FLC CGIL

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Al termine delle relazioni si apre il dibattito con gli interventi dei partecipanti.

Il primo intervento è del compagno Antonio Messina della FLC di Catania che ricorda come tra le priorità della FLC deve esserci la rivendicazione dell’allargamento delle RSU ai precari.

Continua sottolineando come la situazione della Sicilia è forse peggio della Campania,30.000 precari sono un record, anche se grazie all’iniziativa della CGIL il posto di lavoro viene difeso. Ricorda poi la vertenza dei 185 precari dell’Università di Catania in stato di agitazione tutto l’inverno con un presidio di fronte al dottorato, guadagnano 500 euro al mese… Impossibile vivere con un reddito simile. La FLC spera di riuscire a fare un accordo con il rettore, adesso che è parlamentare del centro sinistra…

Naturalmente si aspetta che la nostra categoria chieda con forza al nuovo governo l’abrogazione delle leggi Moratti.

Carlo Postiglione, precario ata è un tecnico di laboratorio informatico. Sottolinea come il precariato investa tutto il mondo del lavoro. Anche lui evidenzia la necessità che il sindacato sia attento e non abbassi la guardia di fronte al nuovo governo. Gli attuali livelli di precarietà non sono più sostenibili e bisogna ricordare come molti dei lavoratori precari nella scuola coprano posti vacanti. Quindi gli spazi per una stabilizzazione ci sono già adesso.

Chiude l’intervento parafrasando uno slogan “storico”: precari di tutta Italia, uniamoci.

Maria Andretta precaria CNR Avellino, attacca in particolare il piano triennale del CNR in cui si introducono meccanismo farraginosi nello sviluppo di questo processo che sembrano fare riferimento a un vecchio modello aziendalistico Il processo che porta alla realizzazione del piano triennale è una sorta di catena di s. antonimo che non valorizza i risultati scientifici

Toretti precario APAT Roma, racconta della situazione del suo ente emblematica di tutta la ricerca, dove il precariato ha raggiunto dimensioni tali da richiedere degli interventi strutturali immediati, al fine di evitare l’impolosione e il crollo di questo instabile “castello di carte”. Oggi in Apat, sono presenti 498 precari, ossia il 42 % del personale, che hanno contratti, per una durata non superiore a dodici mesi, di diversa natura. La situazione è resa ancora più grave dallo scarso interesse politico ai temi della ricerca e dell’ambiente, della cecità ostinata di una classe dirigente che non ne comprende il valore. I precari rivendicano la valorizzazione delle professionalità che esprimono e delle attività che svolgono, chiedono che la precarietà non sia più una condizione di vita ma un moment di passaggio.

Il punto di forza è l’unità di tutti i lavoratori e dei sindacati solo così, la precarietà potrà essere battuta.

Augusto Palombini, Segretario nazionale dell’ADI, associazione dottorandi e dottori di ricerca, Inizia raccontando che ieri un giovane studente gli ha chiesto perché le imprese investano più nell’open source che nelle persone, la risposta è stata difficile ma probabilmente il motivo è nell’incapacità di comprendere che le persone sono il valore aggiunte delle organizzazioni.

La situazione, delle università e degli enti di ricerca, non è molto diversa. Il disinvestimento degli ultimi anni da aver portato ad una degradazione dei sistemi tale che si rischia di smarrire il senso del proprio lavoro.

La necessità di un cambiamento radicale di questa ormai insostenibile situazione non è solo una lotta per migliorare la vita delle persone ma per salvare le stesse istituzioni formative.

Per il compagno Silvestrin della FLC di Trento, la nostra categoria deve fare una lotta dura contro la precarietà ma con posizioni chiare. Stando l’attuale sistema di reclutamento nelle università sarà difficile garantire il posto a tutti. La mancanza di un sistema di valutazione della ricerca è un altro ostacolo per i precari, perché i finanziamenti sono dati ad personam spesso senza alcun rapporto con la qualità dei lavori svolti. Ricorda inoltre come la situazione dei precari spesso non viene compresa dai garantiti e ribadisce l’esigenza di estendere la democrazia e la rappresentanza nei luoghi di lavoro a tutti.

Maria Grazia Orfei della FLC Regionale del Lazio porta la testimonianza delle migliaia di lavoratrici e lavoratori che operano nelle scuole e nelle università non statali. Il fenomeno più grave in questi settori è quello delle esternalizzazioni. Il ricorso è diffuso soprattutto nelle scuole religiose dove si punta al risparmio sul costo del lavoro. Se non si riesce ad intervenire sindacalmente il personale subisce un peggioramento drammatico delle sue condizioni di lavoro perché solitamente il contratto di arrivo è peggiore di quello di provenienza.Naturalmente si frantuma anche il ciclo produttivo e si indebolisce anche il sindacato infatti l’obiettivo dei datori è anche quello di scendere sotto i 15 dipendenti.

Per Mimmo Rizzati del centro nazionale, la precarizzazione del lavoro è parte di una condizione di vita che la globalizzazione impone, il liberismo vuole una società nella quale tutte le relazioni tra persone siano governate dal mercato. La competitività è il suo credo ed è stato assunto dalla UE a Lisbona nel 2000 e riconfermato dalla commissione Barroso oggi. Per contrastare la precarietà bisogna rendere indisponibili al mercato i beni comuni come l’acqua e i diritti sociali e di cittadinanza, come la casa, la conoscenza. Naturalmente anchericonquistare e estendere i diritti. La nostra iniziativa sindacale sarà efficace solo se sapremo interpretarla fuori dalla logica della mercato globalizzato.

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  • 30 MAGGIO | Prosecuzione trattativa sequenze contrattuali CCNL Istruzione e Ricerca lett. b) art. 178. Aran, ore 11:30
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