Dimensionamento scolastico, Sicilia: silenzio del governo regionale sui tagli
CGIL e FLC Sicilia: mentre altre regioni fanno ricorso contro i tagli del governo, Schifani ancora una volta tace e non fa gli interessi della Sicilia. Il 17 ottobre il Tar del Lazio discute il ricorso della FLC CGIL nazionale


A cura della CGIL E FLC CGIL Sicilia
La CGIL e la FLC siciliane protestano per il silenzio del governo regionale di fronte al taglio nell’Isola di 92 autonomie scolastiche nel triennio.
“La Sicilia è la prima regione in Italia per povertà educativa e dispersione scolastica- scrivono in una nota congiunta Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia e Adriano Rizza, segretario generale della FLC CGIL regionale - e paradossalmente - aggiungono - è anche una delle regioni più colpite dai tagli del governo nazionale sulla scuola. Ma mentre altre regioni, come Campania, Emilia Romagna e Puglia- sottolineano- hanno già impugnato il provvedimento, il governo Schifani tace, confermandosi complice del governo Meloni”.
La FLC CGIL nazionale ha presentato un ricorso al Tar del Lazio, che sarà discusso il 17 ottobre, “contro tagli - afferma Rizza - decisi secondo una logica prettamente economica, che impatteranno pesantemente sul nostro territorio e specialmente sulle aree interne, nelle quali finirebbero accorpati sotto un’unica dirigenza anche istituti scolastici di comuni diversi, con prevedibili problemi organizzativi”. Per quanto riguarda il lavoro “la riduzione - rileva il segretario della FLC - avrà come conseguenza la perdita di altrettanti dirigenti e direttori amministrativi e di centinaia di posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario”. “Ma la cosa davvero grave - aggiunge Mannino - sarà la perdita o l’ingovernabilità di un fondamentale presidio istituzionale in molti contesti territoriali della nostra regione, dove la scuola rappresenta l’ultimo baluardo per garantire un futuro migliore ai nostri ragazzi. Un governo che ha a cuore il futuro delle nuove generazioni dovrebbe investire e non tagliare come avviene ormai da troppi anni su diritti fondamentali come l’istruzione e la salute. Un esecutivo regionale dovrebbe fare gli interessi della propria terra, non quelli delle parti politiche cui fa riferimento, sacrificando il sistema scolastico e il futuro dei suoi studenti”.
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