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L'edilizia scolastica è una priorità del governo dei tecnici?

di Osvaldo Roman

13/04/2012
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La Rosa Rossa news

L’edilizia è innanzitutto un drammatico problema di sicurezza nelle scuole come ha recentemente ricordato il Procuratore di Torino Raffaele Guariniello, in un appello rivolto direttamente al ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, con il quale ha segnalato le numerose ed evidenti criticità presenti nelle scuole del Torinese.
Ma l’edilizia scolastica può anche concorrere, in specie in questa fase, alla crescita del Paese e ciò a due condizioni: quella che si recuperi e si impieghi il miliardo prima sbandierato e poi “inguattato” da Tremonti e quella di escludere dal patto di stabilità le spese che la riguardano.
L’art.53 (1) del Decreto legge sulle semplificazioni, di recente convertito nella legge 4 aprile 2012 , n. 35 non sembra rappresentare queste due esigenze.
Infatti esso prevede che il CIPE entro il prossimo 8 maggio approvi un Piano nazionale di edilizia scolastica. Tale Piano non presenta le caratteristiche di un vero e proprio piano finanziario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici esistenti e di costruzione di nuovi edifici scolastici. A questo compito, nelle more della sua definizione e approvazione, al fine di assicurare il tempestivo avvio di interventi prioritari e immediatamente realizzabili, si dovrebbe provvedere, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, destinandovi i cento milioni di euro. stanziati per l’anno 2012, dall’articolo 33, comma 8, della legge 12 novembre 2011, n. 183, ed estendendo alle scuole primarie e dell’infanzia, gli interventi previsti dall’INAIL si sensi dell’articolo 1, comma 626, della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
Infatti tale Piano, deve essere approvato dal CIPE entro tre mesi dall’entrata in vigore del Decreto. Esso ha come oggetto finalistico “la realizzazione di interventi di ammodernamento e recupero del patrimonio scolastico esistente, anche ai fini della messa in sicurezza degli edifici, e di costruzione e completamento di nuovi edifici scolastici, da realizzare, in un’ottica di razionalizzazione e contenimento delle spese correnti di funzionamento, nel rispetto dei criteri di efficienza energetica e di riduzione delle emissioni inquinanti, favorendo il coinvolgimento di capitali pubblici e privati”.
Il guaio è che i ministri Profumo e Passera avrebbero dovuto già presentarne una proposta alla Conferenza Unificata entro lo scorso 8 marzo e, salvo errore, non mi sembra che ciò sia avvenuto.
Si tratta dunque non di un piano di investimenti riguardante specifici progetti edilizi ma di un piano operativo riguardante alcune misure di sistema che devono essere definite e realizzate grazie all’intervento congiunto dei vari livelli istituzionali di governo.
Il testo iniziale sembrava disinteressarsi di ogni verifica sullo stato attuale dell’’impiego delle risorse attualmente disponibili e si limitava a stabilire che all’attuazione delle disposizioni in esso previste si dovesse provvedere nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Un’ importante modifica introdotta alla Camera da un emendamento del PD, in aggiunta a quella che richiama nella programmazione il rispetto delle competenze delle Regioni e degli enti locali, stabilisce che “il Piano deve comprendere la verifica dello stato di attuazione degli interventi e la ricognizione sullo stato di utilizzazione delle risorse precedentemente stanziate”. Si potranno così finalmente conoscere i destini del miliardo di euro sbandierati per l’edilizia scolastica da Berlusconi, Gelmini e Tremonti fin dal 2009 e mai effettivamente utilizzati.
Si potrà finalmente conoscere cosa mai avrà sbloccato su tali materie quella delibera che il Cipe avrebbe assunto lo scorso 20 gennaio e di cui non vi è traccia nei siti e negli archivi ministeriali.
Leggevo nei giorni scorsi il testo (2), reso disponibile dopo oltre un mese, dell’audizione, che il ministro Profumo ha tenuto il 10 e il 31 gennaio scorsi alla settima Commissione della Camera e mi ha sorpreso molto che egli non abbia in quella occasione neppure nominato cosa sia effettivamente capitato al piano straordinario dei 358,4 milioni già approvato nel 2010 dal CIPE e quali difficoltà ci siano per varare un ulteriore Piano con i residui 406 milioni.
Ne ho ricavato la conferma che il governo dei tecnici, invece di praticare la trasparenza sia costretto a coprire una delle più incredibili malefatte del governo Berlusconi: quella di aver impedito, anche con il mantenimento per tali materie del patto di stabilità, l’uso di tali risorse, vitali per realizzare una scuola sicura e ambienti educativi idonei allo scopo a cui sono preposti, e collocate in un settore che poteva essere un tassello non insignificante della tanto invocata ripresa produttiva e della indispensabile crescita economica.
Profumo si è dilungato nella descrizione del sogno che suo dire rappresenta l’idea della realizzazione del passaggio dalla classe energetica G alla classe energetica B delle strutture della nostra edilizia scolastica. Questo significherebbe che, se si andasse in classe B, si scenderebbe da 12,5 miliardi di euro a 4 miliardi 100 milioni di euro!
A tale poetico e numericamente dotato modo di argomentare l’uscente Presidente Aprea ha risposto con il racconto in prosa di alcuni passaggi di una biografia di Steve Jobs. Nel dibattito 31 gennaio molti parlamentari hanno posto il tema del superamento del patto di stabilità ma il ministro non ha raccolto tale domanda.
Da quelle omissioni sembra partire il Piano dell’art.53, che punta essenzialmente sull’iniziativa dei privati nella conversione o nella realizzazione, con progetti di finanza, di strutture edilizie pubbliche e riprende le linee già esposte nel DEF 2011-14 che non a caso ignorava il miliardo già stanziato e perfino il destino dei 226 milioni della Programmazione MIUR 2007-2013 del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.
Il Piano a questo punto, anche grazie alla modifica apportata, scomparso ogni riferimento alla delibera del CIPE del 20 gennaio 2012, se non si vuole continuare nell’inverecondo balletto tremontiano in materia, dovrà consentire:
a) la verifica dello stato di attuazione delle convenzioni di cui al Piano dei 358,422 milioni avviato dal CIPE con la deliberazione del 13 maggio 2010 n. 32, pubblicata sulla GU n. 215 del 14-9-2010( - s.o. n.216);
b) la verifica dello stato di realizzazione del secondo stralcio di 406 milioni dei 1021,288, già approvati del Fondo delle infrastrutture, che devono ancora essere impiegati con le modalità individuate in sede di Conferenza unificata.
Proprio su queste risorse-destinate prevalentemente al Sud perché provenienti dai FAS- si potrebbe impiantare e dare consistenza ad una parte del Piano nazionale di cui al Decreto.

