante costanti forzature su tempi, sedi decisionali, e persino sulle volontà dei soggetti, relegando l'autonomia scolastica a puro adempimento delle decisioni assunte a livello centrale (non a caso si chiede alle scuole di assumere il progetto di sperimentrazione).
L'iniziativa del governo è, inoltre, priva delle caratteristiche peculiari di una vera sperimentazione.
Infatti:
Ø sono previsti modelli rigidi che impediscono autentici percorsi di ricerca da parte delle scuole;
Ø manca il coinvolgimento dei soggetti che la devono attuare;
Ø mancano i tempi per consentire agli organismi collegiali di decidere.
Protocolli e Decreto.
Da un lato si viola una legge tuttora in vigore, la Legge n°9 del 1999 sull’obbligo scolastico.
Dall’altro si fa riferimento a un disegno di legge, cercando di anticiparne l’attuazione e sperimentandone gli aspetti più discussi e socialmente più discriminanti, con una scarsa attenzione ai diritti dei bambini e delle bambine, delle ragazze e dei ragazzi.
Si ipotizzano più velocità e un diversificato esercizio del diritto all’istruzione, che rischia di essere trasformato in una possibilità cui accedere sulla base delle condizioni culturali, sociali, economiche di partenza e del contesto territoriale in cui si vive.
Nascere e vivere in una zona del nostro Paese piuttosto che in un’altra può diventare una condanna per alcuni, una opportunità per altri.
L’obbligo scolastico da assolvere nella Formazione Professionale si configura come l’obiettivo perseguito con maggiore tenacia, quello sul quale le alleanze con la parte più retriva di Confindustria sono molto evidenti, quello che segna davvero un ripensamento radicale delle risorse umane e del loro "uso" e che mette in discussione la centralità della persona all’interno del percorso formativo.
La contrattazione.
Sono evidenti in più parti le violazioni delle prerogative della contrattazione.
E’ sufficiente una rapida scorsa ai testi presentati per verificare come si intenda, tramite una sperimentazione improvvisata, introdurre modifiche rilevanti all’organizzazione del lavoro senza alcuna contrattazione.
Questo punto è fondamentale per le organizzazioni sindacali. La cultura burocratica con la quale il Ministero finge di non accorgersi delle forzature che compie, in barba alle regole sulla contrattazione, la dice lunga sulla volontà di riaffermare a tutti i costi la centralità dell’Amministrazione e la subordinazione ad essa di tutti gli altri attori, sociali e istituzionali.
Sulla sperimentazione il Sindacato esprime proprie posizioni e valutazioni.
Sugli aspetti contrattuali, invece, il Sindacato è un soggetto negoziale con pari ruolo e dignità dell’altra parte e non può quindi essere relegato, come pretenderebbe l’Amministrazione, alla semplice espressione di pareri.
E’ evidente che se le ricadute in campo contrattuale della sperimentazione non diventassero immediatamente oggetto di un negoziato fra le parti, come abbiamo formalmente richiesto, promuoveremmo ricorsi generalizzati al giudice del lavoro.
Tempi e risorse.
Si è appena avviato il confronto con l'ANCI per la definizione dei prerequisiti necessari per l’anticipo nella scuola dell’infanzia e nella scuola elementare.
Ma l’anno scolastico è già iniziato in molte regioni.
Il taglio alle risorse della scuola pubblica, la cattiva gestione della macchina amministrativa (ritardi nell'attribuzione delle risorse finanziarie alle scuole e nei pagamenti del personale, situazione caotica delle graduatorie) stanno inoltre peggiorando le condizioni di una scuola sulla quale era ed è necessario investire, nel solco delle indicazioni dell’Unione Europea e dei risultati di autorevoli ricerche internazionali.
Sui contenuti.
La scuola primaria.
Come è noto, questa sperimentazione ha subito un forte ridimensionamento da parte del Consiglio dei Ministri: la Moratti voleva coinvolgere il 20% delle scuole, ma il governo ha autorizzato la partecipazione di non più di due circoli didattici per ogni provincia.
