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Contratto “Istruzione e Ricerca” 2019-2021: quali risorse per i settori Università e Ricerca

Ancora una riunione interlocutoria all’ARAN per l’illustrazione del quadro complessivo delle risorse per il settore Università e per quello della Ricerca. A settembre si dovrà entrare nel merito della contrattazione per dare risposta alle attese del personale.

27/07/2022
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Si è svolto oggi, 27 luglio, un incontro all’ARAN sulle risorse stanziate per il rinnovo contrattuale dei settori Università e Ricerca. L’incontro, così come specificato dall’ARAN in apertura, è stato di natura tecnica ed è servito ad illustrare le risorse complessive, per altro già note e da noi ampiamente commentate, che sono a disposizione del tavolo di contrattazione.

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Il quadro complessivo delle risorse a disposizione del rinnovo del CCNL è definito da quanto stabilito dalle leggi di bilancio per gli 2019-20-21, per la parte relativa agli aumenti contrattuali, e dalla legge di bilancio per il 2022 per quanto attiene le risorse aggiuntive.

Le risorse per gli aumenti contrattuali prevedono, in questa occasione, anche la stabilizzazione sul tabellare dell’elemento perequativo per tutti coloro che l’hanno avuto attribuito con il CCNL 2016/18.

L’aumento della retribuzione per tutti è in media del 3,78% (calcolato sulla massa salariale al 31.12.2018, con la seguente sequenza: 0,85% per il 2019, 1,57% per il 2020 e 3,78% a regime nel 2021) ed è uguale per tutti i comparti, a cui saranno aggiunte le risorse per la stabilizzazione dell’elemento perequativo che varia a seconda delle sezioni.

A tali risorse si aggiungono quelle previste dalla legge 324/21 (legge di bilancio per il 2022), commi 612 e 604 con specifiche destinazioni e nell’ambito delle specifiche disponibilità di ogni singola amministrazione fino allo 0,55% della stessa massa salariale, per un utilizzo da destinarsi al nuovo ordinamento professionale e dello 0,22% per il superamento del limite di cui all’articolo 23, comma 2 del DLgs 75/2017 e quindi per l’incremento dei fondi per il salario accessorio.

Questi incrementi economici, compresi quelli a destinazione vincolata, certo non risolvono il problema di poter recuperare quanto sottratto ai nostri settori dagli anni di blocco della contrattazione (2010-2015), né possono dare risposte all’erosione del potere di acquisto eroso da un’inflazione che oramai si avvicina al 10%. Come ribadito più volte ci aspettiamo da questo contratto utilizzando strumenti normativi e le risorse aggiuntive una svolta nella direzione della valorizzazione effettiva dei settori dell’università e della ricerca.

Università, 51.121 unità di personale.

L’incremento del 3,78% medio è pari a 84 € medi mensili per 13 mensilità, che arriva, con l’elemento perequativo, al 4,22% medio e a circa 93 € medi mensili per 13 mensilità per chi già lo prende.

Lo 0,55% comporta un ulteriore incremento medio 12 € medi mensili per 13 mensilità;

Lo 0,22% comporta un ulteriore incremento medio di 4,8 € medi mensili per 13 mensilità.

Sulla sezione Università, il comma 297 della legge 234/2021 prevede, nell’ambito delle risorse finalizzate all’aumento del FFO, ulteriori 50 M€ con le finalità indicate nella stessa legge e con criteri fissati nella contrattazione collettiva nazionale, pari a circa un ulteriore incremento medio di 2,46% corrispondenti a ulteriori 54 € medie mensili per 13 mensilità.

Nel nostro intervento abbiamo ribadito che le risorse definite dal comma 297 non possono che essere utilizzate pe la valorizzazione del lavoro che già svolgono tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dell’università e che sono solo il primo passo verso il recupero della differenza delle retribuzioni del nostro settore in confronto agli altri settori del pubblico impiego.

Ci aspettiamo nei prossimi giorni l’emanazione del Decreto Ministeriale sulla ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario che nella definizione dei criteri di ripartizione e di utilizzo recepisca l’impegno assunto dalla Ministra di utilizzo di queste risorse proprio nella direzione da noi indicata. Abbiamo, ancora e di nuovo, ribadito in questo contesto la necessità di definire assieme al Ministero la quantificazione necessaria per l’inquadramento dei Collaboratori Esperti Linguistici in un profilo professionale che preveda la retribuzione, così come definito dalla sentenza della corte europea per i lettori di madre lingua, equivalente a quella dei ricercatori a tempo definito.

Ricerca, 25.876 unità di personale (12.077 IV-VIII e 13.799 I-III).

L’incremento del 3,78% medio è pari a 126 € medie mensili per 13 mensilità, che arriva, con l’elemento perequativo, al 3,82% medio e a circa 128 € medi mensili per 13 mensilità (nella Ricerca l’elemento perequativo pesa molto meno, solo 2 € medi mensili per 13 mensilità, perché meno diffuso);

Lo 0,55% comporta un ulteriore incremento medio 18 € medi mensili per 13 mensilità;

Lo 0,22% comporta un ulteriore incremento medio di 7 € medi mensili per 13 mensilità.

Infine, nella sezione Ricerca, il comma 310 della stessa legge di bilancio stanzia, nell’ambito dell’aumento del FOE degli Enti vigilati dal MUR, ulteriori 30 M€ per le progressioni di carriera dei Ricercatori e Tecnologi e 20M€ per il personale Tecnico e Amministrativo con le finalità fissate dalla legge i cui criteri sono stabiliti nel contesto del rinnovo del CCNL.

Ma qui il problema è l’elemento sperequativo per cui tali risorse sono solo per gli enti vigilati dal MUR. Si tratta di una situazione inedita, rispetto alla contrattazione, perché non consente di operare attraverso norme specifiche previste nel CCNL, laddove qualunque previsione in tal senso può trovare applicazione solo in alcuni Enti. Diventa giorno per giorno più urgente un intervento del Governo, sebbene dimissionario, finalizzato alla previsione di analoghe risorse per tutti gli Enti non vigilati dal MUR oltre che una chiara destinazione finalizzata alla crescita dei salari attraverso un percorso di valorizzazione del personale che possa trovare nel CCNL specifiche disposizioni da poter applicare in tutti gli EPR.

Sebbene, oggi, il tavolo avesse un carattere tecnico, la FLC CGIL ha comunque chiesto che l’ARAN ponga con urgenza e formalmente tale questione al Governo, perché la sperequazione delle risorse dedicate allo specifico degli EPR non è solo un problema delle, lavoratrici e dei lavoratori degli Enti non vigilati dal MUR, ma è un problema di tutti, ARAN compresa, perché è del tutto evidente che tale sperequazione non ci consente di chiudere il CCNL. ARAN, condividendo l’analisi esposta dalle OOSS e, in particolare dalla FLC CGIL, ha assicurato un preciso impegno del Presidente finalizzato alla soluzione di tale pesante problematica.

A settembre entrerà nel vivo la trattativa e ci auguriamo che dopo l’estate si creino le condizioni per sviluppare questa contrattazione per dare, nel più breve tempo ma cosa più importante nel miglior modo possibile, risposte tangibili alle lavoratrici e ai lavoratori dei nostri settori a cui intanto auguriamo buone ferie.

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