Dall'Alternanza Scuola Lavoro ai Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento. Una trasformazione in bilico
La crisi di governo potrebbe rappresentare un'auspicabile fase di riflessione su un tema che rappresenta un aspetto centrale dell'idea di scuola.
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La crisi di governo, oltre a far segnare una battuta d’arresto ai processi avviati con l’Intesa del 24 aprile 2019 tra la Presidenza del Consiglio e i Sindacati rappresentativi della Scuola e dell’Istruzione, mette in bilico anche il Decreto di adozione delle linee guida (ex art. 1, c. 785 L. 145/2018) sui Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO),
Per la FLC CGIL questa fase di stallo potrebbe essere assunta come occasione per ripensare profondamente tutta la questione dell’alternanza scuola lavoro.
Infatti, come già ribadito, la FLC CGIL esprime forti perplessità in relazione al provvedimento, non solo per le conseguenze più direttamente legate all'attuazione del decreto, quale la riduzione dei fondi a fronte di aumentati carichi di lavoro per il personale della scuola (tutor e personale amministrativo), ma principalmente per il modello di scuola ad esso sotteso.
Così come tracciati nelle linee guida, i PCTO rappresentano una ben definita attività in cui racchiudere tutto ciò che riguarda l'orientamento, caricando il valore professionale di questo termine, immaginando una scuola che serve, in posizione ancillare, all'impresa. Dall'idea (profondamente errata) che la scuola non prepara al lavoro, l'elaborazione cultural-demagogica di una recente impostazione liberista delle riforme scolastiche ha immaginato una scuola che formi esclusivamente il lavoratore, non considerato in una valenza globale come soggetto sociale, ma proprio come manovalanza, come operatore specializzato per le attività produttive necessarie all'impresa.
Al di là del fatto che sempre più rapidamente le competenze professionali diventano obsolete a fronte di uno sviluppo tecnologico in continua trasformazione, è necessario che la scuola formi le intelligenze, menti capaci di elaborare il presente e progettare il futuro. Lo studente della scuola secondaria, che sia realmente pronto ad entrare nel mondo del lavoro, deve essere in grado di avere competenze spendibili, ma soprattutto deve essere in condizione di adattare quelle competenze a un contesto che cambia velocemente e che, sul posto di lavoro, così come nei contesti sociali, richiede capacità di comprendere, elaborare e risolvere situazioni inattese sulla base di una impostazione valoriale di insieme, in cui il rispetto della legalità, dei diritti di chi ci sta accanto, della tutela dell'ambiente siano prioritari rispetto alla modalità di riproduzione meccanica di tecniche operative. Insomma, il rapporto tra ambiente scolastico e lavorativo dovrebbe comunque essere incardinato all'interno di un impianto culturale che tenga ben presenti le finalità educative che la Costituzione assegna alla Scuola.
Rispetto all'Alternanza scuola lavoro i PTCO hanno il merito di non costringere più le scuole a un elevato e forzato monte orario, ma da quella esperienza non si è compreso che il rapporto tra scuola e lavoro è una metodologia didattica da lasciare alla concreta elaborazione delle istituzioni scolastiche, da adattare alla crescita del gruppo classe, inserendolo nelle possibilità offerte dal curriculo. Peraltro, benché tali percorsi assegnino maggiori responsabilità ai consigli di classe, tali responsabilità con i conseguenti carichi di lavoro non sono proporzionalmente retribuite.
Ancora una volta non si è data voce ai professionisti dell'istruzione, non si sono ascoltati i lavoratori della scuola. Ecco perché – lo ribadiamo- in questa complicata fase istituzionale, ci potrebbe essere l'occasione di fermarsi e riflettere su uno strumento che non rappresenta una attività circoscritta o marginale, ma una impostazione che coinvolge per intero l'idea di scuola, di lavoro, di cittadinanza.
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