Blocco quinquennale esteso a tutti i docenti neo assunti: una inaccettabile penalizzazione introdotta per legge su una materia contrattuale
E’ un emendamento del Governo al decreto semplificazione, ne abbiamo chiesta l’abrogazione. Non rappresenta la soluzione ai problemi il ricorso a strumenti coercitivi.
Nel disegno di legge “Semplificazioni per le imprese e per la pubblica amministrazione” in conversione al Senato è stato inserito, dalla maggioranza di governo, un emendamento di grave impatto per il settore della scuola che estende a tutti i docenti l’obbligo di permanenza nella sede di immissione in ruolo per 5 anni.
All’art.10 verrebbe aggiunto il co.2-octies che afferma quanto segue: “Il vincolo di cui all’articolo 13, comma 3, terzo periodo, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, come modificato dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, si applica al personale docente ed educativo di ogni ordine e grado di istruzione, qualunque sia la procedura utilizzata per il reclutamento.”
Tale emendamento è fortemente peggiorativo e, tra l’altro, viene motivato nella relazione tecnica con affermazioni molto strumentali (e anche inesatte) adducendo si tratti di una norma che semplifica le disposizioni tramite un vincolo generale, preso atto delle differenze in essere nella legislazione vigente.
Vale ricordare che la stessa Amministrazione non aveva né previsto, né sostenuto, nella trattativa per il rinnovo del CCNI triennale sulla mobilità questo disposto. La norma, pertanto, contrasta con quanto già deciso a livello contrattuale sulla mobilità e non fa alcuna eccezione per garantire il diritto di precedenza derivante da leggi speciali (legge 104/92, lavoratrici madri, coniugi di militari, ecc…).
È stata la legge di bilancio ad intervenire sulla formazione iniziale dei docenti, cancellando il percorso FIT con la sostituzione ex novo di un periodo di permanenza in cui il docente è “tenuto a rimanere nella predetta istituzione scolastica” per almeno altri quattro anni, dopo la valutazione positiva dell’anno di formazione.
L’avevamo a suo tempo definito uno “strumento coercitivo che invade il campo contrattuale”; ora la situazione è pesante perché, annullata ogni certezza anche dei diritti acquisiti, si irrompe sulle decisioni e le aspettative personali e professionali dei docenti.
Proprio su questa base, ovvero l’incursione su prerogative di carattere contrattuale già recepite dal CCNL, come FLC CGIL abbiamo presentato un emendamento abrogativo del co.2-octies, affinché venga completamente cancellata la proposta di modifica al senato.
Nel medesimo contesto e per gli stessi motivi, riteniamo opportuno, con la richiesta di emendamenti aggiuntivi a fini abrogativi, intervenire anche sul vincolo quinquennale dei vincitori di concorso per DSGA e sull’obbligo di permanenza imposto dalla legge di bilancio ai docenti della secondaria in formazione iniziale.
La negazione alla mobilità territoriale, anche con la comprensibile motivazione di rispondere ad esigenze di continuità didattica, non può vanificare la dialettica del confronto contrattuale tra le parti; è un inaccettabile reflusso democratico ad imitazione degli esecutivi precedenti, del tutto inaspettato dal “governo del cambiamento”.
Per quanto ci riguarda come FLC CGIL, se l’emendamento in questione dovesse essere approvato, impegneremo ogni mezzo a cancellare, o quanto meno attenuare per il futuro, questa norma vessatoria non prevista nell’ipotesi di CCNI mobilità triennale e foriera, sicuramente, di una nuova ondata di contenziosi.
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