Stato giuridico dei docenti: la protesta delle Università
La Mozione approvata dal Consiglio di Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Verona e la Mozione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Modena e Reggio Emilia
Mozione approvata dal Consiglio di Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Verona
Il Consiglio di Facoltà di Scienze Motorie dell'Università di Verona esprime all'unanimità la più viva preoccupazione per le sorti del sistema universitario italiano per i risultati che fin qui si conoscono dell'iter parlamentare del disegno di legge relativo allo stato giuridico dei docenti universitari.
Se il testo originario del Ministro Moratti, pur non condiviso dalla gran parte del mondo dell'università, poteva essere un punto di partenza, la confusione normativa che ha raggiunto dopo l'esame della Camera dei Deputati ha generato un insieme di norme che minano alla base l'autonomia dei singoli atenei e, nello specifico, della Facoltà, non dà chiarezza sul futuro, rende impossibile qualunque ipotesi di sviluppo ragionato della ricerca (aspetto molto grave per un settore nuovo come le Scienze Motorie), crea incertezze che, affiancate alla dichiarata mancanza di volontà di investimento, non può che portare alla disaffezione verso il percorso della ricerca da parte dei giovani.
Il Consiglio di Facoltà pertanto, aderendo alla mozione dell'Assemblea Generale della CRUI del 23 giugno 2005, chiede con forza l'abbandono dell'attuale testo di disegno di legge che deve essere sostituito da un provvedimento che, tenendo conto delle richieste avanzate dalla stragrande maggioranza del mondo accademico, riconosca l'attività di docenza svolta dagli attuali ricercatori, definisca modalità e tempi certi per l'arruolamento dei giovani più meritevoli, restituisca alle Università l'autonomia di governo e di gestione, metta a disposizione nuove e più consistenti risorse per il reclutamento e per le attività di ricerca e di didattica.
30 Giugno 2005
Mozione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Modena e Reggio Emilia
Il Senato Accademico (ed il Consiglio di Amministrazione dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, riuniti in forma congiunta il 30 giugno 2005) presa visione del DDL sullo stato giuridico dei docenti universitari, licenziato dopo un confuso iter procedurale dalla Camera dei Deputati, esprime con forza il più netto dissenso rispetto al proseguimento della discussione parlamentare di tale testo e, considerando gli effetti devastanti della qualità del sistema universitario che ne deriverebbero, chiede il suo abbandono o una una radicale revisione, anche sulla base delle soluzioni proposte dalla CRUI; ritiene del tutto inaccettabile la soluzione data al problema del reclutamento dei giovani che, non premiando il merito e non dando loro concrete prospettive di inserimento stabile negli Atenei, in contraddizione con la Carta Europea dei diritti e dei doveri dei ricercatori, li allontana ancora di più dalle Università, contribuendo ad accentuare la "fuga dei cervelli" dal Paese; rileva come nel provvedimento siano introdotte soluzioni normative che, come la figura del professore aggregato nella formulazione proposta, contrastano con i principi del riconoscimento del merito e della qualità del lavoro didattico e scientifico e adottano logiche vistosamente clientelari, penalizzando gravemente le legittime aspettative dei ricercatori universitari in servizio; sottolinea ancora una volta l'esigenza di una modifica delle norme che regolano l'attuale sistema concorsuale e di reclutamento che superi i limiti di una impostazione troppo accentuatamente localistica, riaffermando la necessità di criteri di selezione rigorosi ed oggettivi, che favoriscano l'inserimento e la progressione di carriera dei più qualificati e dei più motivati; ribadisce con determinazione la richiesta della introduzione, ormai inderogabile, di un sistema nazionale di valutazione indipendente ed autorevole nelle Università, in grado di assicurare la promozione di logiche di efficienza e di qualificazione; denuncia, infine, con allarme all'opinione pubblica, al Parlamento ed al Governo del Paese, la ingestibile situazione che potrebbe verificarsi negli Atenei per l'impossibilità di garantire l'apertura di molti corsi di studio per il prossimo anno accademico, in caso di una approvazione del DDL nella sua forma attuale.
30 giugno 2005
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