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Il Ministro Mazzella tra spoil system e assalto alla Dirigenza -di Osvaldo Roman

Il Ministro Mazzella tra spoil system e assalto alla Dirigenza di Osvaldo Roman - 21-01-2003 Il ministro della Funzione pubblica, Luigi Mazzella, non ama il meccanismo dello spoil system per ...

21/01/2003
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Il Ministro Mazzella tra spoil system e assalto alla Dirigenza
di Osvaldo Roman - 21-01-2003

Il ministro della Funzione pubblica, Luigi Mazzella, non ama il meccanismo dello spoil system per la scelta dei dirigenti pubblici. E annuncia la sua intenzione di modificare la normativa introdotta per la prima volta dal governo di centro sinistra, ma rafforzata dal suo predecessore, Franco Frattini.

Intervistato dal Corriere della Sera, Mazzella avverte che occorre 'evitare un rischio: quello di ritenere che i vertici della pubblica amministrazione possano essere politicizzati'. Ha intenzione di realizzare una riforma dell'alta dirigenza? 'Se non avessi in mente il problema, che ragione ci sarebbe per una conferenza degli alti dirigenti statali, come quella che faremo all'inizio di febbraio? Li convochiamo proprio perche' esprimano delle opinioni e ci parlino del disagio che oggi avvertono'. Mazzella precisa che non si tratta di 'un problema immediato ma sicuramente la questione verra' all'esame del ministero'
E' incredibile ma, dopo che sull'argomento hanno variamente sproloquiato giornalisti e commentatori politici, anche il Ministro della Funzione pubblica dimostra di ignorare che la legge Frattini non ha introdotto il meccanismo dello 'spoil system' per la scelta dei dirigenti pubblici bensì quello dell'assalto della dirigenza che è stato effettuato 'una tantum' ad uso e consumo di questo governo. Si sa che più si sale in alto nella scala gerarchica e più difficili e nascoste sono le norme che regolano lo stato giuridico, in questo caso però forse può essere semplice richiamarsi agli articoli e ai commi.

Vediamo come veramente stanno le cose:

A ) L'unico e autentico spoil system rimane quello introdotto dall'articolo 8 del T.U 195/2001 che risulta modificato dalla legge Frattini che lo rende automatico e obbligatorio. Esso riguardava unicamente circa 48 superdirigenti apicali e veniva concepito in un quadro di privatizzazione della Dirigenza statale che arrivava fino ai suoi più alti gradi.

Articolo 19
Incarichi di funzioni dirigenziali

(I commi 3 e 8 del precedente T.U 195/2001 così come risultano modificati - in neretto dopo la parentesi - dalla legge 15 luglio 2002, n. 145 -legge Frattini-)

3. Gli incarichi di Segretario generale di ministeri, gli incarichi di direzione di strutture articolate al loro interno in uffici dirigenziali generali e quelli di livello equivalente sono conferiti con decreto '#8211;
del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro competente, a dirigenti della prima fascia (del ruolo unico) dei ruoli di cui all'articolo 23 o, con contratto a tempo determinato, a persone in possesso delle specifiche qualita' professionali richieste dal comma 6.

(8. Gli incarichi di direzione degli uffici dirigenziali di cui al comma 3 possono essere confermati, revocati, modificati o rinnovati entro novanta giorni dal voto sulla fiducia al Governo. Decorso tale termine, gli incarichi per i quali non si sia provveduto si intendono confermati fino alla loro naturale scadenza.)"8. Gli incarichi di funzione dirigenziale di cui al comma 3 cessano decorsi novanta giorni dal voto sulla fiducia al Governo";

B ) Di significato completamente diverso sono le disposizioni che hanno portato alle centinaia di autentiche 'depurazioni' effettuate dalla destra nei ranghi della dirigenza statale.
Infatti il comma 7 dell'articolo 3 della legge Frattini prevede che:

