A proposito di alunni extracomunitari, quote, ecc.
Come spesso capita quando si parla di scuola, numerosi articoli sui giornali pubblicati di recente hanno sollevato con toni un po’ sommari, più attenti al clamore della notizia che al problema, la questione delle scuole e classi “ghetto” per stranieri e delle relative “quote”.
Come spesso capita quando si parla di scuola, numerosi articoli sui giornali pubblicati di recente hanno sollevato con toni un po’ sommari, più attenti al clamore della notizia che al problema, la questione delle scuole e classi “ghetto” per stranieri e delle relative “quote”.
Un problema che si pone in relazione alla distribuzione a macchia di leopardo degli stranieri in Italia, e all’interno delle singole città, alla cui soluzione però non è possibile rispondere se non attraverso specifiche politiche territoriali, come del resto stabilito dalla Legge 40 e dalla Legge Bassanini, che comunque devono salvaguardare la rete di relazioni che ogni bambino costruisce all’interno del territorio in cui vive.
Rimane, comunque, il fatto che di fronte ad un continuo incremento della presenza di alunni stranieri, il Ministro dell’istruzioneha abbandonato ogni politica di coordinamento e confronto con le Regioni, ma anche con gli altri soggetti, tra cui le organizzazioni sindacali, e ha attuato una politica di continua riduzione delle risorse economiche e professionali.
Questa politica è stata pagata soprattutto da quelle scuole dove maggiori erano le esigenze, per poter rispondere a bisogni differenziati.
Ne sono un esempio la scomparsa quasi totale dei facilitatori linguistici, per cui anche docenti specificamente formati sono ritornati all’insegnamento in classe, o l’assenza di strutture e strumenti didattici, quali i laboratori linguistici.
Ben vengano i tavoli nazionali di coordinamento e di discussione, ma in assenza di un’inversione di rotta sul fronte delle risorse e di politiche attive d’inserimento degli alunni stranieri sarà impossibile rispondere alle quotidiane difficoltà che le scuole devono affrontare.
Roma, 15 settembre 2004
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