Art 43: bisogna essere chiari e rispettosi
L’incontro odierno all’Aran sulla trattativa aperta in base all’articolo 43 del CCNL ha continuato a svolgersi sul terreno scivoloso in cui è costretto a muoversi sotto il peso dei tanti nodi irrisolti.
L’incontro odierno all’Aran sulla trattativa aperta in base all’articolo 43 del CCNL ha continuato a svolgersi sul terreno scivoloso in cui è costretto a muoversi sotto il peso dei tanti nodi irrisolti.
Le posizioni che abbiamo assunto durante il nostro intervento possono essere così sintetizzate.
L’invito a risolvere un clima spesso conflittuale non può essere rivolto alle organizzazioni sindacali che, per prime, hanno sollevato il problema della diversa organizzazione del lavoro delineata dalla introduzione della legge 53 e chiesto formalmente, fin dal mese di marzo, l’apertura del tavolo negoziale esprimendo, contemporaneamente, il loro più fermo dissenso sulla previsione del tutor. Dissenso che è fra i motivi della maxi mobilitazione e dello sciopero generale del 15 novembre proclamato da Cgil, Cisl e Uil.
Ancora una volta la responsabilità del Ministro nella tardiva predisposizione dell’atto di indirizzo è significativa, come quella di non aver, nella sua lunga lettera d’impegni letta in apertura del precedente incontro a sintesi degli impegni assunti dallo stesso Ministro, fornito risposte esaurienti alle domande sollevate all’unisono dalle organizzazioni sindacali.
Ad esempio, resta senza risposta la questione della quantificazione delle risorse.
Soprattutto nessuno dal Governo ha chiarito il rapporto fra gli stanziamenti destinati alla trattativa art. 43 e la trattativa per il II° biennio economico contrattuale.
La questione delle risorse, sollevata fin dal primo incontro, appare più grave adesso che la proposta di legge finanziaria, con i suoi inquietanti contenuti, riconferma la insufficienza delle risorse disponibili per i rinnovi contrattuali ed aggrava il quadro relativo al possibile avvio delle trattative.
Le risorse, ovviamente, non fanno velo al merito ma insistiamo perché la chiarezza è per noi un requisito base di ogni trattativa.
Senza dimenticare che l’Atto di Indirizzo, l’unico atto certo di riferimento per il tavolo negoziale, non destina neanche un euro alle nuove figure professionali ed alle modalità organizzative che, nella scuola dell’infanzia, dovrebbero garantire l’anticipo dell’iscrizione.
Anzi, come abbiamo ripetutamente sostenuto, contiene una palese illegittimità rispetto al dettato dello stesso articolo 43 prevedendo l’utilizzo dei collaboratori scolastici nelle sezioni che accolgono alunni anticipatari.
Sulla stampa invece esplode la presenza di bimbi anticipatari: sono 1500 solo in Puglia, senza nomi sui registri e senza nessuna copertura assicurativa, e qualcuno risponde che sono solo “uditori”. E, sempre dalla stampa, apprendiamo che la sottosegretaria Aprea dichiara, ai sindaci che richiedono insegnanti per aprire nuove sezioni di scuola dell’infanzia, che “Se le scuole dell’infanzia sono chiuse è colpa dei sindacati””.
La contrarietà della FLC Cgil all’anticipo è abbondantemente nota ma qui siamo di fronte ad un uso strumentale dei bambini, inaccettabile da parte degli adulti che muovono accuse infondate ai sindacati. Di fronte ad una emergenza occorrono risposte giuste e di qualità nei luoghi istituzionali, non si possono usare i bambini, i loro diritti, come merce di scambio.
Perciò, di un articolato scritto con il linguaggio della circolare burocratica auto-citata, abbiamo respinto con nettezza un comma che mette sul tavolo negoziale i posti di scuola dell’infanzia che non possono essere oggetto di alcun negoziato visto che gli organici sono riserva di legge ed il Governo ne ha la totale responsabilità.