7. Fermo restando il numero complessivo degli incarichi attribuibili, le disposizioni di cui al presente articolo trovano immediata applicazione relativamente agli incarichi di funzione dirigenziale di livello generale e a quelli di direttore generale degli enti pubblici vigilati dallo Stato ove è prevista tale figura. I predetti incarichi cessano il sessantesimo giorno dalla data di entrata in vigore della presente legge, esercitando i titolari degli stessi in tale periodo esclusivamente le attività di ordinaria amministrazione. Fermo restando il numero complessivo degli incarichi attribuibili, per gli incarichi di funzione dirigenziale di livello non generale, può procedersi, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, all'attribuzione di incarichi ai sensi delle disposizioni di cui al presente articolo, secondo il criterio della rotazione degli stessi e le connesse procedure previste dagli articoli 13 e 35 del contratto collettivo nazionale di lavoro per il quadriennio 1998-2001 del personale dirigente dell'Area 1. Decorso tale termine, gli incarichi si intendono confermati, ove nessun provvedimento sia stato adottato. In sede di prima applicazione dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come modificato dal comma 1 del presente articolo, ai dirigenti ai quali non sia riattribuito l'incarico in precedenza svolto è conferito un incarico di livello retributivo equivalente al precedente. Ove ciò non sia possibile, per carenza di disponibilità di idonei posti di funzione o per la mancanza di specifiche qualità professionali, al dirigente è attribuito un incarico di studio, con il mantenimento del precedente trattamento economico, di durata non superiore ad un anno. La relativa maggiore spesa è compensata rendendo indisponibile, ai fini del conferimento, un numero di incarichi di funzione dirigenziale equivalente sul piano finanziario, tenendo conto prioritariamente dei posti vacanti presso l'amministrazione che conferisce l'incarico.

Come si vede si tratta di disposizioni 'una tantum' ( infatti operano entro 60 o 90 giorni dall'entrata in vigore di quella legge!)che valgono, non come un sistema da adottare in occasione di ogni voto di fiducia ad un nuovo governo, ma solo ed unicamente per questa occasione appunto per 'l'assalto alla dirigenza' effettuato dal governo Berlusconi e soci.

Come mai il neoministro Mazzella nella sua dichiarazione alla stampa appare così gravemente disinformato?

L'INTERVISTA / Il ministro della Funzione pubblica: le authority devono avere autonomia, i membri siano scelti dal Parlamento con maggioranza qualificata

"Basta politica, alti dirigenti a disagio"

Mazzella: vogliono servire lo Stato e non i partiti. No allo spoils system, la legge Frattini va cambiata

