3 dicembre: giornata internazionale delle persone con disabilità
Quello di cui ha bisogno la scuola inclusiva tra il modello della tradizione italiana e la contraddizione delle scelte politiche.
Il 3 dicembre nella Giornata internazionale delle persone con disabilità è necessario ricordare di cosa ha bisogno il sistema Italia per essere inclusivo.
La giornata internazionale è un appuntamento che si ripete dal 1981 per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità e sostenere la piena inclusione, sollecitando i legislatori a garantire le effettive opportunità per ogni persona disabile, affinché ciascuno possa partecipare alla vita politica, sociale, economica e culturale della società contro ogni forma di discriminazione e violenza. Ma è anche un appuntamento per le famiglie, per docenti e operatori, professionisti che ogni giorno fanno dell’inclusione la loro missione sociale.
La partecipazione attiva di ciascun disabile e la conquista dell’autonomia personale cominciano garantendo il diritto all’ istruzione di ciascuna bambina e di ciascun bambino che a causa della loro disabilità, più degli altri sono esposti al rischio di discriminazione e violenza, che spesso sono la conseguenza della mancanza del necessario sostegno sociale, del degrado e dell’ignoranza. Le persone con disabilità hanno diritto al pari di tutti all’istruzione post-secondaria, alla formazione professionale, all’istruzione per adulti e alla formazione continua lungo tutto l’arco della vita.
Dalla scuola e attraverso la scuola si costruisce una società inclusiva, perché è la comunità educativa che crea i presupposti per far vivere in tutta la società i temi della dignità e dei cambiamenti necessari e fare della cultura il luogo in cui tutte le persone possano incontrarsi e soprattutto riconoscersi.
Ma la Convenzione sui diritti delle Persone con disabilità è anche un monito per gli Stati, perché una società che non riconosce i diritti dei più deboli è una società che disconosce il valore stesso della persona umana. Per questo motivo deve essere garantito un sistema educativo che faccia dell’integrazione scolastica la sua priorità a tutti i livelli e per l’intera vita delle persone, offrendo possibilità di istruzione mirate, capaci di prendersi cura della personalità di ciascuno, sviluppare i talenti e la creatività, le abilità non solo fisiche, secondo la potenzialità che sono in ogni persona. A questo fine gli Stati vengono chiamati ad adottare misure adeguate per impiegare gli insegnanti, anche lavoratori con disabilità e per formare professionisti e personale che lavorino a tutti i livelli dell’istruzione e nei diversi campi di assistenza alla persona, alla comunicazione e all’autonomia. La formazione che deve partire dalla consapevolezza della disabilità e del valore dell’integrazione, deve riguardare la competenza professionale e il lavoro cooperativo e di ricerca, l’utilizzo di adeguate modalità, ambienti di apprendimento, mezzi, forme e sistemi di comunicazione innovativi, tecniche e materiali didattici adatti alle persone con disabilità.
L’Italia in questo contesto rappresenta un modello educativo esemplare e di frontiera nel panorama internazionale, nel quale l’istruzione costituisce un potente strumento di integrazione e la scuola la più importante risposta sociale per contribuire alla crescita della persona disabile. Un modello in cui la disabilità non è relegata solo a livello di problema individuale, ma inserito in un più ampio contesto che vede proprio nella risposta sociale il pilastro strategico di riferimento.
In questi anni il modello di scuola inclusiva nel Paese ha subito forti scossoni dalla deriva dell’approccio ipermedicalizzato alla disabilità, dal ritorno in auge dei gruppi di livello, fino ad arrivare alle esperienze in via di superamento, delle vecchie scuole speciali frequentate solo dai disabili. Su tutto è prevalsa la scarsa attenzione della politica, di cui la mancanza di docenti specializzati in alcune aree del Paese, insieme alla generalizzata mancanza di assistenza alla comunicazione e all’autonomia, sono vicende purtroppo emblematiche. Troppo spesso, chi poteva sostenerne la spesa, è stato costretto a cercare rimedio alle carenze del sistema pubblico attraverso ricorsi giudiziali e tutele individuali.
Anni di mancati investimenti in istruzione, hanno mortificato il modello italiano della scuola inclusiva, andando a collocare l’Italia al terz’ultimo posto tra i Paesi OCSE, ben lontani dalla media EU per investimenti in formazione.
Impegnarsi a rafforzare la scuola dell’integrazione attraverso scelte politiche coerenti, rappresenta il modo migliore per ricordare questa Giornata mondiale. La FLC CGIL chiede che questo impegno sia concretamente assunto dal governo e da tutte le forze politiche presenti in Parlamento.
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