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Manifesto: Scuola, lettera a una condannata a morte

L'anno che sta arrivando, dice una nota canzone, tra un anno finirà. Tu però, cara Scuola Pubblica, hai una preoccupazione in più: stai rischiando, tra un anno, di non esserci più

29/12/2009
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il manifesto

Giuseppe Caliceti
Cara Scuola pubblica italiana, il tuo futuro è sempre più incerto: ce la farai a sopravvivere o morirai di stenti già il prossimo anno? Sei sempre più povera. Sei sempre più precaria. C'è la crisi, è vero, ma non per tutti. Alla scuola privata i finanziamenti sono aumentati, a te invece sono stati tagliati. Non è tutto. Tutti i provvedimenti fin qui decisi dal governo sono fatti per ucciderti, lo sai bene. Anche se i genitori di tanti studenti non se ne rendono conto. Come potrebbero, d'altra parte, se i media non li informano e se i docenti a scuola non possono parlarne? Quelli messi in atto dal governo contro di te sono provvedimenti spesso senza nessuna copertura legale, approssimativi, dilettanteschi, pericolosi; come il blocco della «riforma» Gelmini delle superiori, oppure il rinvio del Regolamento relativo alle nuove classi di concorso, ecc.. Ma il governo se ne frega, non abituato ad avere interlocutori, va avanti senza battere ciglio.
Gennaio e febbraio sono i mesi delle iscrizioni di studenti e alunni ai prossimi anni scolastici. Una cosa è chiara: solo unendosi, il mondo della scuola può avere qualche probabilità di farsi ascoltare da questo governo che ha deciso di ucciderti. Riuscirà a salvarti? Non credo. Neppure se, per esempio, tutti gli istituti superiori d'Italia si trovassero oggi nella condizione di non poter svolgere nessuna seria attività di orientamento per gli alunni delle terze medie che dovranno scegliere nei prossimi due mesi dove iscriversi per proseguire gli studi. Si prospetta una vera e propria «scelta al buio». Gelmini e collaboratori hanno avuto un anno di tempo per formalizzare la legge. Ma ad oggi non sappiamo nulla di preciso su orari, piani di studio, specializzazioni. Che accadrà? Nessuno lo sa, ma non sarà nulla di buono.
La cosa che stupisce di più è notare come gli accorati e preoccupati appelli di tanti docenti e operatori per salvarti, cara Scuola pubblica italiana, non vengono presi in considerazione dalla stampa nazionale. Pare quasi che il tuo destino sia già segnato. Nelle scuole primarie come nelle secondarie parlano di riforme epocali. In realtà il sinonimo della parola «riforma» è, in questo caso, «assassinio».
L'anno che sta arrivando, dice una nota canzone, tra un anno finirà. Tu però, cara Scuola Pubblica, hai una preoccupazione in più: stai rischiando, tra un anno, di non esserci più. Nel 2010 anche per le superiori è prevista l'abbattersi della scure Gelmini-Tremonti sulle risorse, sul personale e sulla qualità dei percorsi formativi: se le bozze di «riforma» della secondaria che circolano verranno approvate, arriverà il peggio. Cosa è il peggio? Una situazione crescente di incertezza e di precarietà, condizioni di lavoro insostenibili, mancanza di fondi e di personale per l'integrazione, per i progetti e addirittura per il funzionamento ordinario delle scuole. È questo l'attacco portato avanti dai ministri Gelmini e Brunetta al personale scolastico con la vergognosa polemica sulla inefficacia della scuola, sui fannulloni, sugli assenteisti, ecc..
Io non ho capito bene perché sei stata condannata a morte, cara Scuola pubblica, ma certo l'anno prossimo dovrai continuare a scontare questa «pena» che ricade sui ragazzi e i bambini. Per la tua condanna a morte, bisognerebbe chiedere la grazia al Capo dello Stato. È quello che tanti docenti fanno ogni giorno. Ma neanche lui ci ascolta.


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