Scuola, parte la riforma degli istituti professionali: da 5 a 4 anni. E l'Its diventa università del lavoro
Il ministro Valditara ha presentato ai sindacati un progetto che partirà nel 2024-2025. "Battere la dispersione scolastica e formare lavoratori adatti alle esigenze delle imprese". Cisl apre, Cgil dura: "Un'idea che confonde l'istruzione con l'addestramento"
ROMA - Con la scuola consegnata a scrutini ed esami finali, parte una riforma decisiva per gli assetti educativi e lavorativi del Paese: il progetto ministeriale per una nuova struttura degli istituti professionali. Oggi sono 1.430, tendenzialmente funzionano poco, da vent'anni conoscono una graduale emorragia di iscritti (alle ultime iscrizioni risultavano il 12,1 per cento del totale) e una speculare crescita degli episodi violenti al suo interno. La scuola superiore professionale nell'ultimo decennio è stata attraversata da due riforme, nel 2012 (ministra Gelmini) e nel 2017 (sottosegretario Toccafondi). La qualità media degli istituti che costruiscono una cultura teorica e pratica per l'approdo al lavoro non è cresciuta.
Il ministro dell'Istruzione e del Merito in carica, Giuseppe Valditara, portatore della visione di una destra che ritiene l'attuale istruzione lontana dai suo compiti di costruzione di un futuro lavoratore, ci riprova. E incardina la sua idea proprio sulla "riforma Toccafondi" del 2017, che già ha trasformato gli istituti professionali in scuole territoriali dell'innovazione e ha fatto crescere gli indirizzi da sei a undici.
Il traino degli Its
Come allora, l'attuale ministero prova a mettere in diretta relazione gli istituti professionali di Stato (cinque anni, biennio più triennio) e quelli di potestà regionale (tre anni), sono gli Ifp e gli Iefp. L'attuale progetto va oltre e chiede di costruire delle reti sui territori fatte da Istituti professionali, Scuole regionali e Istituti tecnici superiori. Gli Its, con i loro due anni post-diploma costituiscono un successo di formazione e di occupazione e già con i precedenti governi, in particolare l'esecutivo Draghi, sono stati al centro di iniziative di rilancio. Gli Istituti tecnici superiori, ribattezzati Its Academy, oggi sono 143: l'obiettivo di Valditara è quello di trasformarli in un'università terziaria, non accademica. Nel Piano nazionale di resilienza e ripresa (Pnrr) ci sono importanti investimenti per farlo crescere diminuendo la distanza, sempre ampia, tra la formazione degli studenti e le richieste del mondo del lavoro.
La certificazione Invalsi
La riforma 2023 dei professionali prevede progetti di sviluppo che riguardano tutte e tre le istituzioni, calati nelle province italiane. Quindi, investimenti comuni sull'intera filiera. Gli studenti che prenderanno il diploma di Maturità in un istituto professionale avranno un accesso diretto all'accademia superiore, gli Its appunto. Chi sarà passato attraverso la formazione regionale, riceverà una certificazione da parte di Invalsi - oggi chiamato alla valutazione solo nel mondo della scuola e non in quello della formazione - a proposito delle competenze acquisite, questo consentirà il suo approdo al livello superiore. Oggi per il passaggio dagli Ifp agli Its post-diploma serve un quarto anno (che dà accesso al diploma professionale) più una successiva stagione di formazione.
Un anno in meno
La Riforma Valditara prevede che gli istituti professionali di Stato abbiano un ciclo scolastico ridotto di un anno; dai cinque attuali si passerebbe a quattro. Come già accade per i licei quadriennali, l'adesione a questa parte della riforma "sarà volontaria e sperimentale", ha spiegato il ministro nel primo incontro con i sindacati a cui è seguita, ieri, una seconda riunione tecnica.
La riforma è calendarizzata per avviare "nuove scuole professionali" nella stagione 2024-2025. Il ministro ritiene che anche attraverso un rapporto più felice tra gli istituti e i suoi studenti possa essere ridotta la dispersione scolastica. La Cisl scuola mostra attenzione verso il progetto, ma chiede che il numero dei docenti nelle scuole che abbracceranno il "professionale quadriennale" non diminuisca e che nella certificazione degli studenti provenienti dalla formazione regionale abbiano un ruolo gli stessi Istituti tecnici superiori.
Dura la Flc Cgil, che parla di "un progetto vecchio che subordina la formazione degli studenti alle esigenze delle imprese ora e adesso e confonde l'istruzione con l'addestramento senza garantire ai giovani gli strumenti fondamentali per capire l'evoluzione del lavoro. Il concetto di distretto geografico scolastico e industriale", ancora, "è un'idea superata dalla globalizzazione". La Cgil, sul progetto di riforma, parla già di "mobilitazione del personale".
La riforma dovrà passare attraverso una Legge quadro costruita dallo Stato e da tutte le Regioni.