Secondo Ciclo. Si terrà conto del percorso scolastico per entrare all’università
Test di accesso al numero chiuso: un bonus per chi è andato meglio a scuola.
Il 28 dicembre u.s. il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legislativo che prevede alcune modifiche dei passaggi dalla scuola all’università. In particolare la cosa riguarda il fatto di tenere conto dei risultati conseguiti dall’alunno nell’esame di Stato e nel percorso scolastico secondario superiore al momento delle iscrizioni nelle facoltà a numero chiuso (Architettura, Medicina, Odontoiatria, Scienze della formazione primaria, Veterinaria). Finora l’ammissione a tali facoltà era affidata esclusivamente ai test di iscrizione, quegli stessi che all’inizio di questo anno accademico hanno dato luogo alle contestazioni di irregolarità e alle relative polemiche e azioni giudiziarie. Tuttavia l’origine del provvedimento è precedente a queste polemiche: la cosa era infatti contenuta nella legge 1/2007 che modificava gli esami di Stato.
Del provvedimento in questione il Ministero non ha ancora fornito il testo, ma il tutto è stato affidato ad un comunicato stampa.
Secondo tale comunicato il provvedimento riguarderebbe essenzialmente due aspetti: l’attribuzione del punteggio e la partecipazione di docenti della scuola secondaria superiore alla stesura dei test di ammissione alle facoltà a numero chiuso.
I test di ammissione quindi non saranno né aboliti né aggirabili, ma dei 105 punti, che costituiranno il punteggio massimo, 25 (quindi poco meno del 25%) saranno determinati dai risultati conseguiti nel percorso secondario in base ai seguenti criteri:
-
media dei voti non inferiore ai 7/10 negli scrutini finali degli ultimi tre anni;
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votazioni non inferiori agli 8/10 negli scrutini degli ultimi tre anni nelle discipline scolastiche coerenti con la facoltà prescelta (verrà in seguito pubblicato l’elenco delle discipline considerabili per le diverse facoltà);
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lode ottenuta nell’esame di Stato;
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appartenenza al 20% degli studenti più bravi di ciascuna commissione dell’esame di Stato (purché con voto superiore agli 80/100 e in ragione della valutazione ottenuta).
Ad avviso della FLC Cgil la norma si muove nella direzione giusta, ma essa appare un po’ debole sul piano del punteggio generale (il 25% del punteggio totale non è molto) e allo stesso tempo fin troppo rigorosa, tanto più che non è ancora chiaro quale sia il peso specifico di ciascun criterio.
Come FLC Cgil avevamo già criticato al momento della pubblicazione della legge 1 il fatto che la capitalizzazione dei risultati nella scuola secondaria ai fini dell’accesso all’università fosse limitata solo agli alunni migliori e non fosse un criterio generale applicato, in misura proporzionale ai risultati raggiunti, a ciascun aspirante matricola. Oggi a questo “esclusivismo” si aggiunge l’appartenenza al “20% dei più bravi”, secondo una logica più competitiva che didattica. Nello stesso tempo il continuo riferimento ai voti degli ultimi tre anni, che a loro volta sono già conteggiati nel voto finale, può risultare eccessivamente rigoroso, mentre il riferimento al voto di 8/10 nelle discipline coerenti con la facoltà prescelta potrebbe essere interpretato come un passo in direzione della la fine della liberalizzazione degli accessi universitari.
Il decreto prevede anche iniziative di orientamento universitario, a cui potranno partecipare docenti universitari, e di orientamento al lavoro per gli studenti prossimi al termine del percorso secondaria superiore.
Roma, 2 gennaio 2008
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