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Legge di Bilancio 2024, il governo sceglie di fare cassa sulle pensioni: la CGIL non ci sta

L’applicazione di nuove aliquote per il calcolo della pensione retributiva penalizza lavoratrici e lavoratori della ricerca, degli enti locali, delle scuole parificate. La CGIL presenta un emendamento abrogativo. La cancellazione del provvedimento è una delle rivendicazioni dello sciopero del 17 novembre proclamato dalla FLC.

09/11/2023
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Come è ormai noto, il testo del disegno di legge relativo alla manovra di bilancio 2024, prevede un taglio delle pensioni per gli iscritti ad alcune casse previdenziali ex gestione INPDAP confluite a suo tempo nell’INPS: la cassa dei dipendenti Enti locali (CPDEL) - tra cui si contano i dipendenti della quasi totalità degli Enti di Ricerca -, dei Sanitari (CPS), degli insegnanti di asilo e scuole elementari parificate (CPI), degli ufficiali giudiziari (CPUG).

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Per questi lavoratori, con un’anzianità inferiore a 15 anni nel sistema retributivo, in relazione ai contributi riferiti al periodo 1981-1995 - compresi quelli per il riscatto dei periodi di studio e/o di accredito figurativo del servizio militare o civile ovvero dei periodi di maternità - non si applicheranno più le aliquote di rendimento previste dalle attuali tabelle ma quelle nuove, allegate alla Legge di Bilancio 2024.

Il ricalcolo comporterebbe una riduzione sulla quota retributiva dell’assegno pensionistico, con una penalizzazione che potrebbe arrivare anche oltre il 20%.

Si tratta di una modifica sbagliata e iniqua, che deve essere totalmente cancellata dalla legge di bilancio; per questo la CGIL presenta un emendamento abrogativo dell’intero articolo.

È necessario che l’Esecutivo faccia una retromarcia totale, e non parziale, su questo provvedimento che ha dei profili di incostituzionalità.

La scelta di fare cassa sulle pensioni di chi i contributi li ha pagati per l’intera vita lavorativa e nulla per contrastare l’evasione fiscale, tassare profitti e rendite finanziarie, in una manovra priva di visione e di prospettiva rafforza le ragioni dello sciopero proclamato dalla CGIL e che vedrà le lavoratrici e i lavoratori dei settori della conoscenza nelle piazze del Paese venerdì 17 novembre.