Valditara a Teramo, ma la sua riforma in provincia è un flop
In visita a Teramo il Ministro incontrerà i rappresentanti dell’Ufficio Scolastico e visiterà tre scuole della Provincia. I sindacati non sono stati invitati all’iniziativa.
A cura della FLC CGIL Teramo
Abbiamo appreso da fonti di stampa che il Ministro Valditara sarà domani mattina a Teramo, dove incontrerà i rappresentanti dell’Ufficio Scolastico e visiterà tre scuole della Provincia.
La presenza di un Ministro dell’Istruzione sul nostro territorio potrebbe rappresentare un fatto positivo, laddove si potesse aprire una discussione sulle potenzialità, ma anche sulle criticità del sistema scolastico regionale e provinciale.
Temiamo però che questa discussione non ci sarà, come testimonia il fatto che le OO.SS non sono state invitate all’iniziativa, in cui è però prevista la solita conferenza stampa, che verrà svolta insieme all’Assessore Quaresimale.
Non sappiamo l’oggetto della conferenza né i dati che verranno mostrati.
Dal canto nostro, avremmo innanzitutto segnalato al Ministro le diverse criticità evidenziate dalle scuole relativamente alla carenza degli organici, in particolare del personale ATA. Si pensi alla vicenda della mancata proroga dei contratti in supporto all’attuazione delle misure previste dal PNRR ed Agenda SUD, che sta creando rilevanti disagi ai lavoratori che contavano sulle proroghe e alle scuole, che sono state investite di nuovi compiti. È solo l’ultimo esempio di come il Ministero non solo ha disatteso gli impegni assunti, ma ha complicato le cose gettando nell’incertezza in primo luogo i DSGA, i Dirigenti e il personale amministrativo che devono gestire tali nuove incombenze.
Avremmo inoltre evidenziato al Ministro come la sua riforma della filiera tecnico professionale, propagandata come un successo ed anticipata da una “sperimentazione”, in realtà in provincia si è rivelata un vero e proprio FLOP. Dai dati in nostro possesso, nessuna scuola della provincia ha aderito alla proposta del Ministero. Noi restiamo convinti che tale riforma porterebbe ad un generale impoverimento dell’impianto culturale del sistema di istruzione. Il percorso di fatto verrebbe ridotto di un anno; alle alunne e agli alunni verrebbe proposto un accesso al lavoro già al biennio del secondo ciclo di istruzione, in piena età dell’obbligo, attraverso l’incremento di percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO) o di attività in apprendistato e la scuola verrebbe avviata verso una condizione ancillare nei confronti delle aziende, sia perché le stesse forniranno una quota di docenti con contratto d’opera con ricadute sulla qualità della didattica e della professionalità, sia perché esse coprogetteranno l’offerta formativa e didattica in spregio alle norme vigenti sull’autonomia scolastica e sugli organi collegiali.
Infine, gli avremmo manifestato tutta la nostra contrarietà verso lo scellerato progetto, insito in quello più ampio dell’autonomia differenziata, di regionalizzare l’istruzione. Noi crediamo che la missione principale della scuola sia la costruzione della cittadinanza, la condivisione di valori e il senso di appartenenza, che fondano la convivenza democratica. Questo ruolo del sistema di istruzione statale sarebbe inevitabilmente pregiudicato da una scelta regionalistica che va assolutamente scongiurata. Per questo chiediamo di tenere fuori la scuola, organo costituzionale, al di fuori del processo tracciato dal DDL Calderoli.
Non potremo porre queste ed altre questioni direttamente al Ministro, ma certamente non ci arrenderemo a questa deriva: dopo lo sciopero del 17 novembre la mobilitazione riprenderà, con una capillare campagna di assemblee in tutte le istituzioni scolastiche della provincia e con l’organizzazione di iniziative sui temi dell’autonomia differenziata.
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