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Aggiornamento Accordi Bilaterali sottoscritti tra Stato e Regioni

In molte regioni siamo ormai alla terza fase di attuazione dell’Accordo Quadro approvato il 19 giugno scorso dalla Conferenza Unificata Stato Regioni Enti Locali, finalizzato a fronteggiare l’emergenza creata dall’abrogazione della legge 9/99

16/10/2003
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In molte regioni siamo ormai alla terza fase di attuazione dell’Accordo Quadro approvato il 19 giugno scorso dalla Conferenza Unificata Stato Regioni Enti Locali, finalizzato a fronteggiare l’emergenza creata dall’abrogazione della legge 9/99.

Nel corso di questi mesi e negli incontri tra il Miur e le OO.SS. confederali e di categoria abbiamo sottolineato il danno prodotto da quella sciagurata decisione ai quattordicenni più deboli, più esposti, quindi, al rischio di rimanere, in così giovane età,fuori da qualunque percorso, scolastico e formativo.

Tale eventualità non è purtroppo del tutto sventata, perché comunque solo un pari provvedimento legislativo avrebbe potuto riparare il danno che l’Accordo quadro nazionale ed i successivi accordi bilaterali regionali stanno cercando di contenere. Siamo insomma alla riduzione del danno, al tentativo di salvare la faccia, durante il semestre di presidenza italiana, di un Ministro all’Istruzione che dovrebbe vigilare perché gli Stati operino per aumentare il numero dei giovani in possesso del diploma di scuola superiore e lottare contro l’abbandono e la dispersione scolastica.

E’ quest’ultimo l’orizzonte di politica scolastica che condividiamo e che vorremmo fosse realmente perseguito da chi governa il paese: la durata dell’obbligo scolastico va, quindi,elevata e portata almeno fino a 16 anni di età.

Per questo esprimiamo forti preoccupazioni su buona parte degli Accordi bilaterali sottoscritti, perché anche a questo livello quell’obiettivo non è stato chiaramente posto e si perde il senso e il significato vero delle iniziative che si vanno a promuovere e sostenere.

Abbiamo, infatti, sempre sottolineato la necessità che tali Accordi andassero chiaramente collocati dentro una logica emergenziale, del tutto slegati da improbabili prove tecniche di anticipo di contenuti dei decreti legislativi, che dovrebbero definire e disciplinare il morattiano e poco chiaro diritto dovere all’istruzione e alla formazione.

Così come abbiamo insistito affinché l’integrazione tra il sistema scolastico e quello regionale della formazione professionale fosse criterio vincolante in tutti gli Accordi, elemento minimo necessario per poter parlare di percorsi con validità nazionale e veramente sperimentali. Se così non fosse, saremmo nella casistica dei “canonici” percorsi regionali di formazione professionale, diversamente mascherati.

Noi continuiamo a ritenere socialmente inaccettabile e pedagogicamente sbagliato prevedere percorsi separati e culturalmente differenziati per ragazzi di 14 anni, divisi sulla base delle proprie condizioni di partenza. A quell’età tutti devono avere garantito il diritto ad una formazione per la cittadinanza e a tal fine diverse possono essere la modalità didattiche da adottare, anche l’integrazione con il sistema di formazione professionale. Ma è la finalità dei percorsi che deve essere chiara e non può sicuramente essere addestrativa –professionalizzante: per questo la presenza e il ruolo delle istituzioni scolastiche sono determinanti.

Dalla lettura degli Accordi finora sottoscritti a livello regionale, dobbiamo, purtroppo, registrare che questa finalità non è presente con chiarezza ovunque, ma che anzi le ambiguità sono piuttosto diffuse e non fanno presagire nulla di buono.

Vorremmo ricordare che stiamo parlando di ragazzi che fino allo scorso anno scolastico erano tenuti a iscriversi e a frequentare il 1^ anno di scuola superiore.
A fronte di un quadro legislativo cambiato, la limitazione dei danni è istituzionalmente corretto. Contribuire a creare confusione anche negli obiettivi è tutt’altra cosa!

Da questo punto di vista constatiamo che in più di un Assessore regionale è forte le tentazione di regionalizzare parti importanti di scuola, favorendo anche in questo modo un processo di devoluzione delle competenze in materia scolastica per noi inaccettabile.

Certo la situazione non è omogenea e rispetto alle finalità e agli obiettivi da noi indicati ci sono regioni che hanno accolto positivamente le indicazioni poste nei momenti di confronto dalle nostre strutture confederali e di categoria.

A tale proposito dobbiamo, purtroppo, denunciare un comportamento grave sul versante delle relazioni sindacali: non dappertutto nelle regioni si è rispettato l’impegno, stabilito nell’Accordo Quadro nazionale, di convocare le parti sociali, prima della definizione degli accordi stessi. Sono queste prove di federalismo che non ci piacciono: le regole vanno ovunque e sempre rispettate, e il dialogo e il confronto sociale vanno garantiti a tutti i livelli. Non basta praticarli, quando ciò avviene, a un unico livello.

Non è nostra intenzione fare una graduatoria degli Accordi finora sottoscritti e che di seguito pubblichiamo, ma dalla lettura incrociata dei diversi testi emerge chiaramente la differenza tra chi ha fatto di necessità virtù, misurandosi su una sfida non semplice anche sul versante istituzionale, volendo comunque garantire una formazione di base comune a tutti e chi, invece, per convincimento o per mancanza di coraggio e/o di chiarezza, sta usando questa occasione come prova generale per futuri scenari di devoluzione.

Continueremo a seguire con attenzione la questione, che riteniamo importante anche per gli ulteriori sviluppi che ne possono derivare e aggiorneremo la documentazione, via via che si aggiungeranno gli altri Accordi.

Roma,16 ottobre 2003
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