Decreto scuola e ricerca: esclusi i facenti funzione senza laurea. Ammessi al concorso straordinario, ai soli fini abilitanti, i docenti con servizio nelle paritarie
Gravissima l’esclusione di tanti facenti funzione che da anni svolgono il ruolo di DSGA. Inevitabile la mobilitazione del personale.


La Gazzetta Ufficiale 255 del 30 ottobre 2019 contiene il testo del decreto scuola che dopo 21 giorni dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri è stato finalmente pubblicato.
La norma contiene le diverse misure relative alla scuola che avevamo già commentato:
- concorso straordinario della secondaria
- revisione delle modalità di reclutamento dirigenti scolastici
- revisione della procedura per l’assunzione dei lavoratori delle ditte delle pulizie
- proroga della validità delle graduatorie di merito concorso 2016 e procedure per assumere in altre regioni vincitori e/o idonei dei concorsi 2016 e 2018
- esclusione dei dirigenti scolastici e del personale ATA dalla rilevazione delle impronte digitali
- estensione del bonus merito ai docenti precari, concorso per Dirigenti tecnici del MIUR
- concorso riservato ai facenti funzione DSGA
La norma pubblicata è però difforme su diversi aspetti rispetto agli impegni assunti dal Ministro.
Sui docenti:
- vengono ammessi al concorso straordinario i docenti con servizio nelle scuole paritarie, ma solo per partecipare ai fini abilitanti
- manca la proroga delle misure del decreto dignità sui diplomati magistrali, che il MIUR si era impegnato ad inserire nel primo provvedimento utile licenziato dal governo
- manca la possibilità per i docenti presenti in GAE di presentare domanda di assunzione in un’altra provincia.
Per quanto riguarda la procedura del concorso straordinario è chiaro che l’apertura al personale delle scuole paritarie (ove peraltro manca il riferimento ai CFP) si è resa necessaria in quanto dal decreto erano stati eliminati i percorsi abilitanti, rimandati ad un altro provvedimento collegato alla legge di bilancio. Questo ha fatto sì che si configurasse una disparità di trattamento nell’accesso all’abilitazione, che invece nella proposta delle organizzazioni sindacali non c’era. Per noi la soluzione migliore sarebbe stata quella di tenere insieme in un unico provvedimento i percorsi abilitanti aperti a tutte le diverse categorie di lavoratori e il concorso straordinario, evitando soluzioni raffazzonate che rischiano di alimentare il contenzioso.
Oltretutto i percorsi abilitanti ricomprendono una categoria di docenti molto più ampia di quella ammessa al concorso straordinario ed è grave che il confronto sulle abilitazioni si sia arrestato già dopo il primo incontro, poiché l’intesa prevedeva concorso e abilitazioni e i due temi sono per noi inscindibili.
Rispetto alle misure sui diplomati magistrali, che richiedono una copertura finanziaria, diciamo chiaramente che il provvedimento va varato al più presto o rischia di arrivare troppo tardi e non garantire gli effetti di tutela della continuità didattica che sono alla base dell’accordo siglato con noi dal Ministro.
Infine ci sembra un elemento di incoerenza aver assunto l’impegno con l’intesa di permettere ai docenti delle GAE il cambio di provincia, salvo poi omettere questa possibilità nel testo del decreto.
Sui facenti funzione:
- dal concorso riservato ai facenti funzione di DSGA sono esclusi coloro che non possiedono la laurea.
È fatto assai grave. In sede di stipulazione dell’Intesa del 1° ottobre 2019 il Ministro sembrava aver capito che tali lavoratori hanno svolto la funzione di DSGA, a volte costretti sotto minaccia di sanzione ad assumere l’incarico, anche per più di otto anni. E ciò a causa della mancata indizione del concorso riservato per ben 20 (venti) anni), da quando cioè è stata istituita la figura del DSGA.
Spiace che il Ministro non rispetti quanto ha sottoscritto.
Le Organizzazioni sindacali non hanno altra strada che quella della mobilitazione del personale.
Per queste ragioni chiamiamo i lavoratori precari alla mobilitazione il prossimo 11 novembre, con un’iniziativa a Roma nel pomeriggio e diversi presidi concomitanti in altre città.
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