Sostegno alla FIOM CGIL e ai lavoratori FIAT nel respingere i ricatti: i diritti non si barattano
Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
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Gli accordi separati alla FIAT sono un attacco alla democrazia sui posti di lavoro e peggiorano nettamente le condizioni dei lavoratori. Essi sono una evidente violazione dei principi e dei valori della nostra Costituzione.
Non possono essere le imprese a decidere a quale sindacato un lavoratore possa aderire e la FIOM non potrà mai essere cancellata perché è il sindacato più rappresentativo.
Si abolisce il contratto nazionale di lavoro per imporre l'individualizzazione dei rapporti di lavoro. È la stessa logica imposta dal Governo nei settori pubblici con la sospensione dei contratti nazionali e il divieto di poter rinnovare le RSU.
Il Governo e Marchionne vogliono cancellare lo Statuto dei diritti dei lavoratori perché, come argomentato anche da esponenti autorevoli della Confindustria, per stare nella competizione globale i lavoratori debbono rassegnarsi a lavorare di più e in condizioni peggiori.
Non si può far passare per modernità il ritorno agli anni cinquanta con la distruzione sistematica della dignità e della soggettività del lavoro. Saranno soprattutto i giovani a dover subire l’umiliazione di una condizione fatta di mortificazione della propria dignità e delle proprie competenze.
Le lotte degli studenti, dei ricercatori e dei precari hanno dato voce alla condizione disperata di una intera generazione che vede spezzato il rapporto con il presente e il futuro. Occorre unificare e allargare la mobilitazione attraverso una azione confederale che non lasci sola la FIOM nel condurre una battaglia che riguarda la difesa della civiltà del lavoro.
Servono sicuramente regole sulla democrazia e sulla rappresentanza ma il primo atto concreto deve essere una intesa per rinnovare le RSU nei settori pubblici. A Pomigliano e poi a Mirafiori si chiamano i lavoratori a votare sotto ricatto l’accordo separato, mentre ai lavoratori pubblici viene negato l'esercizio di un voto democratico.
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