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Comuni e province sulla riforma della scuola

Documento conclusivo dell’incontro ANCI e UPI sul tema: "Quale Sistema di istruzione e formazione per i nostri cittadini, quale ruolo degli enti locali nei processi educativi" tenutosi a Roma il 31 gennaio 2002

05/02/2002
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Documento conclusivo dell’incontro ANCI e UPI sul tema: "Quale Sistema di istruzione e formazione per i nostri cittadini, quale ruolo degli enti locali nei processi educativi" tenutosi a Roma il 31 gennaio 2002

Il federalismo dei sistemi educativi a Costituzione invariata, disegnato dalla legge 59/97, non ha ancora trovato una sua completa attuazione.

Le modifiche al titolo V della Costituzione hanno delimitato la legislazione esclusiva dello Stato alle "norme generali sull’istruzione", affidando alla legislazione concorrente l’istruzione, fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche. La modifica costituzionale sancisce che "Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l'esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza"

I cambiamenti nel sistema d’istruzione e formazione sono quindi di notevole rilievo ed arrivano a prefigurare un assetto di tipo federale, con importanti competenze attribuite alle regioni e agli enti locali, con una dinamicità che potrebbe indurre i vari soggetti a collocarsi in una posizione attendista, nello svolgimento di funzioni minimali ed esclusive, compromettendo l’attivazione delle sinergie indispensabili al miglioramento dell’offerta educativa e per il buon funzionamento del sistema.

Perciò la riforma comporta un impegno di tutti i livelli istituzionali e deve essere realizzata a partire dalla Cabina di Regia appositamente istituita ma non ancora formalizzata, e dai suoi tavoli tecnici, tra i quali è indispensabile quello su istruzione e formazione

Il raggiungimento degli obiettivi del sistema d’istruzione e formazione, infatti, può essere garantito solamente da una efficace interazione tra i diversi attori ai quali sono affidati i non facili compiti di individuare gli obiettivi nazionali, renderli coerenti ai bisogni emergenti dal contesto socio economico locale, e quindi con gli obiettivi locali, che devono essere affidati al sistema nella prospettiva della crescita civile e culturale della comunità.

Alla luce di quanto sopra l’Anci e l’Upi esprimono le seguenti valutazioni circa il processo di riforma attualmente in atto:

- quanto al metodo, ancora una volta, non è stato rispettato il criterio della necessaria interazione tra gli attori negando di fatto la logica di sistema, avallando un’antica immagine degli enti locali ancora confinati nel ruolo di organizzatori ed erogatori di servizi di supporto.

- Quanto al contenuto, tra gli elementi di preoccupazione, si sottolineano:

- Il rischio di riportare nella scuola l’artificiosa separazione tra il tempo dell’istruzione e della trasmissione del sapere e il tempo dell’educazione e della crescita umana e culturale, che i sistemi educativi locali hanno positivamente superato sia grazie all’espansione del tempo pieno sia attraverso una profonda interazione tra scuola ed extra scuola, nel rispetto delle scelte delle studentesse, degli studenti e delle famiglie;

- Il rischio di perpetrare la separatezza tra i due livelli di scuola primaria, rafforzato dalla progressiva scomparsa dell’indicazione, inizialmente espressa, relativa alla generalizzazione degli istituti comprensivi, che hanno rappresentato una posizione positiva non solo nei comuni di piccole dimensioni;

- Il rischio di scindere, nel percorso formativo, l’istruzione dalla formazione professionale, mentre nel mondo delle imprese come nei centri per l’impiego il concetto di competenze riassume in sé aspetti di carattere cognitivo e operativo;

- La necessità di fare chiarezza su come il prefigurato assetto ordinamentale sia conciliabile con le esigenze di long life learning, non solo più volte richiamate nei documenti dell’Unione Europea, ma essenziali per un territorio che non voglia culturalmente depauperarsi, rinunciando a forza lavoro in grado di rispondere alle dinamiche dei sistemi produttivi.

L’ANCI e l’UPI, ribadiscono la convinzione che il principio di sussidiarietà possa concretamente realizzarsi, al di là degli aspetti normativi, operando in una logica di sistema territoriale e individuando nei temi dell’istruzione e della formazione uno dei grandi ambiti in cui si realizzano le politiche di sviluppo e di crescita delle comunità locali.

Certo è che dovranno realizzarsi comportamenti coerenti a livello statale e/o regionale per dare certezza di risorse agli enti locali, anche con efficaci ed urgenti interventi perequativi mirati al sostegno delle politiche d’investimento infrastrutturali e strutturali per la creazione di condizioni per la crescita degli enti di minori dimensioni.

Roma 1 febbraio 2002

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