Incontro col Ministro dell’Istruzione: da Bianchi parole importanti su centralità della scuola. Ora lavorare per riportare l’Istruzione al centro del Paese
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL
Roma, 24 febbraio – “Partire dagli ultimi per riportare la scuola al centro del Paese”, in questa frase potrebbe racchiudersi il senso del primo incontro con il nuovo Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi.
Le memorie della FLC CGIL consegnate al Ministro Bianchi.
Nell’intervento di apertura il Ministro ha dimostrato grande attenzione per la centralità della scuola e un approccio nuovo e disponibile nel rapporto con le parti sociali.
La FLC CGIL, con il suo segretario generale Francesco Sinopoli, ha sottolineato la necessità di avere uno sguardo lungo sull’Istruzione e sulla sua importanza: “La pandemia ha messo in luce la stretta connessione fra salute, clima, ambiente, lavoro, giustizia sociale, sistema produttivo e stili di vita. Se ciò è vero, ha ragione Papa Bergoglio: non serve verniciare la casa ma ripensarla dalle fondamenta, se necessario abbatterla e ricostruirla. Per affrontare le sfide che abbiamo di fronte è necessario decidere le priorità verso cui indirizzare gli investimenti. La prima per noi è l’istruzione. Le fondamenta. A partire dal Next Generation EU”.
Per la FLC è dunque necessario elevare complessivamente i livelli di istruzione del Paese partendo dall’estensione del tempo scuola, che deve diventare un punto di forza delle politiche scolastiche dei prossimi anni, assieme all’obbligatorietà della scuola dell’infanzia e all’introduzione dell’obbligo scolastico a 18 anni. Occorrono scelte mirate a beneficio delle aree più deboli, quelle dove la dispersione scolastica, sottolineata come criticità dallo stesso Ministro, tocca le cifre più allarmanti.
Ma ci sono interventi da attuare subito per affrontare le emergenze legate alla pandemia: bisogna recuperare un governo nazionale del sistema di istruzione, perché non possono essere le Regioni a decidere quando interrompere la scuola in presenza, quando fare didattica a distanza e se affidare alle famiglie la scelta sulla frequenza. La scuola della Costituzione non può diventare scuola à la carte. Dobbiamo dunque ripartire da un guida nazionale aggiornando i protocolli sulla sicurezza fermi al 6 agosto scorso e cercando di centralizzare per quanto possibile la campagna vaccinale per il personale scolastico. E per far ciò dobbiamo avere dati certi sui contagi nelle scuole, in base ai quali prevedere eventuali interventi differenziati.
Anche riguardo gli Istituti Tecnici Superiori abbiamo sottolineato la necessità di superarne la dimensione localistica e prevederne una gestione e una governance pubblica che, nella progettazione dei percorsi, lavori in sinergia con l’Università e gli Enti di Ricerca. Bisogna evitare che gli ITS si configurino esclusivamente, da un lato come formazione di personale per specifiche aziende o, dall’altro, come meri strumenti di recupero dell’abbandono scolastico o universitario dei soggetti più deboli.
Un grande investimento, come detto in apertura dal Ministro, va fatto sulla formazione e sul reclutamento, ma è essenziale per noi concentrarsi sul prossimo 1° settembre quando ci troveremo di fronte a 220 mila cattedre vacanti. La scuola non può permettersi un numero così alto di posti da coprire, servono procedure semplificate per mettere in cattedra da subito i precari con almeno tre anni di servizio e serve il consolidamento, almeno sul prossimo anno scolastico, dell’organico Covid laddove è stato attivato.
Riguardo al più volte evocato allungamento del calendario scolastico abbiamo ribadito al ministro la nostra netta contrarietà a un allungamento dell’anno scolastico. Il problema del recupero degli apprendimenti scolastici, laddove si pone, non è uguale in tutte le regioni e in tutte le scuole. È necessaria dunque una strategia diversificata affidata alle singole scuole, ma anche per questo sono necessari organico e risorse aggiuntive.
Sulla proposta del Ministro di un tavolo dedicato alla mobilità del personale abbiamo ribadito la prioritaria necessità di abolire la norma sul vincolo quinquennale di permanenza nella prima sede di assegnazione.
Abbiamo posto all’attenzione del tavolo ministeriale molti altri temi ricordandone uno fondamentale: il Contratto. Le risorse attualmente dedicate al rinnovo non sono nemmeno lontanamente vicino a quelle che servono per un aumento dignitoso.
Riteniamo infine, che l’opportuna apertura del Ministro per l’avvio di tavoli tematici e di corrette e costanti relazioni sindacali, se effettivamente e costantemente praticata, non potrà che portare a soluzione di problemi che si trascinano da anni e su cui da anni abbiamo avanzato precise proposte.
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