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Il 15 marzo manifestazione nazionale a Milano

Per la pace e per i diritti. Contro la guerra che potrebbe scoppiare in Iraq, contro quella che insanguina da anni Israele e Palestina, contro il terrorismo di ogni tipo; e contro l’attacco portato da governo e Confindustria ai diritti, quelli del lavoro e quelli di cittadinanza.

06/03/2003
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Pace e diritti

Per la pace e per i diritti. Contro la guerra che potrebbe scoppiare in Iraq, contro quella che insanguina da anni Israele e Palestina, contro il terrorismo di ogni tipo; e contro l’attacco portato da governo e Confindustria ai diritti, quelli del lavoro e quelli di cittadinanza.

Contro la guerra, contro il terrorismo

Dopo la grande manifestazione per la pace in tante città del mondo il 15 febbraio, la Cgil torna in piazza per dire che il terrorismo va sconfitto, che non ci sono dubbi sul carattere dittatoriale del governo di Saddam, ma che la guerra non è strumento adeguato né per risolvere le controversie, né per sconfiggere il terrorismo internazionale, come del resto testimonia l’esperienza dell’Afghanistan.

Per questo vanno fatti tutti gli sforzi, da parte dei governi e dell’Onu, per disinnescare una situazione che rischia di diventare senza sbocco. La Cgil ribadisce la sua posizione contro la guerra, "senza se e senza ma".

La Cgil riafferma la battaglia sua e di tutti i cittadini democratici contro il terrorismo delle Brigate rosse che ha colpito ancora in Italia.

In gioco tutti i diritti, quelli del lavoro…

Il 15 marzo la Cgil manifesterà anche in difesa dei diritti, quelli del lavoro e quelli di cittadinanza. La situazione economica e produttiva del paese peggiora di giorno in giorno: perfino Confindustria, che per mesi ha fatto finta di niente, adesso, dopo lo sciopero del 21 febbraio della Cgil, si accorge della gravità della situazione.

Nel frattempo il governo Berlusconi, ispirato da Confindustria, ha riscritto le norme sul mercato del lavoro con una legge delega che allarga a dismisura l’utilizzo della flessibilità, ha modificato l’articolo 18 (è prossima la.discussione di questo provvedimento in Parlamento) ed è intervenuto, con apposita delega, a peggiorare le condizioni della sicurezza sul posto di lavoro. Contro questa deriva la Cgil ha appena deciso di formalizzare in quattro proposte di legge di iniziativa popolare la piattaforma in materia di estensione dei diritti e delle tutele dei lavoratori sulla quale sono state raccolte oltre 5 milioni di firme.

…e quelli di cittadinanza

Ma non sono in gioco solo i diritti del lavoro. Questo governo e questa maggioranza stanno portando un attacco senza precedenti alla presenza del "pubblico" nel sistema di protezione sociale, con una delega fiscale che riduce le risorse e premia i ceti più abbienti, oltre a intervenire in materia ambientale con una delega anch’essa peggiorativa.

Dalla sanità all’assistenza, dalla scuola alla previdenza, si riducono le risorse a disposizione e si negano qualità ed equità, si comprimono tutti i diritti di cittadinanza e si tende a introdurre pure logiche di mercato in settori essenziali per la coesione sociale, privilegiando su tutti i terreni un rapporto individuale: ciascuno si arrangi e faccia da sé

Quella che sta venendo avanti è un’interpretazione non certo europea della sussidiarietà, che parla di integrazione tra pubblico e privato, ma un tentativo smaccato di sostituzione tout-court del privato al pubblico.

Così nella sanità, dove i tagli della Finanziaria alle autonomie locali e alle Regioni mettono a rischio il Servizio sanitario nazionale e incentivano oggettivamente il ricorso al privato.

Così nell’assistenza, dove il disegno del Libro bianco del governo è proprio quello di cancellare il ruolo del "pubblico" concentrando tutte le risorse sulla famiglia, cui si dà qualche soldo e le si dice "arrangiati".

Così per la scuola, dove tagli, legge delega, buoni-scuola ai singoli: tutto concorre a rendere l’istruzione pubblica sempre più marginale.

Così per le pensioni, dove, con la decontribuzione e lo scippo del Tfr, si mina alle radici il sistema di previdenza pubblica, che la riforma del ’95 aveva messo in equilibrio.