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INFN: le sentenze si rispettano e, soprattutto, si applicano

Nuova sentenza del TAR Lazio ribadisce l’illegittimità dei concorsi banditi dall’INFN.

15/11/2018
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Dopo la sentenza del TAR Lazio che aveva bloccato il concorso per attività di ricerca nel campo della fisica teorica è sopraggiunta una nuova sentenza del TAR Lazio, la n. 10862/2018, che ha nuovamente ribadito l’illegittimità dei concorsi banditi dall’INFN in particolare del bando n. 20012/2018.

L’INFN, come se nulla fosse, ha ribadito “che le attività procedimentali relative al concorso n. 20012/2018 proseguiranno regolarmente”.

La motivazione? La delibera del 7 novembre 2018 con cui il Consiglio Direttivo dell’Istituto ha confermato la procedura concorsuale relativa al bando integrando le motivazioni della propria precedente deliberazione, spiegando le ragioni dell’indizione di nuovi concorsi in
luogo dello scorrimento delle graduatorie.

Peccato che il TAR abbia proprio scritto, nella sua sentenza, che “la motivazione del provvedimento amministrativo non può essere integrata nel corso del giudizio con la specificazione di elementi di fatto, dovendo la motivazione precedere e non seguire ogni provvedimento amministrativo, individuando con ciò il fondamento dell'illegittimità della motivazione postuma nella tutela del buon andamento amministrativo e nell'esigenza di delimitazione del controllo giudiziario”.

E allora? Com’è possibile non procedere nello scorrimento delle graduatorie senza incorrere nuovamente nel sanzionamento del TAR? Evidentemente l’Ente pensa di essere al di sopra della legge e di poter continuare come se nulla fosse, ingenerando così attese che saranno frustrate per quelli che parteciperanno ai concorsi, contenziosi prolungati con gli idonei dei precedenti concorsi, spese inutili di cui prima o poi dovrà rendere conto, fino ad arrivare al paradosso di perdere completamente la possibilità di assumere nuovi ricercatori. Tutto questo mentre si continua a non voler applicare la norma, introdotta dalla cosiddetta legge Madia, di stabilizzazione del personale precario che ha prestato servizio come assegnista o altro.

Riesce difficile comprendere come un Ente che si richiama giustamente all’eccellenza del proprio personale e delle proprie strutture poi masochisticamente decida di rinunciare alle possibilità offerte di incrementare i propri organici. Peraltro i concorsi per cui l’Ente si rifiuta di scorrere le graduatorie sono stati particolarmente “selettivi”. Possibile che chi era idoneo solo poco tempo fa adesso non lo sia più? Crediamo che la dirigenza dell’Ente debba prendere coscienza di aver intrapreso una strada senza uscita e che la cosa migliore da fare sia quella di invertire la rotta e rispettare le sentenze, ma soprattutto il buon senso.

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