Notte dei ricercatori. Venetonight il 27 settembre a Venezia
Il contributo di ADI e FLC con un lavoro alla portata dei più giovani e dei bambini, dedicato alla scoperta della vita delle ricercatrici e dei ricercatori.
A cura di ADI Venezia e FLC CGIL Venezia
Diversamente dallo scorso anno, ADI Venezia e FLC CGIL contribuiscono a Venetonight 2019 con un lavoro alla portata dei più giovani e dei bambini, dedicato alla scoperta della vita delle ricercatrici e dei ricercatori.
Il nostro precedente contributo come FLC, nel 2018, metteva in luce lo scontro tra le aspettative di chi fa ricerca e l'offerta estremamente scarsa di stabilità lavorativa: venivano allo scoperto numeri eloquenti sul cosa significa essere uno dei migliaia di assegnisti, dottorandi, borsisti, ricercatori precari, collaboratori di didattica integrativa linguistica, docenti a contratto, co.co.co e co.co.pro che a lungo hanno consentito all’università italiana di essere tra le più produttive al mondo nonostante tagli sempre più ingenti al finanziamento pubblico.
Il materiale prodotto, ancora attuale, è tuttora disponibile nelle nostre pagine web, infatti non registriamo passi in avanti in termini di risorse dedicate e di quantità e qualità dei posti di lavoro che nelle università sono dispiegati.
Nonostante questo, per Venetonight 2019, proponiamo un approfondimento sul perché fare i ricercatori e le ricercatrici, sull'importanza del viaggio nella loro vita e per rispondere alla domanda: cosa fa di bello chi fa ricerca?
La vita avventurosa dei ricercatori si fa fulcro di un’attività rivolta ai bambini, per scoprire come, fra giri intorno al mondo, scoperte entusiasmanti e sfide impegnative da affrontare, chi fa ricerca si applichi all’esplorazione e alla scoperta della realtà.
Il viaggio diventa così una metafora del volgere lo sguardo verso l’interno e, soprattutto, verso l’esterno, nel mondo: una pratica di conoscenza di sé attraverso i vari mestieri che caratterizzano gli ambiti di ricerca offerti dall’università.
Quest’anno, inoltre, è peculiare la concomitanza tra la Notte dei Ricercatori e i Fridays for Future; la tematica ambientale, oggi, risulta di primaria importanza anche nell’Agenda 2030. Parte dell’attività proposta quindi mira a confrontarsi con questo argomento, sollecitando una riflessione.
Augurando buona scoperta a quanti vorranno apprezzare questo nostro lavoro, non vogliamo tralasciare ciò che ci vede impegnati in questi frangenti:
- Campagna e piattaforma RICERCATORI DETERMINATI: rivolta ai ricercatori determinati che lavorano nelle università e che rispetto ad altri settori pubblici vivono perennemente nel precariato e ai quali non vengono dedicate risorse al pari degli altri paesi europei. La piattaforma è un luogo di elaborazione delle proposte di reclutamento ordinario e ciclico, stabilità per gli attuali precari dell’università, importante rifinanziamento dell’istruzione terziaria e riforma del pre-ruolo nel sistema accademico italiano.
- Punto qualificante di Ricercatori Determinati è proprio la riforma del PRE-RUOLO: oggi il pre-ruolo è una via crucis fatta di rinnovi di anno in anno di contratti precari, senza certezze, per una durata totale di 14 anni fra assegni, contratti da ricercatore a tempo determinato di tipo A e di tipo B, in cui un “giovane” ricercatore può ambire a diventare professore associato intorno ai 40 anni.
Chiudiamo riprendendo un pezzo di articolo apparso su la Repubblica dal titolo
"Università, assegnisti di ricerca: soltanto uno su dieci ce la fa."
Un'indagine dell'Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia (ADI) rivela questo: dei 13.029 assegnisti che oggi lavorano in un ateneo statale con un dottorato alle spalle - parliamo di ricercatori pagati per un periodo da uno a tre anni, contratto rinnovabile una volta
- solo il 9,5 per cento troverà una collocazione a tempo indeterminato all'interno di una delle sessantacinque università statali del Paese. Entrerà in maniera definitiva nel sistema accademico. Sarà un professore associato, di fatto, visto che i ricercatori a tempo indeterminato la Legge Gelmini li ha semplicemente aboliti.
Nel 2015 i sopravvissuti erano, in proiezione, l'8,1 per cento. Nel 2014 il 3,4 per cento. Nel 2013 e nel 2012 il 7 per cento. Dal 2010 - Legge Gelmini approvata in piena crisi finanziaria
- ad oggi la situazione è, con alti e bassi, lievemente migliorata. Ma le percentuali di assunzione da uno su dieci restano da realtà patologica. Spiegano i dottori dell'ADI: "L'espulsione degli assegnisti di ricerca rappresenta uno sperpero di personale qualificato per la cui formazione il sistema può arrivare a investire fino a 140.000 euro pro-capite".
Limitandosi ai costi pubblici del dottorato e dell'assegno di ricerca.
Buona Venetonight da ADI Venezia e FLC CGIL
Venezia, 13 settembre 2019
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