FLC CGIL

11:30

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Si apre il dibattito, queste le sintesi degli interventi.

Davide Valente,
Università di Bologna, sottolinea come in questo momento di trasformazione sia importante raggiungere una reale conoscenza del mondo universitario e sulla base di questo dire la nostra come FLC. Si va verso un rinnovo importante del contratto e verso le elezioni delle RSU, per le quali afferma, devono votare tutti; occorre recuperare salario ma anche qualificare il mondo delle università. L’autonomia deve dispiegarsi totalmente, superando il vincolo del 90% e facendo emergere tutte le risorse che entrano negli atenei, modificando in questo senso anche il contratto.

Afferma che occorre contrattare l’organizzazione del lavoro in tutta la filiera delle Università, compresi i dipartimenti, facendo lavorare anche i comitati degli iscritti. Sostiene che senza una modifica della governance non si chiarirà mai il rapporto tra docenza e personale.

Valente informa l’assemblea che, a latere di tutte queste questioni, in Emilia partirà un tavolo su tutti gli investimenti in ricerca, università, enti e privati, in particolare sui fondi europei. Un altro punto centrale ripreso nell’intervento è la stabilizzazione del precariato.

Inoltre, in chiusura del suo intervento afferma che forse è il caso di non stare più nei consigli di amministrazione se si vuole essere veramente liberi.

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Maffei Lucia, Università di Siena, apre il suo intervento facendo un riferimento al luogo che ospita il convegno (la Casa Internazionale delle Donne) sostenendo che donne e università è un tema trasversale che meriterebbe maggiore attenzione; da una delle tante indagini su questi temi, infatti, emerge come la valorizzazione del lavoro delle donne sia bassa. Le donne anche nella Pubblica Amministrazione sono in maggior parte precarie anche se laureate. Continua ad esistere la difficoltà ad entrare nella Pubblica Amministrazione, dove la presenza femminile è del 54%, mentre le donne laureate sono il 60%; il rapporto dirigenziale donna-uomo è di uno a quattro.

La Pubblica Amministrazione avrebbe dovuto svolgere un ruolo trainante, invece l’università si colloca alla base della classifica: il 55% delle donne docenti è collocata nella fascia ricercatore, poche sono le associate e le docenti. Poche donne Direttori amministrativi. Soltanto due donne Rettore.

Manca la coscienza del problema, le normative ci sono. La Legge 165 prevedeva sperimentazioni, ma tutto ciò non si fa nell’università.

Il sindacato può, deve, svolgere un ruolo centrale, considerando che l’azione contrattuale è diretta a donne e uomini. Domandiamoci se nelle commissioni di concorso si tiene presente la percentuale e le quote di riequilibrio; quante amministrazioni lo fanno? Le università potrebbero riuscirci ancor meglio, vista l’elevata preparazione culturale.

Quello della maternità è un nodo: essa ha un valore sociale, non deve più essere un impedimento all’inserimento e alla valorizzazione del lavoro femminile. La road map, varata dall’Unione Europea è un filone interessante, moderno. Dobbiamo impregnare la nostra attività sindacale con gli “occhiali del genere”.

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Moreno Verdi, Università di Firenze, afferma che va combattuta senza esitazioni la campagna di criminalizzazione del Pubblico Impiego e dell’Università in particolare.

Non si può accettare da parte di chicchessia il luogo comune, storicamente superato, del pubblico dipendente fannullone ed infingardo ripiegato sull’equazione: ti pago poco, ti chiedo poco.

Quel mondo nelle Università è stato spazzato via dai provvedimenti, succedutisi a partire dagli anni ’90, sull’Autonomia.

Le nostre Università ed il sindacato come parte sociale attiva hanno prodotto mutamenti epocali ed irreversibili in merito alle attività, alle professionalità e, non di rado, all’organizzazione del lavoro.

Dove c’era una catena gerarchica, imperniata sulla docenza universitaria, ed un lavoro organizzato per mansioni parcellizzate e ripetitive, oggi troviamo sempre più spesso forme organizzative orizzontali, che lavorano in staff e che sono dirette da lavoratori che provengono da ruoli tecnici e amministrativi.

I servizi bibliotecari, piuttosto che quelli informatici, i servizi alla didattica sono sempre più spesso autonomi centri di spesa e di servizio gestiti da personale competente.

In un certo senso la contrattazione nazionale ed integrativa ha “liberato” molti docenti da compiti impropri consentendogli di occuparsi a tempo pieno (o definito) di didattica e di ricerca.

Questi mutamenti, non sostenuti da risorse finanziarie adeguate e soluzioni contrattuali coerenti, hanno prodotto nel tempo due effetti opposti:

  • la maggiore efficienza dei servizi delle Università;

  • un profondo senso di disagio da parte dei lavoratori che, consapevoli di quanto hanno dato, hanno avuto in cambio poco o niente in termini di formazione, di salario, di riconoscimento della propria professionalità.

In questo contesto, così esplicito, chiaro, documentato e documentabile i lavoratori T.A. non sono disponibili ad essere insultati da singoli personaggi o media, che fanno i portavoce di Confindustria, con argomentazioni astoriche e strumentali che hanno l’unico scopo di non consentire un dibattito libero e costruttivo fra le parti sociali in ordine ai prossimi rinnovi contrattuali.