ROMA - Luigi Mazzella dice che bisogna "evitare un rischio: quello di ritenere che i vertici della pubblica amministrazione possano essere politicizzati". Sarà perché della pubblica amministrazione il successore di Franco Frattini si considera parte integrante, al punto da autodefinirsi "un avvocato dello stato" e rivendicare il ruolo di "ministro tecnico". O più semplicemente perché il nuovo ministro della Funzione pubblica conosce bene i rapporti tortuosi fra politica e burocrazia. Non fosse altro per essere stato in passato, socialista egli stesso, capo di gabinetto di ministri socialisti, da Francesco De Martino a Lelio Lagorio, a Carlo Tognoli. Ma una cosa è certa: sulla controversa questione dello spoils system non seguirà le orme del suo predecessore. Almeno a giudicare dalle sue affermazioni: "La pubblica amministrazione deve avere soprattutto nei suoi alti vertici delle connotazioni di neutralità e imparzialità che rappresentano la sua fedeltà all'istituzione più che al potere politico".
Eppure lo spoils system introdotto già dal centrosinistra ma poi radicalmente rafforzato da Frattini punta a stabilire un rapporto di assoluta fedeltà fra burocrazia pubblica e governo. Non crede sia giusto?
"Per dovere di lealtà la pubblica amministrazione deve naturalmente seguire gli indirizzi politici della parte che la volontà popolare ha espresso come propria classe di governo. Fermo restando che i pubblici funzionari sono al servizio della nazione nella sua complessità: la pubblica amministrazione è il luogo dove si coagula l'interesse generale".
Ha intenzione di modificare il meccanismo di selezione degli alti dirigenti voluto dal suo predecessore?
"Non è un problema immediato ma sicuramente la questione verrà all'esame del ministero. Bisogna vedere se e in che modo il cosiddetto spoils system , un termine come tanti altri mutuato impropriamente dal sistema anglosassone, e che già di per sé mi suscita contrarietà, sarà compatibile con la linea che intendo perseguire nell'eventuale riforma dell'alta dirigenza. Sulla base dei principi che ho spiegato".
Lei pensa quindi a un a nuova riforma dell'alta dirigenza?
"Se non avessi in mente il problema, che ragione ci sarebbe per una conferenza degli alti dirigenti statali, come quella che faremo all'inizio di febbraio? Li convochiamo proprio perché esprimano delle opinioni e ci parlino del disagio che oggi avvertono".
Perché avvertono disagio?
"Per una serie di provvedimenti che indubbiamente hanno contribuito a operare dei cambiamenti. Ma che hanno anche determinato, ripeto, un certo senso di disagio nell'alta dirigenza. Dai contatti che ho, tutta la pubblica amministrazione vuole che le venga restituita l'antica dignità di servire lo stato".
La prossima grana che dovrà affrontare sarà però la riforma delle authority ind ipendenti.
"Intant o non parlerò di authority ma di istituzioni pubbliche indipendenti. Il fatto che abbiamo mutuato questo meccanismo istituzionale dall'ordinamento anglosassone non significa che dobbiamo anche pedissequamente riprodurne il nome, come per lo spoils system . Per il momento esiste soltanto una bozza elaborata sulla base del lavoro della commissione istituita da Frattini, che però voglio rivedere alla luce di idee precise e personalissime che ho sull'argomento".
Qualche certezza la può fornire?
"Ritengo che queste istituzioni debbano avere autonomia e indipendenza, garantita da un sistema di nomina parlamentare dei vertici con delle maggioranze qualificate: due terzi in prima battuta e tre quinti dopo la terza votazione. In questo modo saranno nominati cinque componenti che eleggeranno il presidente al loro interno".
Quando sarà presentata la riforma al consiglio dei ministri?
"Entro la seconda decade di febbraio. La riforma stabilirà i principi che dovranno ispirare le istituzioni pubbliche indipendenti. Non più una capricciosa proliferazione di autorità, ma una razionalizzazione di quegli organismi che hanno necessità di agire in modo autonomo. Per esempio per tutelare diritti fondamentali della persona. La riforma individuerà le autorità che sopravviveranno e quelle che, al contrario, saranno eliminate. Inoltre sarà prevista l'omogeneizzazione dei trattamenti economici".
E' sempre convinto che anche l'Avvocatura dello stato vada trasformata in un'autorità indipendente?
"Naturalmente. E' la proposta che farò. Anche se questo sarà certamente un passo successivo, perché non voglio ritardare l'iter della riforma. C'è già troppa carne al fuoco".
Si critica tanto la proliferazione delle autorità e poi se ne fa un'altra. E' proprio necessario?
"Trasformata in istituzione indipendente secondo i principi che saranno fissati nella riforma, l'Avvocatura potrebbe diventare anche la casa dei pubblici ministeri. Risolvendo così una volta per tutte la questione ineludibile della separazione delle carriere dei magistrati. Sarebbe una struttura con due branche, seguendo l'esempio americano del general attorney ".
Adesso è lei che usa i termini anglosassoni...
"E' un esempio puramente strumentale. Si tratta di mettere insieme, nella stessa casa, gli avvocati che difendono lo stato nella conflittualità patrimoniale con i cittadini e gli avvocati che esercitano per conto dello stato l'azione penale. Niente di più logico".
E i pubblici ministeri uscirebbero così dai ranghi della magistratura.
"Certamente. Un avvocato dell'accusa non può essere un giudice".
L'ex presidente della Corte costituzionale Francesco Paolo Casavola ha proposto piuttosto per i pm un'autorità gemella dell'Avvocatura. Che ne pensa?
"Non ho alcuna preclusione verso questa idea".
Sergio Rizzo


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