Università, Ricerca e Afam milanesi contro la manovra del Governo
Le più alte cariche istituzionali ripetono frequentemente che la ricerca, l’innovazione e la formazione artistica sono il futuro del paese. Se è così, il D.L. 112 non costituisce solo una minaccia per Università e per l’AFAM, ma è anche un’ipoteca sul futuro dell’intera collettività.
Università milanesi e dell'Alta Formazione Artistica e Musicale
Salvare e riqualificare l'università pubblica e il sistema di ricerca
I firmatari del seguente appello chiamano tutte le componenti delle Università milanesi e dell'Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM) (personale docente, personale tecnico-amministrativo, studenti e rappresentanti negli organi accademici) a un'assemblea cittadina per discutere la gravissima situazione in cui versano questi settori a seguito dell'approvazione del D.L. 112/08. Il D.L. 112 introduce un meccanismo a tenaglia che stritolerà nel giro di pochissimi anni l'istruzione superiore e la ricerca di questo paese. Da una parte, i trasferimenti dello Stato alle Università pubbliche sono decurtati e viene imposto per tutti i settori un blocco di fatto delle assunzioni, anche dei giovani ricercatori, nonostante nei prossimi anni siano previsti pensionamenti massicci. Dall'altra, è impedito l'accesso ad altri fondi, dato che le attuali norme non permettono alle Università di compensare il taglio dei trasferimenti con l'aumento delle tasse di iscrizione agli studenti. All'AFAM, abbandonata da nove anni in mezzo al guado di una riforma a costo zero, a programmazione e impegni di spesa già definiti, il Governo risponde con una ulteriore riduzione del 45% dei finanziamenti per il funzionamento amministrativo e didattico dell'anno in corso.
In tale situazione, vengono deliberatamente sottratti i mezzi minimi per consentire l'ordinario funzionamento e il D.L. 112, non a caso, contiene una norma che prefigura l'unico futuro possibile per le Università, ovvero la trasformazione (con un semplice voto del Senato Accademico) degli Atenei in Fondazioni private. Questa privatizzazione comporterà il trasferimento a titolo gratuito dell'intero patrimonio di Atenei pubblici, Accademie e Conservatori in mani private, avrà gravi ripercussioni sul trattamento economico e giuridico del personale (a cominciare da quello tecnico-amministrativo), impedirà scelte di indirizzo pubblico in materia di didattica e ricerca e, infine, porterà all'aumento delle tasse universitarie, che potranno arrivare ai livelli delle attuali Università private.
Alla fine di questo micidiale percorso, lo Stato avrà diminuito il proprio investimento in istruzione superiore e in ricerca, nonostante questo sia già oggi ai minimi fra i paesi industrializzati, avrà delegato alla sua funzione di indirizzo, avrà favorito un indiscriminato aumento delle tasse universitarie, si sarà sottratto alla politica di supporto al diritto allo studio per i meno abbienti, come sancito dall'articolo 34 della Costituzione.
Le più alte cariche istituzionali ripetono frequentemente che la ricerca, l'innovazione e la formazione artistica sono il futuro del paese. Se è così, il D.L. 112 non costituisce solo una minaccia per Università e per l'AFAM, ma è anche un'ipoteca sul futuro dell'intera collettività. L'Università italiana ha bisogno di interventi forti e coraggiosi che incentivino l'eccellenza nella ricerca, la didattica di qualità e un'amministrazione più efficiente, ma ogni azione deve garantire i livelli minimali di funzionamento.
Per queste ragioni, in accordo con l'assemblea della Sapienza del 22 luglio, riteniamo che l'anno accademico 2008-2009 non potrà regolarmente cominciare finché le misure contenute nel D.L. 112 non siano state ritirate e invitiamo tutte le componenti universitarie a discutere le necessarie forme di mobilitazione per impedirne l'attuazione.
Per la firma di adesione all'appello: https://www.partecipami.it/invitosalviamouniveric
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