L'iniziativa è talmente improvvisata ed i tempi così ristretti da impedire l'elaborazione di progetti che coinvolgano gli operatori e le famiglie e da rendere inevitabile la riapertura delle iscrizioni ad anno scolastico ampiamente iniziato.
Non si prevedono risorse aggiuntive per la sperimentazione né in termini di potenziamento degli organici, né di specifiche risorse finanziarie considerato che ciò che si stanzia è preso del Fondo per l’ampliamento dell’offerta formativa di tutte le scuole.
La scelta risulta ancora più sconcertante se si tiene conto che la scuola dell'infanzia e la scuola elementare hanno subito tagli e limitazioni in attuazione di quanto previsto dalla Legge finanziaria 2002.
L’anticipo.
L'anticipo, inoltre, destruttura l'identità pedagogica e culturale della scuola dell'infanzia, mette in difficoltà la scuola elementare (due settori scolastici molto apprezzati anche a livello internazionale), mette a rischio l'equilibrato sviluppo emotivo-affettivo dei bambini.
Il compito di rispondere alla domanda educativa per i bambini al di sotto dei tre anni di età compete agli enti locali, attraverso l’istituzione degli asili nido e l'attivazione di nuovi servizi educativi di qualità per l'infanzia.
Le scuole autonome, se adeguatamente sostenute e valorizzate, possono sviluppare piani dell'offerta formativa sul tema della continuità previsto dai Programmi '85 e dagli Orientamenti '91 permettendo un approccio fluido e personalizzato all'apprendimento dei bambini di 5 e 6 anni nel passaggio dalla scuola dell'infanzia alla scuola elementare.
Scuola elementare.
Nella scuola elementare la sperimentazione intende introdurre il maestro prevalente.
Più che a un insegnante prevalente siamo sostanzialmente di fronte al ritorno all’insegnante unico, visto che gli sono attribuiti l’ambito linguistico, antropologico e matematico.
Si pone in questo modo fine alla corresponsabilità del gruppo docente, alla pari responsabilità professionale dei docenti al suo interno e alla pari dignità culturale delle discipline.
Il team docente viene riorganizzato in modo gerarchico, alcuni docenti sono destinati esclusivamente ai laboratori, una sorta di riedizione delle attività integrative già previste dalla L.820/’71.
L'impianto culturale, pedagogico, metodologico e didattico della riforma viene stravolto; l'imposizione del docente prevalente/unico si configura come una lesione dell'autonomia didattica e organizzativa delle istituzioni scolastiche autonome, ora tutelata dalla stessa Costituzione.
Scuola dell’infanzia.
Nella scuola dell'infanzia la sperimentazione prescinde dalle esperienze pregresse.
Manca ogni riferimento agli esiti della sperimentazione ASCANIO, al progetto ALICE, al progetto QUASI sulla valutazione nella scuola dell'infanzia.
Non viene tenuto in alcuna considerazione il Rapporto finale della consultazione sulle "Linee di sviluppo" (C.M. 98/’99) dove si evidenziava la necessità di ricercare, in termini di standard qualitativi, i tempi necessari allo svolgimento di attività da garantire a tutti, all'ampliamento dell'offerta formativa e al calendario scolastico, alla frequenza dei bambini, alla contemporanea presenza dei docenti.
La riduzione del numero degli alunni per sezione non viene più indicato come un obiettivo per tutta la scuola dell'infanzia, ma viene collegata solo all'inserimento dei bambini in età precoce.
Viene definitivamente abbandonata la sperimentazione attivata con il DM n. 91/’01 e poi bloccata dal Ministro Moratti, con la quale si introduceva un sistema di indicatori di qualità per il miglioramento degli standard di funzionamento: tra di essi fondamentale era il contenimento del numero di alunni per sezione.
Le intese sull’obbligo.
Tra il mese di maggio e fine luglio il Ministro Moratti ha sottoscritto con sei regioni e con la Provincia autonoma di Trento Protocolli di intesa che hanno preso a riferimento il Disegno di legge delega presentato al Senato e recuperato alcune indicazioni elaborate dalla Commissione Bertagna, mai discusse in alcuna sede istituzionale.
Finalità.
