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Formazione in servizio dei docenti: una nota ministeriale scavalca le Organizzazioni sindacali e il Contratto Nazionale di Lavoro

In attesa dell’attivazione delle procedure di adozione del Piano nazionale di formazione il MIUR ha fornito “Indicazioni e orientamenti alle scuole per la definizione del Piano Triennale per la Formazione del Personale”.

12/01/2016
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La Legge 107/15 stabilisce che “la formazione in servizio dei docenti di ruolo è obbligatoria, permanente e strutturale” (comma 124 primo periodo). Ogni scuola individua le attività di formazione per i docenti di ruolo sulla base del “Piano nazionale di formazione”, predisposto ogni tre anni dal MIUR, e in coerenza con il piano triennale dell’offerta formativa (PTOF) e i relativi piani di miglioramento. Il Piano nazionale è adottato sentite le organizzazioni sindacali rappresentative della categoria (comma 124 secondo periodo). Per l’attuazione del Piano sono stanziati 40 milioni di euro all’anno a decorrere dal 2016 (comma 125). La programmazione delle attività formative rivolte al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario e la definizione delle risorse occorrenti, sono inserite nel PTOF (comma 12).

La nota 35 del 7 gennaio 2016 preannuncia i temi strategici a partire dai quali saranno definite le linee nazionali del Piano Triennale

  • le competenze digitali e per l'innovazione didattica e metodologica;
  • le competenze linguistiche;
  • l'alternanza scuola-lavoro e l'imprenditorialità;
  • l'inclusione, la disabilità, l'integrazione, le competenze di cittadinanza globale;
  • il potenziamento delle competenze di base, con particolare riferimento alla lettura e comprensione, alle competenze logico-argomentative degli studenti e alle competenze matematiche;
  • la valutazione

Inoltre le azioni nazionali saranno rivolte alla formazione di particolari “figure strategiche” legate al Piano nazionale scuola digitale e all’inclusione o “di docenti in grado di accompagnare i colleghi nei processi di ricerca didattica, formazione sul campo, innovazione in aula”.

Le attività formative potranno avere forme organizzative diverse: a livello di scuola, di reti di scuole, di snodi e/o poli formativi o come specifiche iniziative nazionali.

Le iniziative di formazione si riferiranno ai docenti, al personale tecnico-amministrativo e ausiliario, ai dirigenti scolastici.

Luogo per l’elaborazione dei programmi di formazione in servizio è la comunità professionale di ogni scuola, a partire dal collegio dei docenti “nelle sue diverse articolazioni tecniche”.

La nota ricorda come già il vigente CCNL scuola preveda l’elaborazione da parte delle istituzioni scolastiche di un piano di azioni formative di istituto (art. 66) e che esso potrà essere assunto nel PTOF.

Il piano di istituto “dovrebbe” contenere azioni formative rivolte a:

  • docenti neo-assunti;
  • gruppi di miglioramento;
  • docenti impegnati nello sviluppo dei processi di digitalizzazione e innovazione metodologica;
  • consigli di classe, team docenti, personale comunque coinvolto nei processi di inclusione e integrazione;
  • insegnanti impegnati in innovazioni curricolari ed organizzative, prefigurate dall'istituto anche relativamente alle innovazioni introdotte dalla legge 107/2015;
  • figure sensibili impegnate ai vari livelli di responsabilità sui temi della sicurezza, prevenzione, primo soccorso, ecc. anche per far fronte agli obblighi di formazione di cui al D.lgs. 81/2008.

La nota auspica che siano pienamente valorizzati “il ruolo delle associazioni professionali e disciplinari dei docenti, la collaborazione con il sistema universitario, il contributo di enti locali, fondazioni, istituti di ricerca, l'apporto di soggetti qualificati e accreditati, pubblici e privati e delle relazioni sindacali sviluppate così come previsto dalla normativa vigente.”

Le iniziative di formazione saranno sostenute

  • dalle risorse della Legge 107/15
  • dalle risorse del PON “Per la Scuola”
  • da altri finanziamenti Miur, come quelli previsti dalla ex-legge 440.

Su questo punto il MIUR si impegna a “fornire un quadro esaustivo e coordinato delle diverse filiere progettuali e finanziarie che potranno completare il quadro delle risorse a disposizione di ogni scuola, sia direttamente che indirettamente, tramite partecipazione a piani nazionali”.

Il commento

L’emanazione della nota 35/16 conferma ulteriormente il disallineamento tra l’accelerazione imposta dal MIUR per la pubblicazione del Piano Triennale dell’Offerta Formativa (15 gennaio 2016) e l’adozione degli atti necessari a livello nazionale per poter elaborare tale documento su basi solide e attendibili. Lascia sbigottiti come le istituzioni scolastiche possano elaborare il piano delle attività formative, possibilmente pluriennale (!), nell’ambito del PTOF in assenza del Piano Nazionale e con indicazioni fornite una settimana prima dalla scadenza per la pubblicazione. In questo contesto, l’importante richiamo alla comunità professionale come soggetto collettivo di riferimento per l’elaborazione del piano di azione formativo delle scuole, appare privo di reale significato se non addirittura beffardo.

La pubblicazione della nota 35/16 pone, inoltre, interrogativi sul reale significato del passaggio con le organizzazioni sindacali prima dell’adozione del Piano nazionale di Formazione, previsto dal comma 124 della legge 107/15. Infatti, nella nota risultano già definite le linee di azioni nazionali, i temi strategici, il format delle attività formative, le articolazioni della formazione. Anche in questo caso il richiamo alle corrette relazioni sindacali appare un mero adempimento formale.

Nel merito, è evidente la coerenza del Piano nazionale di Formazione con la legge 107/15: in mancanza di un’idea del ruolo e della funzione della scuola nella società italiana, gli interventi formativi sono settorializzati e fondamentalmente legati a “figure strategiche” il più delle volte fuori dal contesto contrattuale vigente. Non si rinnova il Contratto nazionale di lavoro e al di fuori delle regole anche salariali, si impongono ruoli, compiti, orari, dimenticando che è la dimensione pattizia quella che li definisce.

Emblematica di questo modo di procedere è la figura dell’animatore digitale, individuata dalle scuole rispondendo semplicemente ad una applicazione informatica predisposta dal MIUR. La settorializzazione e tipizzazione sono elementi caratterizzanti della formazione finanziata dai fondi europei, che hanno (dovrebbero) avere carattere addizionale rispetto agli investimenti nazionali, ma non possono essere il modello di riferimento per la scuola italiana.

A questo punto è gioco forza che dai 40 milioni di euro stanziati dalla Legge 107, escano fuori i fondi per pagare il maggior impegno dei docenti, ricordando che 10 milioni di essi sono destinati alle attività legate al Piano Nazionale Scuola Digitale, Azione 25 – Formazione in servizio per l’innovazione didattica e organizzativa.

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