Scuola: incomprensibile inerzia di ministero e governo. Non più rinviabile l'applicazione del Patto per la Scuola per riaprire in presenza e sicurezza
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
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Roma, 15 luglio - Risulta incomprensibile la fase di stallo del governo e del ministero dell'Istruzione sulla scuola. Dovevano essere accelerate le assunzioni ma ad oggi non si conoscono i contingenti dei ruoli né docenti, né ATA, le classi di concorso, le province dove si faranno le nomine. Non va meglio sul versante della dirigenza e dei DSGA dove c’è un elevato numero di sedi libere.
A settembre si dovrebbero riaprire le scuole in presenza e in sicurezza, come nuovamente annunciato dal ministro, ma non solo non si è aperto il confronto per aggiornare i protocolli per prevenzione e sicurezza stabilendo le necessarie procedure per impedire il contagio, non si è affrontato adeguatamente nemmeno il tema della qualità delle sedi e degli spazi e quindi non sono stati ancora effettuati gli interventi utili per costruire ambienti adatti ad accogliere gli alunni.
Inoltre, non si danno ancora indicazioni chiare in merito all'assunzione dell'organico aggiuntivo "Covid", indispensabile per permettere almeno una prima (seppure insufficiente) riduzione del numero di alunni per classe e sostenere il contenimento del contagio. Infine, non si riscontra alcuna volontà da parte del ministero di attivare i 21 tavoli previsti dal Patto per la Scuola sottoscritto da governo e parti sociali.
Insomma, le azioni necessarie al ritorno della scuola in presenza non si stanno concretizzando e cresce giustamente il malcontento nelle lavoratrici, nei lavoratori e nelle famiglie, oltre che negli studenti. E intanto anche i dati Invalsi appena pubblicati testimoniano l'urgenza di tornare pienamente in presenza e l’approfondirsi dei divari territoriali dopo un altro anno di didattica a distanza.
Non possiamo rischiare, non sono più rinviabili tutti quei provvedimenti che come FLC CGIL da tempo stiamo chiedendo e che sono contenuti anche nel Patto per la scuola sottoscritto a Palazzo Chigi, per evitare alla scuola italiana un altro anno drammatico.
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