Per noi l’infanzia rappresenta, in questa trattativa, una priorità inderogabile: si fa finta che i bambini non frequentino le sezioni mentre invece i giornali dedicano ampio spazio al fenomeno e alle relative denunce, non si apre alcuna trattativa al riguardo, si tengono bloccati 400 posti di organico a fronte di liste di attesa fitte di bambini, si accusano i sindacati di responsabilità che non hanno e non possono avere.
Tutto lo scarno articolato che ci è stato sottoposto (quello apparso sulla stampa e sul quale non abbiamo discusso neanche un minuto ), scritto sicuramente da mani esperte di circolari ma non di contratti, è irricevibile perché “dice e non dice”, impone e nega, sostanzialmente scarica sulle scuole responsabilità e contraddizioni senza individuarerisposte.
Per la FLC Cgil non si possono far pesare sulle scuole autonome le contraddizioni normative che il Ministro e l’amministrazione scolastica non hanno risolto neppure con le minacce.
Le inefficienze centralistiche praticate dal MIUR negli ultimi tre anni sono evidenti ed intollerabili nelle scuole, la cui autonomia è fiaccata ogni giorno di più, costretta ad adottare il modello del“ rattoppo” di guasti e tagli.
Parole come gradualità, sperimentalità, flessibilità usate nella proposta di articolato dell’Aran non hanno senso in un contratto che dovrebbe invece declinare le condizioni, i modi ed i limiti in cui queste si esercitano.
Per la FLC Cgil, che ritiene la contrattazione un dovere, è davvero inaccettabile questa impostazione ambigua e contraddittoria, come se si dovesse definire una sorta di contratto transitorio.
Sulla funzione tutoriale, poi, non si fa altro dall’introdurre in un articolo il testo del decreto 59, affermando che rientra nella funzione docente.
Se l’intento è quello di sostenere che la funzione tutoriale non ha elementi che la differenziano dall’attuale funzione docente qualcuno deve spiegarci perché occorre scriverci un nuovo articolo contrattuale.
L’introduzione della prevalenza oraria delinea però un’altra idea di lavoro docente ed allora quel testo è colpevolmente omissivo, visto che la differenza negativa tra tutor ed altri docenti è ben chiara nelle scuole, sostenuta dal netto rifiuto di una simile gerarchizzazione.
La Flc Cgil non accetta di trasferire competenze oggi condivise da tutti i docenti su un solo insegnante ed ha sempre sostenuto, per riassumere con uno slogan, che “siamo tutti tutor”.
Esattamente ciò che hanno deliberato la stragrande maggioranza delle scuole volendo con ciò valorizzare una professionalità condivisa e responsabile.
Se il testo vuole andare in questa direzione non ci sono da proporre né pasticci né improvvisazioni, nel contratto c’è già la soluzione:basta utilizzare le risorse per incrementare l’istituto corretto, quello che si chiama retribuzione professionale docenti , la RPD di tutti i docenti senza tortuosi passaggi nel fondo d’istituto.
Non si devono citare leggi o invocare principi, il contratto ha il pregio di poter essere snello e comprensibile, senza alimentare la confusione tra le norme che questa amministrazione continua a praticare.
In particolare è sbagliato citare il Decreto legislativo 59 considerato che il contratto deve ridisciplinare in modo diverso ed autonomo.
La Flc Cgil ha inoltre ricordato che anche sulle altre materie, come i contratti d’opera previsti dal decreto per le attività opzionali, occorre un deciso intervento contrattuale, senza altre ambiguità e confusioni.
Infine, abbiamo chiarito che il ripristino della mobilità annuale, considerato che la Legge 53 ne porta la cadenza a triennale, non può essere limitato al prossimo anno scolastico ma deve avere carattere permanente.
Il prossimo incontro è previsto per il pomeriggio di giovedì 14 ottobre 2004 e l’Aran si è impegnata a presentare una nuova proposta sulla base delle osservazioni avanzate dalle Organizzazioni sindacali durante l’incontro.
Roma, 7 ottobre 2004
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