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Tra fondi in arrivo e tagli i rettori perdono 276 milioni

Quante possibilità ci sono di indurre il governo a fare retromarcia sui tagli alla spesa pubblica, nel momento in cui un pezzo di Europa, per fortuna ancora piccolo, lotta per evitare la bancarotta?

24/11/2010
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Il Messaggero

di LUCA CIFONI

ROMA Quante possibilità ci sono di indurre il governo a fare retromarcia sui tagli alla spesa pubblica, nel momento in cui un pezzo di Europa, per fortuna ancora piccolo, lotta per evitare la bancarotta? Non molte, eppure quest’anno le voci di chi protesta sono forse anche più forti dei precedenti. L’università è sul piede di guerra per l’approvazione della riforma, nonostante la legge di stabilità ora all’esame del Senato le assegni direttamente o indirettamente circa un miliardo. Ma poi ci sono il mondo della cultura e dello spettacolo, ma anche la scuola e l’università, il volontariato, i sindaci e i presidenti delle Regioni, i rappresentanti di vari settori produttivi (a partire dalle costruzioni), le stesse forze dell’ordine. Un’“inverno dello scontento” che fa da sfondo all’instabilità del quadro politico.
Come già avvenuto nel 2008, quest’anno la scure sulle spese è stata azionata già in estate con la manovra da 25 miliardi. Proprio per questo si attendeva, per rimediare almeno in parte, il “pacchetto sviluppo” inserito nella legge di stabilità (la ex Finanziaria). L’università era nelle dichiarazioni di governo e maggioranza una delle priorità. Il fondo di finanziamento ordinario ha ricevuto una dote di 800 milioni per il 2011 e di 500 l’anno per i due successivi: un’iniezione di liquidità sicuramente rilevante, che però interviene su una situazione già molto critica. Il prossimo anno infatti viene a scadenza l’incremento triennale di 550 milioni l’anno voluto a fine 2007 dal governo Prodi per venire incontro soprattutto alle maggiori uscite per il personale. E verranno meno anche i 400 milioni una tantum scovati lo scorso anno dall’attuale esecutivo, attingendo alle entrate dello scudo fiscale. Lo stesso governo che nel giugno 2008, impostando la propria manovra triennale, aveva stabilito tagli progressivi al Fondo universitario: per il prossimo anno la decurtazione, aggiuntiva rispetto a quelle dei precedenti, è di 126 milioni. Alla fine quindi il saldo di fatto è negativo per 276 milioni. Nello stesso pacchetto ci sono poi 100 milioni destinati a potenziare le borse di studio ed altrettanti per la ricerca, con lo strumento del voucher per i progetti commissionati da aziende agli atenei italiani: un impegno che la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha giudicato del tutto insufficiente.
Legato alla ricerca è anche il tema del cinque per mille. Il meccanismo inventato proprio dal ministro Tremonti prevede per i contribuenti la possibilità di destinare questa quota della propria Irpef a enti di volontariato o appunto di ricerca. Lo Stato poi ripristina il gettito mandante e dunque serve una copertura finanziaria: quest’anno erano disponibili 400 milioni, a stento sufficienti, ma per il prossimo lo stanziamento è solo di 100. C’è un impegno generico a integrare queste risorse in futuro. Poi c’è il mondo della cultura che lamenta l’ulteriore decurtazione del Fondo unico per lo spettacolo, (dal 2010 al 2011 passerà da 408 a 262 milioni) oltre alla norma che abbatte i contributi di enti pubblici a mostre ed eventi. Senza dimenticare Regioni e Comuni, che prevedono significativi tagli ai servizi ai cittadini (a partire dal trasporto) se non potranno recuperare almeno una parte dei fondi tagliati. Ma per il momento i margini sono strettissimi, per non dire inesistenti.


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