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Decreto Interministeriale dotazioni organiche-docenti per il triennio 2024/2027: confronto al ministero

​Illustrata la misura di adeguamento che ridurrà i posti in organico per effetto del calo demografico. Il primo taglio è previsto nell’a.s. 2026/27. Inaccettabile politica di risparmio per trovare fondi senza nuovi investimenti.

22/05/2024
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Il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha convocato le organizzazioni sindacali il 22 maggio 2024 per l’informazione e il confronto in merito al Decreto triennale 2024/27 MIM – MEF – PA che programma una graduale riduzione del contingente dei posti comuni in organico di diritto in ragione dell’andamento demografico negativo.

La misura è stata introdotta dall’art.44 c.1 lett.i) del DL n.36/2022 convertito in Legge n.79/2022 e prevede il taglio progressivo sulle dotazioni dall’a.s.2026/27 e fino all’a.s.2031/32 con un corrispondente risparmio dei capitoli di spesa destinato a riconoscere l’elemento una tantum di carattere accessorio al docente stabilmente incentivato” in esito al percorso formativo.

Nel triennio di vigenza del Decreto Interministeriale il numero di posti comuni rimane confermato per gli aa.ss. 2024/25 e 2025/26, mentre dall’a.s.2026/27 si applica una prima riduzione pari a 1.366 posti, sottratti in quota per ogni regione in base alla percentuale di decremento della popolazione scolastica riscontrata tra il 2019/20 e il 2023/24. L’operazione è a scapito del contingente di potenziamento che sarà portato dagli attuali 50.202 a 48.836 posti. Nessuna variazione riguarda il sostegno.

Le nostre osservazioni

Come FLC CGIL da sempre rivendichiamo, in tema degli organici, la necessità di definire ulteriori stanziamenti, sia per qualificare l’offerta formativa sia per superare l’annosa criticità del precariato.

Mantenere invariato l’organico nonostante la crisi demografica, sarebbe un passaggio utile per intervenire sul numero degli alunni per classe derogando, di fatto, ai parametri del DPR 81/2009 in modo strutturale.

Il Decreto Interministeriale, invece, percorre la strada del tutto inversa, ovvero quella di considerare la denatalità come fonte di risparmio per finanziare gli elementi retributivi del personale. Una manovra inaccettabile, che da un lato impedisce il miglioramento del sistema condannandolo al declino, e dall’altro esonera la politica dal reperire nuovi capitoli per gli incrementi contrattuali dei lavoratori della scuola.

Abbiamo chiesto un ripensamento facendo presente, in particolare, che nell’infanzia e nella primaria i posti di potenziamento servono proprio per ampliare il tempo-scuola e valorizzare i percorsi progettuali di inclusione, venendo incontro alle esigenze delle famiglie e del territorio. Privare le scuole di queste risorse nella mera logica economica del maggior calo di iscrizioni è l’azione irresponsabile di un governo che non comprende come i bisogni educativi siano pienamente costitutivi dell’interesse collettivo di questo Paese.

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