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“Un effetto dei tagli: padri e madri più vicini agli istituti”

Il presidente del Censis: c’è voglia di partecipare

23/11/2010
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La Stampa

Giuseppe De Rita, presidente del Censis, per la prima volta i presidi aprono le scuole elementari durante le vacanze di Natale, finora considerate sacre. E’ un modo per venire incontro alle famiglie in crisi, si organizza un campus invernale dove lasciare i bambini mentre i genitori sono al lavoro. E’ davvero così forte la crisi economica da costringere le famiglie a venir meno al rito sacro delle vacanze natalizie?

«Non penso che il collegamento con la crisi economica sia il motivo che spiega questo tipo di richieste da parte dei genitori. Da quello che ci risulta dal nostro osservatorio almeno l’impressione è diversa, e non porrei l’accento sulla drammaticità delle famiglie che non riescono ad arrivare al 27».

E qual è allora il motivo dal suo punto di vista?

C’è un fenomeno sempre più diffuso nelle famiglie italiane. Lo vediamo a Roma di sicuro, ed è l’avvicinamento tra scuola e famiglia che fa sì che padri e madri lavorino volontariamente per rendere migliore la scuola dei loro figli. E’ un investimento in termini di tempo, a volte anche finanziario, perché il futuro dei propri figli è legato al buon funzionamento delle scuole».

Vuol dire che a lei non risulta un aumento delle difficoltà economiche delle famiglie? E che chi non andava in vacanza a Natale negli anni scorsi è più o meno la stessa quota di famiglie?

«Sì, non conosco la situazione di questi istituti milanesi ma non vedo in generale legami di questo tipo. Non penso che sia questo a spiegare l’idea di mandare i figli a scuola durante le vacanze di Natale».

E allora queste famiglie invece di far rimanere i figli in casa a guardare la televisione o ad annoiarsi come negli anni scorsi preferiscono mandarli a scuola?

«Di sicuro iniziative del genere non nascono all’improvviso perché un preside si è alzato una mattina e ha pensato di organizzare un campus invernale. Ci sono disponibilità da accertare, corsi da mettere in piedi, evidentemente il rapporto tra scuole e famiglie in questi istituti è molto forte e questo rende naturale prevedere ulteriori momenti di aggregazione oltre a quelli tradizionali».

E’ l’effetto dei tagli voluti dai ministri Tremonti e Gelmini nelle scuole.

«Di sicuro. I tagli ci sono stati e sono stati molto rilevanti ma è anche vero che oltre ad una serie di effetti negativi ce ne sono stati anche di positivi di sicuro, e questo lo considero positivo».

E’ positivo mandare i figli a scuola durante le vacanze di Natale?

«E’ positivo che i genitori iniziano a riverniciare le scuole, a partecipare agli acquisti e a identificarsi di più nelle scuole frequentate dai loro figli. Non sono più luoghi diversi da cui pretendere un servizio, senza altro significato. Ora sempre di più è vero che è il lavoro di tutti a permettere di rendere migliori le scuole. Non mi sembra che questo sia un effetto negativo».

Il pubblico non è solo di tutti ma è anche mio?

«Sì, le scuole non appartengono più ad un pubblico astratto ma sempre più alle famiglie, e questo può spiegare il loro maggiore coinvolgimento in molte iniziative finora affidate soltanto agli istituti. E può spiegare anche la naturalezza nell’affidare a loro i propri figli durante le vacanze di Natale».

www.lastampa.it/amabile


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