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La Sicilia-Docenti, codice etico deciso dal ministro?

Docenti, codice etico deciso dal ministro? Un codice etico per la scuola, al fine di creare un Albo professionale per gli insegnanti, simile ai tanti albi dove altre categorie di professionisti s...

30/03/2002
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La Sicilia

Docenti, codice etico deciso dal ministro?

Un codice etico per la scuola, al fine di creare un Albo professionale per gli insegnanti, simile ai tanti albi dove altre categorie di professionisti si riconoscono. E' una proposta questa sicuramente interessante, ma che nello stesso tempo sta innescando qualche perplessità nel momento in cui il ministero della Istruzione vi ha messo "lo zampino", proponendo esso stesso le norme cui attenersi e nominando, per esempio, come suo presidente il cardinale ErsilioTonini.
Mai, con altre categorie di professionisti, il governo aveva interferito nell'indicazione dei doveri deontologici. In ogni caso il dibattito si è aperto, grazie alla Gilda, ma in qualche modo sollecitato un po' da tutte le rappresentanze dei docenti, che chiedono il riscatto del ruolo e della funzione in una società in vorticoso cambiamento.
Da non confondere, in questa fase, l'altra proposta di scindere la contrattazione sindacale tra insegnanti e personale Ata. Se il ministero sollecita (secondo una probabile logica d'indebolimento dei sindacati più forti) questa separazione, facendo proprie le antiche proposte della Gilda, ha pure fatto arrabbiare le altre sigle che, oltre a vedere capovolti i rapporti di forza, temono di perdere peso al tavolo delle trattative e di mettere all'angolo altri lavoratori del comparto. Da qui il rischio che l'albo professionale sia il primo passo per separare insegnanti e no, e per dare mandato alla stipula dei contratti personali.
Ma a parte questo inghippo "politico", tutti oggi appaiono favorevoli a disegnare al più presto il nuovo profilo professionale di una categoria che va sfaldando la sua immagine e il suo livello, che stenta a trovare una sua collocazione sociale, insieme a una interlocuzione adeguata con altre categorie.
I termini del dibattito finora possono essere ricondotti ad alcuni temi portanti, tra cui la riconquista del principio di autorità del docente. Non nel senso di autoritarismo, ma in quello più genuino di autorevolezza nei confronti dell'alunno con cui ci deve essere, secondo Salvatore Veca, un rapporto "asimmetrico", come quello tra qualunque professionista e chi a lui si affida. Un docente, come un padre col figlio, non può essere "amico" del suo allievo. Ecco perché una scuola "rigorosa" serve a preparare alle inclemenze del mondo e ai suoi conflitti e soprattutto alla formazione culturale. In questo contesto è necessario, per la definizione di un codice, che il professionista della istruzione abbia chiaro il ruolo che svolge nella società post industriale, dove le sue competenze specifiche sono indispensabili per formare abilità utili allo sviluppo e anche una classe dirigente affidabile. La scuola allora, dopo avere aiutato alla socializzazione, deve ora pensare alla formazione, istruendo alle scelte e all'orientamento, per cui il lavoro dell'insegnante diventa un servizio alla persona, come quello fornito da un qualunque altro professionista ai cittadini.
In questo ambito si affaccia implacabile il grande problema della valutazione degli alunni. La società ha dato una notevole responsabilità ai docenti, quella appunto di promuovere chi sa e di trasmettere il suo patrimonio culturale. Per cui stabilire un codice deontologico è anche un modo per legittimare il docente nel suo lavoro, insieme a quello di consentire uno scambio di idee, di funzioni, di esperienze, di conoscenze con altri professionisti della sua categoria; elementi tutti che finora sono rimasti racchiusi all'interno delle singole scuole.
La proposta è dunque quella di ricostruire una nuova figura professionale, anche se, per taluni osservatori, la formazione di un Albo appare assai peregrina, visti i tentativi di abolire gli altri ordini e visto pure che si vuole privatizzare l'istruzione.
Pasquale Almirante


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