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CNR Comunicato sulla relazione De Maio sull’attività svolta e sulla proposta di nuovo modello organizzativo dell’Ente

Ieri, 10 Giugno 2004, il Commissario del CNR prof. Adriano De Maio ha presentato, in conclusione del proprio mandato, una relazione sull’attività svolta e la proposta di nuovo modello organizzativo dell’Ente.

11/06/2004
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C O M U N I C A T O

Ieri, 10 Giugno 2004, il Commissario del CNR prof. Adriano De Maio ha presentato, in conclusione del proprio mandato, una relazione sull’attività svolta e la proposta di nuovo modello organizzativo dell’Ente.

Un lungo intervento, analitico e prevalentemente metodologico, in cui il Commissario ha ripresentato e riassunto la propria opinione e le proprie proposte di intervento sugli assetti del CNR, già largamente note e che non riprendiamo, né commentiamo in questa sede; ci limitiamo ad osservare che le conclusioni del lavoro del Commissario riportano la discussione sul futuro dell’Ente ad un nodo che ci era parso ineludibile fin dall’inizio di questa vicenda, ma che si è invece tentato per lungo tempo di aggirare: quale sia l’impegno, in termini di risorse umane, finanziarie e strutturali che il Governo ed il Parlamento sono disposti a mettere sul piatto per il rilancio della capacità di ricerca del CNR e del Paese.

Perché se è vero ciò che affermiamo da tempo – e che, gliene diamo volentieri atto, il Commissario ha ripetutamente sottolineato – che il benessere del Paese dipende dalla sua capacità di stare sulla frontiera dell’innovazione e, quindi, dalla qualità del suo sistema di ricerca e formazione, è altrettanto vero che la disponibilità ad investire realmente su questo obiettivo strategico è invece assolutamente deficitaria. Tant’è che molti pensano da tempo, e non si tratta certamente di maligne comari, che, al contrario di quanto dichiarato dal Governo, uno degli obiettivi prevalenti della riforma dell’Ente fosse quello di realizzare più o meno consistenti risparmi.

Non a caso concludevamo il volantino distribuito ieri chiedendo che “… il Ministro, al quale istituzionalmente spetta la responsabilità politica delle scelte, esprima finalmente con chiarezza la sua posizione sul futuro dell’Ente - ponendo fine al susseguirsi di sussurri e voci in materia - e definisca un quadro di certezze sia in riferimento agli assetti istituzionali, sia in relazione alla disponibilità delle risorse umane, finanziarie e strumentali necessarie ad una programmazione non emergenziale delle attività del CNR”: nessun piano di rilancio del CNR, perfino a prescindere dalla condivisibilità o meno dei suoi singoli punti, può risultare credibile se non sono date le condizioni materiali che lo rendano sostenibile.

La palla torna quindi al Governo che nei prossimi giorni non potrà limitarsi, come forse sperava, ad una fisiologica gestione della fase di passaggio dal commissariamento alla gestione ordinaria dell’Ente, all’esercizio di cioè quei consueti equilibrismi che fanno purtroppo da sempre da cornice alla scelta di un Consiglio di Amministrazione o di un Direttore Generale.

L’anno trascorso ha però lasciato il segno: l’indeterminatezza sulle caratteristiche reali del “nuovo” CNR non si è dissipata, tutt’altro: questo è uno stallo che non può ulteriormente durare, a meno che non si sia scelta per il CNR la morte per inedia e consunzione; il Commissario ha infine esplicitamente dichiarato, anche se questa frase non compare nella versione distribuita della sua relazione, che il “costo della riforma è superiore alle risorse disponibili”, con ciò rendendo esplicito ciò che tutti da tempo andiamo ripetendo, purtroppo inascoltati.

Molte altre cose sono state dette e scritte, ieri e negli ultimi mesi: su diverse questioni si registreranno ampi consensi – citiamo solo per fare due esempi la necessità di realizzare le condizioni per una necessaria programmazione a lungo periodo o la necessità di credere ad un sistema basato sulla valutazione e sul merito, e quindi sull’autonomia delle istituzioni e dei singoli – su altre ci sono certamente dissensi anche radicali: non possiamo non sottolineare, di nuovo solo

per fare due esempi, il tentativo esplicito di indicare o privilegiare alcuni ambiti o indirizzi di ricerca sulla base di assunti ideologici e politici o alcuni aspetti di marcata gerarchizzazione organizzativa: sarebbe però accademico oggi esercitarsi su questioni che, pur fondamentali, rischiano di rimanere drammaticamente astratte.

Ad un anno di distanza dal pessimo decreto di riforma del CNR, il fatto che il commissariamento, anziché applicare il decreto, abbia prodotto un nuovo progetto sulla carta, denuncia quanto quel decreto di riforma fosse campato in aria. Mancano le risposte fondamentali, e senza di queste l’intero progetto rischia di essere niente più che un’esercitazione.

La Segreteria Nazionale

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Roma, 11 Giugno 2004

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