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Elezioni RSU: si vota il 3, 4 e 5 marzo 2015

Una grande prova di democrazia e trasparenza. Voteranno per i loro rappresentanti e il loro sindacato oltre 3 milioni di lavoratori pubblici.

29/10/2014
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Nelle ultime elezioni, il 2012, ha votato l'80% degli aventi diritto, in tempi di sfiducia verso la politica e l'esercizio del voto che ne elegge la rappresentanza non è poco.

Quindi, grande partecipazione e riconoscimento del valore della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro e nazionale. 

Riconoscimento soprattutto per chi interpreta la funzione del sindacato con dimensione confederale e generale: i sindacati di categoria di CGIL, CISL e UIL hanno ottenuto oltre il 70% dei consensi.

E, fra questi, siamo il sindacato più votato e rappresentativo in tutti i settori della conoscenza: un terzo dei lavoratori della scuola, dell'università, della ricerca, dei conservatori e delle accademie ha scelto la FLC CGIL.

La scadenza delle elezioni RSU è come una grande operazione di rendicontazione, nella quale il sindacato si confronta, da conto delle sue azioni, chiede di essere valutato. 

Una partecipazione così ampia è il segno anche dell'importanza che i lavoratori assegnano alla contrattazione nei luoghi di lavoro.

Un segnale che un governo attento dovrebbe cogliere, invece di proseguire nel prosciugamento delle risorse destinate al miglioramento dell'offerta formativa, come prevede anche l'ultima legge di stabilità.

Ma i segnali che giungono da questo governo vanno tutti in direzione contraria: generalizzato abbassamento di diritti e tutele, anzichè aumentarli per tutti; perdita di potere d'acquisto per i lavoratori pubblici, senza contratto da 5 anni; eliminazione degli scatti d'anzianità da subito per dare forse fra tre anni 60 euro al 66% dei docenti; lavoratori ATA dimenticati e ridimensionati nel numero e nel ruolo; diritto allo studio ignorato, diminuiranno drasticamente le risorse per le borse di studio e aumenteranno le tasse.

Insomma, questi e altri buoni motivi per proseguire la nostra mobilitazione con l'appuntamento dell'8 novembre con la grande manifestazione a Roma in piazza del Popolo, includendo una proclamazione dello sciopero se il governo proseguirà ad essere sordo ad ogni richiesta di confronto, arrogante nei linguaggi e nelle pratiche autoritarie e autoreferenziali.