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Manifesto-Ora basta con i tagli"

Ora basta con i tagli" Pubblico impiego, venerdì in piazza contro il governo. Per il contratto e la difesa del welfare Quelli che il fisco Dilemma per le forbici del governo: abbatteranno gli aum...

19/05/2004
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il manifesto

Ora basta con i tagli"
Pubblico impiego, venerdì in piazza contro il governo. Per il contratto e la difesa del welfare
Quelli che il fisco Dilemma per le forbici del governo: abbatteranno gli aumenti degli statali per finanziare la riduzione delle tasse? O vittime saranno le pensioni? Tremonti potrebbe "tagliare" corto: mi mangio entrambi
ANTONIO SCIOTTO
Contro un governo che porta l'Italia allo sfascio, non si può che scendere in piazza. Venerdì tocca ai lavoratori del pubblico impiego - scuola, sanità, ricerca, ministeri, enti locali - che scioperano per otto ore e sfilano in corteo a Roma, fino a Piazza San Giovanni. Cgil, Cisl e Uil si attendono oltre 300 mila persone, mentre proprio ieri l'esecutivo ha convocato i sindacati per un nuovo incontro sul rinnovo, il prossimo 3 giugno: il contratto è scaduto, e il governo stanzia briciole, ma gli striscioni non parleranno solo di salari e precarietà. La manifestazione indetta dai confederali si inquadra infatti nelle mobilitazioni contro la delega previdenziale, la riforma del fisco, la devolution istituzionale e contrattuale, l'impoverimento dell'istruzione: ovvero, la totale distruzione dello stato sociale operata da Berlusconi ' company. Un po' di numeri? Basta leggere, nella pagina a fronte, il desolante quadro delineato dall'Istat. E che i sindacati non siano intenzionati a fermarsi qui, lo aveva già annunciato qualche giorno fa il leader Cgil Guglielmo Epifani: si scaldano i motori verso un nuovo sciopero generale per la previdenza, mentre già oggi e domani i pensionati presidieranno i ministeri e la Rai per chiedere più informazione e un incontro al governo.

A dare il senso più generale dello sciopero di dopodomani è Carlo Podda, segretario generale della Funzione pubblica Cgil: "Lo slogan che porteremo in piazza sarà "contratto, diritti, democrazia" - spiega - I lavoratori del pubblico impiego sono quelli più a contatto con i cittadini, e si rendono conto per primi che la privatizzazione dello stato sociale e la precarizzazione del lavoro ricadono immediatamente sulla qualità dei servizi. Lo dice lo stesso Istat che la spesa sanitaria a carico delle famiglie è raddoppiata negli ultimi dieci anni, mentre per il futuro ci aspetta un servizio sanitario sempre più in mano ai privati, 21 sistemi regionali e altrettanti contratti, il personale precario che aumenta esponenzialmente. E' la devastazione dei servizi e del lavoro: un discorso che si ripete ovviamente per tutti i comparti, dalla scuola alla ricerca, all'università".

Solo per citare alcuni dati sull'occupazione, si parla di circa 300 mila precari su un totale di 3 milioni di impiegati pubblici, decine di migliaia di co.co.co., ma anche interinali, a progetto, in formazione lavoro, contratti a termine da oltre 8 anni. "Lo Stato è il più grosso datore di lavoro dei co.co.co. - conclude Podda - Tanto che chiediamo una progressiva stabilizzazione del personale precario".

Nodo caldo, la riforma del fisco: "Siamo in ogni caso contrari al taglio delle tasse annunciato da Berlusconi, perché si traduce in taglio dei servizi ai cittadini - dice Gian Paolo Patta, segretario confederale Cgil - Ma adesso sembra addirittura che il governo voglia fare un vero e proprio travaso dagli aumenti del pubblico impiego al capitolo fisco. Noi chiediamo come aumento l'8%, l'esecutivo ci offre il 3,5%: ogni punto risparmiato, sono circa 1,4 miliardi di euro. Se non ci dà 5 punti, Tremonti racimola 7 miliardi; se ci nega del tutto la firma, rimandandola a chissà quando, potrebbe risparmiare oltre 11 miliardi di euro, che ammonta più o meno alla cifra della manovra fiscale. Un bel regalo elettorale finanziato con i soldi del pubblico impiego". Oltre ai contratti scaduti lo scorso dicembre, poi, ad aggrovigliare il quadro si mette pure il ritardo per 250 mila lavoratori di sanità, università e ricerca, che attendono ancora il rinnovo del vecchio biennio. In più, tutto il comparto chiede l'avvio della previdenza complementare, fino a oggi negata.

Nessuna marcia indietro, comunque, dopo la convocazione per il 3 giugno: "Siamo stati costretti a proclamare uno sciopero di otto ore per avere l'attenzione del governo e questo la dice lunga sulla sensibilità sociale dell'esecutivo - conclude Patta - La nostra mobilitazione è più generale, e scendiamo in piazza anche contro la delega sulle pensioni, in difesa del contratto nazionale e contro la devolution contrattuale, per la scuola pubblica". "Siamo contro l'impostazione generale della politica del governo, che tagli il welfare dal fronte fiscale, dalle pensioni o dai servizi pubblici offerti ai cittadini", aggiunge il segretario confederale Morena Piccinini. Conferma lo sciopero del 21 maggio anche il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo: "Andremo all'incontro per verificare le intenzioni del governo, vogliamo chiudere i nuovi contratti e quelli della stagione precedente". Dalla Cisl, Savino Pezzotta ribadisce che si scende in piazza "per i salari e le pensioni".


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