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ENEA: ristrutturazione senza progetto?

Una riorganizzazione che crea più problemi di quanti ne risolva.

03/05/2010
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Con le circolari 23, 24, 25 , 26 del 2010 e con quella sui Centri del 2009, il Commissario ha posto in essere, nelle more dell'art. 37 della legge 99/2009, la nuova struttura organizzativa dell'ENEA. Ancora in attesa degli indirizzi definiti dal Ministro dello sviluppo economico, d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca (ex c.2), in assenza di un “Perché” è stato definito un “Come”, e questo appare del tutto singolare.

La nuova organizzazione si caratterizza come una destrutturazione a tappeto, in totale assenza di un quadro programmatico e di una visione del ruolo dell’Agenzia: essa pone seri dubbi di legittimità dell’operato del Commissario, ma ancor più suscita fortissime preoccupazioni circa la sorte del più grande organismo di ricerca pubblica sull’energia.

Il superamento dei Dipartimenti - doveroso e necessario per rinnovare l’ENEA, valorizzando le straordinarie capacità esistenti, sempre più mortificate da una ristretta oligarchia, anacronistica ed autoreferenziale, di cui lo stesso Commissario ha fatto parte - si è risolta nella individuazione dei (presunti) nuclei elementari di competenze esistenti, non sempre considerati unitariamente e spesso anch’essi frammentati, con una anomala proliferazione di incarichi di responsabilità, e l’invenzione di indiscriminate e nebulose funzioni di coordinamento di cui nessuno, forse neanche chi le ha concepite, è in grado di definire compiti e strumenti operativi.

Ci troviamo di fronte ad una estrema parcellizzazione delle attività dell'Enea, funzionale sicuramente al conferimento di incarichi a pioggia, che in molti casi riconoscono reali professionalità presenti nell’Agenzia, ma che premiano incomprensibilmente troppi illustri sconosciuti o persone palesemente inadeguate, ponendo in estrema difficoltà operativa persone che avevano tenuto in piedi l’Enea, cercando risorse esterne, facendosi carico del lavoro, esprimendo una capacità notevole, spesso più riconosciuta all’esterno che all’interno dell’Enea.

Assistiamo, ci spiace dirlo, al ritorno galoppante di vecchie pratiche del periodo della decadenza della prima Repubblica che mai avremmo voluto rivedere.

Sebbene un’analisi asettica dell’operazione messa in atto potrebbe far pensare ad un ente che, definendo maggiormente la centralità delle competenze, si prepari ad operare più agilmente nelle attività di sua competenza,

  • la pressoché assoluta mancanza di partecipazione del personale interessato (trattato semplicemente come oggetto passivo e non come motore del rilancio delle attività);

  • l'assenza di un quadro di riferimento certo in termini di ruolo, programmi e finanziamenti;

  • l’assenza clamorosa di iniziativa in tal senso da parte del Commissario;

evidenziano come non esista a tutt'oggi – all’interno e all’esterno dell’ENEA - una idea realisticamente forte dell'Agenzia.

Anzi, si rafforzano i dubbi circa la volontà governativa – supportata dal commissario dell’ENEA – di avviare un percorso di liquidazione dell’Agenzia.

Gli elementi che accrescono la nostra preoccupazione:

  • I tempi e i modi di autonomizzazione dei centri,

  • la singolare introduzione (per la prima volta) di un coordinamento per i centri del nord,

  • l’estrema parcellizzazione della struttura dell'Enea.

Si pensa forse alla fuoriuscita di pezzi dell'Agenzia verso altre configurazioni? Ciò contrasterebbe con la pervicace volontà di non sistemare dal punto di vista contrattuale la posizione di inquadramento e retributiva del personale.

E' forse in atto un percorso di regionalizzazione non dichiarato? Al proposito avevamo più volte sollecitato la costituzione di un nucleo che potesse conoscere le iniziative di tutte le Regioni del Paese e avesse la possibilità di coordinare l’azione dell’Enea nei confronti di tutti gli enti locali. L’ufficio non è stato creato ma si apprende che c’è una specificità “Nord Italia”.

Ci sembra estremamente pericoloso che qualsiasi definizione di configurazioni diverse da quella unitaria e nazionale possa avvenire ancora una volta senza alcuna trasparenza e senza la partecipazione del personale e del sindacato.

Questa struttura basata su micromatrici, pseudo autonome, pone enormi problemi nella progettazione e gestione di “progetti di ricerca su finanziamenti UE e nazionali” e mette in difficoltà la capacità dell’Enea di essere interlocutore valido ed efficiente del sistema produttivo.

In questo contesto sarà difficile che i ricercatori possano costruirsi una loro storia scientifica credibile ed accettabile anche al di fuori dell’Enea, finanche che possano continuare a fare il loro lavoro.

Inoltre, e già si sono palesati, pone rilevanti problemi alla gestione amministrativa ordinaria.

Una azione dichiariamo con forza e nettezza: ci opporremo in tutti i modi allo svilimento delle funzioni di grande organismo di ricerca dell’Enea ed alla sua trasformazione in una Agenzia che non sussuma una forte caratterizzazione di ricerca e sviluppo.

Ci opporremo a che l’Enea venga ridotta a passacarte, asservita a interessi di imprese anziché industriali.

Un discorso a parte merita il ruolo Enea nella partita nucleare: una cosa è la ricerca e la collaborazione con l’industria per favorire l’innovazione e lo sviluppo di soluzioni alternative, a cui non siamo contrari ma che anzi auspichiamo; ben altra cosa è l’acquisto “chiavi in mano” di centrali ormai vecchie a fronte di ingentissimi investimenti pubblici (in nessun Paese al mondo si costruiscono centrali senza finanziamenti pubblici e garanzie statali), che ricadono su tasse e bollette pagate dai cittadini.

Vorremmo essere certi che nessuno pensi di asservire l’Enea a logiche – tristemente viste in passato – di finanziamento all’industria attraverso improbabili attività di ricerca o qualificazione (di cui questo nucleare proprio non ha bisogno), per di più distogliendo importanti risorse economiche dalla ricerca italiana per l’innovazione tecnologica e dalla diffusione dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili.

L’Enea va rinnovata profondamente e rilanciata, e la sua unitarietà così com’è non può essere un tabù. Questo processo deve tuttavia avvenire nel quadro di un disegno più ampio e coerente volto a rendere la ricerca italiana maggiormente coesa e competitiva a livello internazionale.

E’ necessario, dunque, un processo di riforma che guardi a quello di tutti gli enti di ricerca, che non escluda una ottimizzazione delle risorse con la ricollocazione di gruppi di ricerca in maniera più organica ed efficiente.

Ma questo deve avvenire in un quadro di riferimento certo, che vede l’Enea come l’organismo di ricerca e innovazione di riferimento nel campo dell’energia.

Roma, 3 maggio 2010

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