Al tempo stesso dovrà verificare la destinazione dei 226 milioni della Programmazione MIUR 2007-2013 del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale.

Tutte queste verifiche sono necessarie perché questo governo non ha ancora dato attuazione a quanto previsto dall’art.33, comma 3, della recente legge di stabilità 12 novembre 2011, n. 183.
Con tale norma “viene assegnata al Fondo per lo sviluppo e la coesione una dotazione finanziaria di 2.800 milioni per l'anno 2015 per il periodo di programmazione 2014-2020, da destinare prioritariamente alla prosecuzione di interventi indifferibili infrastrutturali, nonche' per la messa in sicurezza di edifici scolastici, per l'edilizia sanitaria, per il dissesto idrogeologico e per interventi a favore delle imprese sulla base di titoli giuridici perfezionati alla data del 30 settembre 2011, già previsti nell'ambito dei programmi nazionali per il periodo 2007-2013. I predetti interventi sono individuati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro delegato per la politica di coesione economica, sociale e territoriale, su proposta del Ministro interessato al singolo intervento.”
In attesa di conoscere il suddetto Decreto non è dunque ancora chiaro cosa sia stato speso e quanto resti da spendere, fino al 2013 e quanto slitterà al 2015, di quanto stanziato per l’edilizia scolastica con la delibera CIPE del 6 marzo 2009 n. 3.
Nel frattempo sono largamente scaduti termini stabiliti per dare attuazione all'atto di indirizzo approvato dalle Commissioni parlamentari competenti il 2 agosto 2011, ai sensi dell'articolo 2, comma 239, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e successive modificazioni (si tratta di 115 milioni). Si deve avere presente che, con la modifica introdotta all’art. 25 del DL 201/11, si è previsto che il Governo dà attuazione a quell’atto di indirizzo e adotta gli atti necessari all'erogazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione destinate alle medesime finalità ai sensi dell'articolo 33, comma 3, della legge 12 novembre 2011, n. 183, e nell'ambito della procedura ivi prevista, e ne riferisce alle Camere.”.
Se non andiamo errati si sposta al 2015 tale erogazione! Perché il governo si è finora rifiutato di confermare o smentire tale evenienza?

(1) Testo definitivo dell’art. 53
(2) Audizione del Ministro F. Profumo alla VII Commissione della Camera.(10 e 31 gennaio 2012)


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