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Insegnanti di religione

Pubblichiamo l'intervista al Segretario Generale della Cgil Scuola apparsa su "il Manifesto di giovedì 20 luglio 2000.

21/07/2000
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Pubblichiamo l'intervista al Segretario Generale della Cgil Scuola apparsa su "il Manifesto di giovedì 20 luglio 2000.

L'intervista curata da Cosimo Rossi, è relativa al DDL sullo stato giuridico degli insegnanti di religione approvata dal Senato nella giornata di marted' 18 luglio.

Sulla questione la nostra organizzazione è intervenuta ripetutamente . In particolare segnaliamo l'ultima lettera
inviata ai capigruppo del Senato che, per quanto riguarda la richiesta di incontro, non ha avuto riscontro.

Nei prossimi giorni pubblicheremo il testo approvato dal Senato.

Roma, 21 luglio 2000

INTERVISTA AD ENRICO PANINI SU "IL Manifesto del 20 luglio 2000-07-21"

Enrico Panini (Cgil)
"Per un insegnamento facoltativo non si può immettere in ruolo"
C. ROS.

Un giudizio decisamente "negativo". Enrico Panini, segretario della Cgil scuola, non apprezza affatto il via libera del senato all'immissione in ruolo degli insegnati di religione.

Quali sono le ragioni del tuo dissenso?

Sono in sostanza tre. Ma la premessa determinante è il fatto che si immette in ruolo del personale per un insegnamento facoltativo, come lo definisce il Concordato e confermano i Tar e la Consulta. E' una cosa che non si è mai data nella scuola italiana. E non esiste neanche un obbligo per lo stato a procedere in questo senso, in quanto le norme per il miglioramento delle condizioni economiche e dello stato giuridico, così come definiti dal Concordato e dalla legge applicativa, sono state già affrontate contrattualmente. Il trattamento degli insegnanti di religione è già equiparato in quasi tutti gli aspetti al personale di ruolo. Tanto è vero che con l'ultimo contratto abbiamo migliorato il trattamento dei supplenti equiparandolo a quello degli insegnanti di religione.

Dall'immissione in ruolo quali altre obiezioni derivano?

Ne deriva il fatto che l'assunzione e l'eventuale licenziamento avvengono sulla base di criteri discrezionali definiti da un'autorità esterna allo stato italiano, cioè le diocesi che devono dare l'idoneità. L'assunzione non è pubblica, perché è preclusa a chi non ha l'idoneità.

Che significa anche una disparità di trattamento, perché la revoca dell'idoneità costituisce motivo di risoluzione del rapporto di lavoro.

Esatto. Ricordo il caso dell'insegnante rimasta incinta, che la diocesi di Firenze ha rimosso, per cui è stato fatto ricorso alla corte europea. In Italia vale lo statuto dei lavoratori. Punto. Ma se si affronta questo aspetto servirebbe una revisione del Concordato. Per questo è sbagliata l'immissione in ruolo.

Allo stesso tempo, per gli insegnati a cui sia stata tolta l'idoneità si prevede un utilizzo in altre materie.

E questo è il terzo motivo del mio giudizio negativo. Non importa se sono uno o mille, l'eventuale licenziamento comporta effetti su tutto il personale di ruolo: così si inserisce una turbativa nel mercato del lavoro. Vogliamo aprire una discussione in vista della lettura del provvedimento alla camera.

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