Anzi, i lavoratori contrattualizzati delle università si aspettano da questa stagione contrattuale, quel riconoscimento normativo e salariale che latita ormai da tanti anni quanti sono quelli che hanno visto l’inizio del cammino dell’autonomia universitaria.

I lavoratori sono altrettanto allertati ed attenti alle soluzioni che dovranno essere individuate per la stabilizzazione reale dei colleghi precari così diffusamente presenti nelle strutture dove si svolge la prestazione lavorativa quotidiana. Coerentemente con questa attenzione essi rivendicano il diritto di voto, in occasione del rinnovo delle RSU, dei colleghi precari.

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Matteo Slataper, Università di Trieste, inizia il suo intervento richiamandosi alla relazione di Elio Rucci di ieri sul sistema universitario. Se il 90% dei fondi ordinari viene affidato ai costi del personale, resta molto poco per i processi di miglioramento.

Situazione anomala degli aumenti automatici dei docenti, caricati sui fondi delle università.

Occorre andare oltre a questa situazione. La questione della ricerca di fondi, porta a privilegiare inevitabilmente le ricerche “applicate”.

Servirebbe una distinzione fra finanziamento finalizzato e non finalizzato, per la ricerca.

Per la ricerca applicata è molto semplice “valutare” i risultati. Per la ricerca di base la situazione è opposta, anche perché a partire da un punto iniziale lo sviluppo della ricerca può andare in direzioni molto diverse, dunque diventa di difficile valutazione il risultato.

Di qui occorre partire per analizzare come si sta modificando il funzionamento del settore ricerca. Si può facilmente verificare il legame strutturale che lega precariato alla ricerca di base.

Ma quale valenza ha la ricerca di base nella società? (ad esempio le scienze umane, che svolgono un ruolo essenziale per la società).

Non sembra possibile un unico modello di finanziamento.

La qualità della ricerca legata alla precarietà del posto di lavoro deve essere rapidamente superata.

Scarica l'intervento integrale.

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Vincenza Ferrara, Università La Sapienza di Roma, nel suo intervento vuole descrivere l’impatto che le tecnologie ICT e in generale l’informatizzazione hanno avuto sui lavoratori e più in generale sull’organizzazione del lavoro nelle Università. Gli ultimi vent’anni sono infatti caratterizzati dall’introduzione dei PC, della comunicazione delle informazioni mediante la rete Internet, della conseguente digitalizzazione delle informazioni, dell’applicazione delle tecnologie informatiche non solo alla “burocrazia” degli Atenei, ma anche alle Biblioteche, ai musei, alla didattica e alla ricerca. Il personale tecnico amministrativo dei vari profili professionali, dall’amministrativo al personale delle segreterie studenti piuttosto che di quelle didattiche, ai tecnici di laboratorio, al personale delle biblioteche piuttosto che di quello a supporto della ricerca e della didattica ha dovuto modificare la modalità operativa nei vari settori e il più delle volte “autoformarsi” per far fronte ai cambiamenti tecnologici.Andrebbe, quindi, da una parte riconoscere questo impegno del personale che ha interagito con i cambiamenti tecnologici nonostante gli scarsi interventi di formazione operati dagli Atenei, dall’altra valorizzare le esperienze di “eccellenza” che spesso sono relegate nelle strutture periferiche, come ad esempio i dipartimenti, ed utilizzate dalle amministrazioni degli Atenei.

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Stefano Beltrame, Università di Trieste, interviene affermando che siamo nel tema della riforma del Pubblico Impiego, ma la condizione della categoria è anche legata alla scarsità delle risorse dedicate alla conoscenza.

Occorre, afferma, che il cittadino possa chiedere alla pubblica amministrazione di svolgere un servizio ed attuare una procedura.

Occorre, però anche fare una autocritica su come viene vissuta l’autonomia che è forse più un arbitrio da parte di chi decide.

La proliferazione dei corsi e dei dipartimenti sono esempi in cui l’interesse generale è più debole dei tanti interessi locali. I due organi di governo non si dividono i ruoli e questo porta ad uno spreco di risorse. Un altro problema evidenziato nell’intervento è stato quello dell’esternalizzazione dei servizi per la quale occorrerebbero almeno delle regole nel momento in cui si deve proprio fare. I lavoratori rischiano sempre di rimetterci perché non c’è il controllo. Dobbiamo sensibilizzare gli organi di governo universitari a non andare a gare al massimo ribasso.

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Alle ore 13,00 si sospendono i lavori.

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Servizi e comunicazioni

Agenda
  • 20 MAGGIO | Riunione su FUN/CCNI 2024-2025 e D.D. Criteri fasce di complessità. MIM, ore 15:00
  • 22 MAGGIO | Audizione proposta di L C. 1830 "Revisione disciplina su valutazione studentesse e studenti, tutela autorevolezza personale scolastico e indirizzi scolastici differenziati". Camera
  • 22 MAGGIO | Convocazione OOSS su Organici e Contrattazione integrativa docenti. Direzione generale personale scolastico, terzo piano, ore 11:00
  • 27 MAGGIO | “Non potevano essere che lì”, la FLC CGIL per i cinquant’anni dalla strage di Piazza Loggia. Brescia, ore 8:30 - 21:00
  • 28 MAGGIO | 50° anniversario strage di Piazza Loggia. Brescia, tutta la giornata
  • 30 MAGGIO | Prosecuzione trattativa sequenze contrattuali CCNL Istruzione e Ricerca lett. b) art. 178. Aran, ore 11:30
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