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ISTAT, Sinopoli: comportamento irrispettoso delle relazioni sindacali da parte dei vertici dell'Istituto

Una gestione caotica e unilaterale dell'ente contro cui il personale ha manifestato più volte

02/03/2023
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Il segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli denuncia il comportamento fuori dalle righe e da qualsiasi relazione sindacale dei vertici dell'Istituto Nazionale di Statistica.

Il professor Blangiardo, presidente scaduto il 4 febbraio si trova attualmente in regime di prorogatio. Lunedì 27 febbraio è uscito in Gazzetta ufficiale il provvedimento ad hoc contenuto nel comma 13 dell'art. 8 del decreto PNRR, già presentato dal governo nel Milleproroghe e poi ritirato. Questa norma consente a un presidente in pensione, come è Blangiardo da oltre tre anni (ne ha 74), di ricevere uno stipendio se rinnovato come presidente dell'Istat.

La scelta è ora nelle mani del ministro Zangrillo e dovrà essere in ogni caso ratificata dalla maggioranza dei due terzi delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Ci auguriamo, lo ribadiamo, che la scelta ricada su un presidente autorevole, in grado di gestire un Istituto importante come l'Istat e che abbia una visione che ne rilanci il ruolo per i prossimi anni. Caratteristiche che non sembra aver dimostrato il professor Blangiardo, da ultimo in questi giorni.

Proprio lunedì 27 febbraio infatti la pacifica occupazione della stanza del presidente, peraltro assente dalla capitale, da parte di oltre cento lavoratrici e lavoratori in assemblea in presenza, indetta unitariamente da tutte le organizzazioni sindacali, ha provocato l'arrivo di alcuni funzionari di polizia.

Martedì 28, per la prima volta nella storia dell'Istituto un ordine di servizio del direttore generale ha "interdetto" ai lavoratori l’accesso a una sede, per paura che i colleghi della Contabilità nazionale si unissero alla mobilitazione ritardando l'uscita dei dati sul PIL.

Poco dopo è apparso sul sito dell'Ente (e sui canali social ufficiali), utilizzando spazi che dovrebbero essere destinati a comunicare all'opinione pubblica i dati prodotti dalle lavoratrici e dai lavoratori dell'Istat per la collettività, una sorta di comunicato contro-sindacale, che pretende di spiegare le ragioni della mobilitazione: anche in questo caso una modalità inaudita di utilizzo dei canali istituzionali.

Il personale dell'Istat, con il pieno appoggio della FLC CGIL, ha manifestato più volte in questi anni, e con molta forza negli ultimi mesi, contro una gestione caotica e unilaterale dell'ente. Va sottolineato che - seppure in condizioni non facili - fino a un anno fa era stato comunque possibile instaurare un dialogo con l'amministrazione che aveva portato, in molti casi, soprattutto nel periodo più difficile della pandemia, a accordi importanti e fruttuosi per i lavoratori, e che una svolta è certamente arrivata con la nomina alla direzione del personale di Marco La Commare, anche in questi giorni protagonista di alcuni dei provvedimenti più insensati e di un comportamento sprezzante nei confronti delle rappresentanze sindacali.

Il presidente Blangiardo, responsabile ultimo degli atti dei dirigenti amministrativi dell'Istat, non ha risposto in modo concretto alle richieste contenute nella proclamazione di sciopero di tutto l'Istat, con partecipazione record, dello scorso 20 giugno 2022. L'Istituto in questo momento ha 1.896 persone in organico, circa 600 in meno dell'ultima dotazione organica ufficiale, e non 1.980 come scritto nel comunicato apocrifo diramato dall'ufficio stampa dell'Istat. Quest'ultimo numero è semplicemente una proiezione a fine 2023, basata sull'ennesima sottostima dei pensionamenti e su un ottimismo immotivato sulle capacità dell'Istituto nel reclutamento. Non bastano certo le assunzioni tardive e centellinate dai concorsi banditi nel lontano 2018, mentre servirebbe un immediato scorrimento integrale: si potrebbero intanto usare per il personale tutti i miseri 5 milioni aggiuntivi ottenuti con l'ultima legge di bilancio dall'Istat, e non solo 2 come previsto dal PIAO approvato a gennaio. Peraltro ricordiamo che queste risposte insufficienti sono arrivate solo dopo la mobilitazione del personale dello scorso autunno. Sulla creazione della società 3-I e il progetto di esternalizzare l'informatica dell'Istituto, con un grave possibile danno alla missione stessa dell'ente, i vertici dell'Istituto non hanno mai fornito risposte credibili, e da mesi non viene data alcuna informativa. I dipendenti sono in larga parte scontenti per le carriere a scoppio ritardato, il mancato rispetto di numerosi accordi sindacali sul salario accessorio e le indennità, il mancato pagamento degli arretrati contrattuali,  i numerosi provvedimenti restrittivi sull'orario di lavoro a turno, in permesso 104, in telelavoro e - da ultimo - il ritocco immotivato della bimestralità del lavoro agile, senza alcun motivo credibile.

Siamo certi che il personale dell'Istat saprà dimostrare ancora una volta la sua indipendenza e che continuerà giustamente a mobilitarsi, anche partecipando il prossimo 7 marzo al presidio unitario a Piazza Vidoni per protestare contro i mancati finanziamenti per la valorizzazione professionale agli enti non vigilati dal MUR, come l'Istituto Nazionale di Statistica.

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