15.15.00


Come si elimina la dispersione
Anelia Cassai, Coordinamento nazionale Immigrati FLC CGIL, apre il suo intervento con un bel punto di domanda. Come eliminare la dispersione scolastica?
Interrogarsi sulla soluzione di un problema comporta vari passaggi importanti: riconoscerlo, farlo emergere dal “non detto”, analizzarlo, identificare e scomporre le variabili, mobilitare le conoscenze e le coscienze per ricercare le soluzioni possibili, lottare contro chi “rema contro”. Questo si è proposto di fare il nostro convegno, dice Cassai.
Anche in Toscana, parallelamente alla raccolta dei dati e alle statistiche sicuramente ancora lontane dai livelli auspicabili, emergono miriadi di esperienze significative ed eccellenti nei risultati; di solito sono supportate dagli enti locali e in primo luogo della regione Toscana, dalla collaborazione di associazioni del volontariato e di associazioni professionali, Università e ASL; da ricerche di scuole in rete, con partner europei e non solo, perfino scambi fra ragazzi di scuole ed esperienze lontane (Cina, Brasile…)
Tutto questo esiste da anni. Ma non è sufficiente a risolvere il problema della dispersione, ad evitare che gli insuccessi accumulati nel percorso scolastico portino inevitabilmente i ragazzi stranieri ad una frequenza molto sporadica, a ritiri, abbandoni e rinunce.
Inoltre negli ultimi anni ovunque è tangibile per Cassai, l’enorme disagio in cui il ministro Gelmini costringe ad operare, in “tempi sempre più ristretti” e con “risorse sempre più sfuggenti”.
L’aumento del numero degli alunni nelle classi e l’eterogeneità nella composizione delle stesse in tutti i livelli di scuola, oggi rendono ancora più urgente l’approfondimento della riflessione per la ricerca di strategie efficaci nella gestione delle diversità.
Cosa fare? Si domanda allora Cassai. Bisogna evidenziare, diffondere e rilanciare le azioni della scuola e della pratica didattica che hanno prodotto risultati positivi e innescato input di cambiamento.
Dove? Dappertutto, ma a maggior ragione nell’anello più debole, nella fascia della scuola media, punto critico della fase adolescenziale dei ragazzi e della storia della scuola pubblica italiana.
Come? Col superamento dell’individualismo, con strategie di apprendimento cooperative,sfondo integratore, abilità per la vita (OMS) e ricerca-azione come strumento per avviare cambiamenti educativi fondamentali a partire dal basso, cioè dalle scuole stesse.
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