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CNR: scelte politiche perverse che espongono l’Ente e il suo personale a scriteriate e irragionevoli esternalizzazioni

Il comunicato al personale

15/03/2023
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Mentre la Rete fronteggia le difficoltà dovute al PNRR, la FLC CGIL è venuta a conoscenza della delibera n.61/2023, dalla quale, con grave disappunto si prende atto di uno stanziamento di € 2.868.734,00 per “Avvio e utilizzo soluzioni integrate di gestione contabilità economico patrimoniale e gestione progetti” ossia una nuova piattaforma che sostituisca “SIGLA”. L’Ente, pur avendo in house la piattaforma, decide di dismetterla e di acquistarne un’altra, di fatto non valorizzando il lavoro svolto dal personale, dipendente dell’Ente, che l’ha realizzata, implementata e aggiornata. Non tutti sanno infatti che la piattaforma SIGLA è stata scelta all’interno del portale del riuso Developer Italia anche da altri EPR (ISS) per la loro gestione della contabilità economico patrimoniale. Da tempo il personale, che ha sviluppato la piattaforma, stava lavorando alla sua implementazione, consapevole della necessità di aggiornare il sistema alle procedure sempre più complesse.

Dal suo arrivo a p.le Aldo Moro, il DG in molte occasioni pubbliche non ha mancato di evidenziare la necessità di passare al sistema di Bilancio economico patrimoniale e la conseguente necessità di implementare/modificare la piattaforma SIGLA. Tuttavia per 18 mesi non si è fatto nulla, ma si è lasciato colpevolmente passare il tempo per, infine, giustificare con l’urgenza l’acquisto dall’esterno di una nuova piattaforma, nonostante il notevole esborso di risorse economiche, che avrebbero dovuto essere utilizzate per altre esigenze, per es. la realizzazione dei progetti PNRR. Il sistema di contabilità è solo un ulteriore esempio dell’indiscriminato processo di esternalizzazione che si sta portando avanti.

Il sistema che gestisce il protocollo ha già fatto la stessa fine e costerà al CNR 342.011,26 euro per i primi tre anni (Delibera 357/22), cui vanno aggiunti i costi di gestione per gli anni successivi nonché i costi per la gestione dei due vecchi protocolli che non sono ancora migrati nella nuova piattaforma. Si sono ignorate altre possibili soluzioni quali ad es. i software gratuiti disponibili sul portale del riuso gratuito Developer Italia, al quale il CNR stesso ha dato il suo contributo significativo, come suggerito dalle linee guida per le PA da AgID. La gestione della posta elettronica ha subìto la stessa sorte: l’email istituzionale è sempre stata gestita in house, sempre con elevata qualità del servizio, da personale interno e senza costi aggiuntivi; è vero che l’interfaccia della webmail necessitava di essere aggiornata con una più moderna, tant’è che tali aggiornamenti erano da tempo avviati e prossimi al rilascio. Invece pretestuosamente, adducendo motivi legati alla sicurezza la posta sarà migrata tutta su Microsoft. Per la migrazione sono già stati spesi circa 150.000 euro.

Per quanto concerne il pacchetto Office-Microsoft con le ulteriori licenze, necessarie per tutti i dipendenti, la spesa aumenterà di ulteriori 300.000 euro l’anno. Anche per il sistema per la gestione dei prodotti della ricerca (People), che sicuramente necessitava di adeguamenti e miglioramenti e su cui si poteva benissimo intervenire, si è optato invece per lo “smantellamento”, sarà sostituito quindi con un nuovo servizio a pagamento per 304.000 euro (delibera 17/2023), buttando completamente al macero l’investimento fatto in tanti anni su questa piattaforma, andando incontro alla perdita di competenze e conoscenze e determinando una notevole lievitazione dei costi. E, a proposito di buttare gli investimenti fatti, c’è da dire pure che nel frattempo l’Ente aveva già speso circa 1,5 milioni di euro per potenziare la propria sala macchine che, ora, non si sa bene cosa dovrà ospitare visto che tutto verrà portato fuori dal CNR. La FLC CGIL si chiede quindi: tutto ciò a beneficio di chi?

Non certo dell’Ente che si trova oggi a sostenere maggiori spese non previste e che in futuro si esporrà a costi ulteriori, perdendo nello stesso tempo la proprietà, le competenze e le conoscenze dei sistemi ICT. Già lo scorso 26 giugno 2022 la FLC CGIL aveva denunciato con forza procedure opache messe in atto al CNR che lasciavano presagire il forte interesse a esternalizzare alcune competenze dell’Ente, interesse oggi divenuto evidente con le recenti deliberazioni.

Il CNR rischia oggi di divenire simile a molte altre pubbliche amministrazioni che sono vittime dei fornitori esterni, i quali creano meccanismi di lock-in, dettano tempi e costi per effettuare ogni attività determinando un notevole incremento della spesa pubblica. E cosa dire di dati, privacy e riservatezza delle informazioni dell’Ente? Ci sentiamo così tutelati ad avere la nostra email su Microsoft? È veramente un miglioramento far sì che tutte le informazioni dell’Ente (protocollo, email, contabilità, prodotti della ricerca, etc.) non siano più nelle nostre banche dati ma in quelle di fornitori esterni?

L’amarezza maggiore si ha pensando che fino a pochi anni fa l’ufficio ICT del CNR era considerato un’eccellenza da molte altre pubbliche amministrazioni, che si rivolgevano al CNR per avere consulenze e servizi. L’ufficio era in grado di svolgere tutti i servizi interni all’Ente e nello stresso tempo di avere commesse e collaborazioni con importanti realtà italiane (come ad esempio ISS, Agenzia delle Entrate, AGID, Regione Lazio, Archivio Centrale dello Stato, Treccani, ecc. giusto per citarne alcune) che portavano soldi nelle casse dell’Ente.

Oggi il Vertice, decide che l’ufficio ICT è del tutto incapace di gestire i servizi basilari come l’e-mail o l’applicativo della contabilità. Invece di potenziare un’attività che dovrebbe essere strategica per l’Ente, si avvia sulla miope strada dell’affidamento esterno, che la FLC CGIL condanna con fermezza.

Dopo il protocollo, la piattaforma people, la posta elettronica e il sistema contabile, quali altre esternalizzazioni ci dobbiamo aspettare? Il parco apparecchiature degli istituti è in molti casi obsoleto; anziché ammodernarlo si finirà per esternalizzare l’attività di ricerca?

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