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Sicilia, formazione professionale: lavoratori senza stipendi

Inaccettabili i ritardi della Regione. Per i sindacati mobilitazione inevitabile se non arriveranno risposte risolutive dei problemi.

13/05/2024
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A cura della FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola RUA Sicilia

“Da mesi migliaia di lavoratori siciliani della formazione professionale non percepiscono gli stipendi a causa degli inaccettabili ritardi della Regione Siciliana nel nell’erogare i pagamenti agli enti per i corsi svolti o in atto. Un problema ormai endemico”. Lo dicono Michele Vivaldi, Honorè Federico e Ninni Panzica, responsabili regionali per la formazione professionale rispettivamente di FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola RUA.
“A differenza di quanto accaduto in altri momenti storici – aggiungono – non si tratta di una crisi economica ma finanziaria: i soldi ci sono ma non vengano erogati agli enti gestori e pertanto i lavoratori non percepiscono lo stipendio. Si tratta di somme cospicue che fanno parte dei 56 milioni dell’Avviso 3, dei 79 milioni dell’Avviso 7, o dei 12 milioni dell’Avviso 8. A queste si aggiungono le risorse relative ai corsi per l’obbligo scolastico che la Regione ha nelle proprie casse, ma per le quali ritarda i trasferimenti agli enti o eroga commettendo errori nei mandati. Un problema ben noto anche al Presidente Schifani, che il 30 di aprile scorso ha contestato la lentezza della macchina burocratica siciliana, ribadendo il diritto delle imprese ad essere pagate dalla Pubblica Amministrazione”.
“Le lavoratrici e i lavoratori della formazione professionale – continuano Vivaldi, Federico e Panzica – stanno reggendo un sistema che va dall’obbligo formativo ai corsi per i richiedenti assegno d’inclusione. Questi lavoratori hanno diritto ad una retribuzione certa e continua. In questi giorni abbiamo avuto un confronto con le associazioni datoriali sull’analisi della crisi e la probabile apertura di procedure di licenziamento collettivo da evitare. Per queste ragioni abbiamo chiesto con urgenza di essere convocati dalla V Commissione dell’ARS, non escludendo l’insediamento di una unità di crisi permanente fino alla messa in sicurezza del sistema. Qualora non dovessimo essere ascoltati la mobilitazione sarà inevitabile”.
“La politica siciliana – concludono – non può farsi distrarre dalla campagna elettorale per le europee abbandonando al proprio destino circa 6.000 lavoratori. Incapacità e negligenze non possono essere più tollerate. La situazione è insostenibile, chi ha responsabilità di tutto ciò ne prenda atto e si dimetta”.