Le intese prevedono la possibilità di assolvimento dell’obbligo scolastico anche nei sistemi regionali di formazione professionale e, per quanto attiene alla Provincia di Trento, anche la sperimentazione di una diversa scansione curricolare, introducendo la distinzione tra curricolo obbligatorio minimo e curricolo facoltativo, per tutti gli ordini di scuola.
La Cgil Scuola ha denunciato sin dall’inizio la gravità insita nei contenuti di queste intese, che, ancorché parziali e sperimentali, prefigurano un disegno controriformatore che, basandosi su una modalità diversificata dell’assolvimento dell’obbligo scolastico all’interno di singole regioni, rimettono in discussione l’unicità nazionale dell’impianto culturale, sociale e progettuale del sistema d’istruzione del nostro paese.
L’obbligo.
Per quanto riguarda l’obbligo di istruzione noi crediamo che debbano essere garantiti a tutti gli alunni percorsi analoghi nell’impianto curricolare (tipologia e numero delle discipline, contenuti specifici, monte orario complessivo, ecc.), da organizzare in modo flessibile rispetto alle condizioni soggettive e ambientali.
Diversamente ci troveremmo in una situazione nella quale, in assenza di uniformità a livello nazionale, gli esiti di un percorso potrebbero essere messi in discussione, a partire dal valore da attribuire ai titoli rilasciati.
La Cgil Scuola ritiene, inoltre, che siano ancora valide le ragioni per le quali si decise di aumentare la durata dell’obbligo scolastico (criticammo aspramente che l’aumento fosse limitato ad un solo anno), in ciò sostenuta dalle indicazioni dell’Unione europea e dagli esiti di autorevoli indagini internazionali, che hanno individuato nella precoce canalizzazione e uscita dai percorsi di istruzione la causa principale di emarginazione e di esclusione sociale degli adulti.
Con l’attuazione delle Intese, già realizzate in Lombardia e in Piemonte, siamo in presenza di una palese violazione di quella legge dello Stato che, elevando la durata dell’obbligo scolastico, ne ha previsto l’assolvimento all’interno del sistema di istruzione.
Intese ed autonomia.
C’è, inoltre, un problema che riguarda l’autonomia scolastica, le modalità di esercizio della progettazione dei collegi docenti ed i tempi di realizzazione di questi percorsi.
Come si costruisce l’offerta formativa? chi e come ne decide i contenuti? sono domande rilevanti, che assumono una valenza maggiore nel caso dell’obbligo scolastico.
Ma gli stessi sistemi regionali di formazione professionale risultano penalizzati da queste intese, visto che si riconferma il loro ruolo marginale e residuale di percorso formativo minore, riservato ad alunni deboli e con maggiori difficoltà.
Non a caso sono ricomparsi i corsi per estetisti in regioni che li avevano cancellati da decenni!
La Cgil scuola da tempo si è pronunciata a favore di un sistema formativo integrato che, nell’individuare i diversi ruoli, competenze e finalità dei sistemi di istruzione e di formazione professionale, riconosca la pari dignità dei percorsi e consenta il reale esercizio del diritto alla formazione per tutto l’arco della vita, a sostegno dell’inclusione sociale.
La nostra iniziativa.
La Segreteria nazionale della Cgil Scuola conferma la valutazione profondamente negativa sui provvedimenti del Ministro Moratti già espressa in occasione della loro diffusione.
Ferma restando le autonome decisioni delle istituzioni scolastiche, le strutture sono impegnate a:
Ø promuovere occasioni e sedi di informazione, discussione e confronto con le lavoratrici ed i lavoratori della scuola;
Ø ad organizzare iniziative pubbliche a cui invitare anche i rappresentanti delle istituzioni locali, per le ricadute sulle politiche territoriali di quelle scelte.
Nel quadro delle iniziative da assumere andranno anche previsti, nei contesti più esposti ed in difficoltà, momenti di mobilitazione e di lotta a difesa della legalità e del diritto all’istruzione di tutti e di ciascuno.
La Segreteria nazionale è impegnata a verificare anche la possibilità di impugnare legalmente i provvedimenti del Ministro all’istruzione.
Cgil Scuola
Roma, 10 settembre 2002
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