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Sbagliato e inutile estendere anche ai dirigenti scolastici e ai docenti con incarichi organizzativi l’obbligo di pubblicare patrimonio e reddito

Non vanno cercati nelle scuole i soggetti ad alto rischio corruttivo.

30/12/2016
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Con una lettera aperta che in queste ore sta raggiungendo migliaia di scuole e di dirigenti scolastici, il responsabile dei dirigenti scolastici della FLC CGIL invita a partecipare alla consultazione aperta dall’ANAC sulla bozza di Linee Guida che forniscono indicazioni per l’applicazione anche ai dirigenti pubblici e agli incaricati di funzioni organizzative dell’obbligo di pubblicare il proprio stato patrimoniale e reddituale, previsto dall’art. 14 del D.lvo 33/2013 come modificato dall’art. 13 del D.Lvo 96/2016

Nella lettera si chiede di manifestare all’Autorità il dissenso rispetto all’insensata estensione di un obbligo di pubblicazione di dati personali che è nato per colpire la corruzione che può annidarsi nella  pubblica amministrazione ed era quindi riferito ai politici e ai dirigenti di vertice delle amministrazioni. 

Estenderlo ai dirigenti scolastici rappresenta per un’ulteriore grave lesione della loro dignità professionale che si aggiunge a quella connessa al mancato riconoscimento economico del loro lavoro.

Come indicato nella stessa bozza di Linee Guida infatti, la finalità della disposizione è quella di consentire il controllo del rispetto del limite massimo delle retribuzioni dei dirigenti pubblici fissato dalla norma a  240.000,00 euro lordi annui, riferiti alla retribuzione annua del primo presidente della Corte di Cassazione.

Che senso ha allora inserire tra gli obbligati al controllo anche i dirigenti scolastici che percepiscono retribuzioni medie annue - note a tutti perché pubblicate sul sito del MIUR - pari a un quinto di quel limite massimo?

Francamente non ne se ne comprendono le ragioni ma se ne possono immaginare le conseguenze, tenuto conto della forte esposizione a cui i dirigenti scolastici sono sottoposti nello svolgimento del  loro lavoro.

Ancora più paradossale poi l’estensione dell’obbligo ai docenti incaricati di funzioni organizzative che vengono così “ricompensati” delle responsabilità che essi assumono nelle scuole, a fronte oltretutto di riconoscimenti economici inadeguati.

Non è certo dentro la scuola che si annida la corruzione: non è dentro la scuola che si deve andare a contrastarla!

Chiediamo all’Autorità di interpretare in via autentica la disposizione contenuta nell’art. 14 del D.Lvo 33/2013 modificato, escludendo i soggetti delle istituzioni scolastiche dagli obblighi di pubblicazione dello stato patrimoniale e del reddito e auspichiamo una modifica normativa che prenda atto delle differenze sostanziali tra la scuola e il resto della pubblica amministrazione.

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