Caos vaccini, una legge da cambiare. Intanto servono buon senso e flessibilità nell'applicazione
Comunicato stampa di Francesco Sinopoli, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Stiamo assistendo in questi giorni, in virtù di una legge nata da un decreto sbagliato sui vaccini obbligatori voluto dalla ministra della Salute Lorenzin, ad una vera e propria corsa contro il tempo da parte di centinaia di migliaia di famiglie coinvolte nell’iscrizione dei figli ai nidi, alle scuole dell’infanzia, alle elementari. Non solo. La corsa contro il tempo, data la scadenza ravvicinata del 10 settembre, coinvolge anche gli operatori scolastici già sottoposti ad un tour de force inedito e gigantesco per far partire in modo ordinato l’anno scolastico. E con essi, parte del personale delle Asl e dei Comuni.
C’era davvero bisogno di imprimere un’accelerazione di questo tipo alle vaccinazioni obbligatorie? Eravamo forse in emergenza sanitaria, e non lo si sapeva? Il fatto è che con queste decisioni molto opinabili, il governo ha contrapposto il diritto costituzionale alla salute al diritto costituzionale all’istruzione, invece di adottare misure ragionevoli che li armonizzino. Inoltre, l’impatto degli obblighi burocratici sulle scuole, previsti dalla legge, si prefigura pesantissimo, come ci viene denunciato da tanti istituti, alcuni dei quali sono stati costretti a chiedere vere e proprie task force di docenti per collaborare con il personale delle segreterie. Una scelta assurda. Evidentemente, non sono bastati gli appelli degli operatori scolastici, dei sindaci dell’Anci, delle stesse Asl, di alcune Regioni. Come sempre accade quando si tenta di correggere scelte basate su valutazioni frettolose e superficiali, il rimedio risulta peggiore del male: i due Ministeri, della Salute e dell’Istruzione, anziché escludere l’anno scolastico 2017/2018 dagli effetti della legge, hanno invece chiarito che per i bambini iscritti per la prima volta alla scuola dell’infanzia e per quelli già frequentanti dagli anni precedenti, la mancata presentazione entro l’11 settembre della documentazione attestante l’adempimento degli obblighi di vaccinazione provocherà l’impossibilità di frequentare.
Si tratta di indicazioni che vanno nella direzione opposta a quella auspicata dalla FLC di non discriminazione e di rispetto del diritto allo studio dei bambini della scuola dell’infanzia. E tutto ciò mentre si stanno firmando in quasi tutte le regioni specifici Accordi tra Regione e Ufficio Scolastico Regionale per la semplificazione delle procedure con la previsione che, nelle more della regolarizzazione della documentazione, anche i bambini non vaccinati possano frequentare la scuola dell’infanzia. Si tratta di contraddizioni che non sarà facile gestire e che provocano enormi difficoltà alle scuole e ai dirigenti scolastici nel rapporto diretto con famiglie e bambini.
Si poteva e doveva evitare un’ulteriore frattura tra le famiglie, tra bambini, tra studenti. Non sarebbe stato meglio puntare allo stesso obiettivo dell'aumento delle vaccinazioni non con una imposizione di legge, ma attraverso un rilancio dell’alleanza terapeutica medico-paziente partendo da una grande campagna di informazione e istruzione?
Si poteva, finalmente, dare luogo ad un confronto più disteso nei tempi sui contenuti di questa legge, ad un dibattito pubblico generale sul tema dell’obbligatorietà dei vaccini, della funzione e del ruolo della comunità medica, sull’alleanza terapeutica che tanti buoni frutti ha dato in questi decenni. Invece si è preferito, da parte del governo e della maggioranza parlamentare, non dare ascolto, non aprire gli occhi, evitando il confronto. Così è se vi pare, ci è stato detto, ed è stato detto ai medici, alle scuole, ai Comuni.
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