Segreteria Nazionale CISL Università: Comunicato sul ddl che riforma lo stato giuridico dei docenti universitari
Comunicato della Segreteria Nazionale CISL Università sul ddl che riforma lo stato giuridico dei docenti universitari
Comunicato della Segreteria Nazionale CISL Università sul ddl che riforma lo stato giuridico dei docenti universitari (20/11/1999)
Il D.D.L. del Governo (collegato ordinamentale alla finanziaria 2000) Disposizioni in materia di stato giuridico dei professori e dei ricercatori universitari ha già suscitato reazioni prevedibili. Infatti, già alle prese con le tensioni createsi in merito alla disputa sulla delega in materia di rapporti Università/Sanità ed alla penosa, lunga vicenda dell'iter parlamentare del d.d.l. sulla "terza fascia" finalmente giunta forse alla conclusione, il mondo universitario reagisce - in relazione ad interessi diversi che tra loro talvolta si contrappongono e talvolta si intrecciano confusamente - all'ennesima beffa riservata alle sue attese.
La Segreteria nazionale della CISL Università - coerentemente con le posizioni assunte unitariamente e con le Confederazioni CGIL-CISL-UIL - ribadisce i principi-cardine intorno ai quali si é sviluppata da tempo la proposta confederale, e dichiara di ritenere irrinunciabile la modifica dell 'attuale d.d.l. governativo, in particolare in relazione ai punti più negativi della proposta:
1) Innanzitutto risulta inaccettabile la distinzione, presente financo nel titolo, tra "professori" e "ricercatori", ribadita poi dall'affermazione che il ruolo dei professori è in futuro riservato ai "professori ordinari e associati", mentre a parte si parla di "professori di terza fascia", per di più messi ad esaurimento, con una novità puramente nominalistica, anche rispetto ai principi già acquisiti nel d.d.l. di iniziativa parlamentare sulla terza fascia.
È necessario, piuttosto, modificare il collegato alla finanziaria, nel senso di parlare di un unico ruolo dei professori universitari comprendente anche quelli di terza fascia, non ad esaurimento, ma alla quale (quale primo ambito del ruolo dei professori) si può accedere semmai con concorsi per i quali i requisiti presupposti siano il conseguimento del dottorato di ricerca ed un congruo periodo di tirocinio (anche per garantire gli studenti dall'affidamento didattico a personale appena laureato e non formato convenientemente);
2) in secondo luogo è indispensabile una regolazione differenziata delle attività libero-professionali, dal momento che - proprio per ribadire la specificità ed autonomia della docenza universitaria - non si può non tener conto dell'esistenza di una normativa che, per coloro che fruiscono di un trattamento economico maggiorato (personale universitario che esplichi attività assistenziale finanziata dal S.S.N.) rispetto a quello derivante dall'attività didattica e di ricerca comune a tutta la docenza universitaria, prevede vincoli già fissati per legge (e purché, va ripetuto, non intacchino la specificità ed autonomia della funzione della docenza universitaria.
3) il ricorso ad un veicolo improprio, come il collegato, per avviare una riforma di struttura di tale importanza appariva giustificato proprio dall'accordo con i sindacati confederali su incrementi stipendiali aggiuntivi attribuibili attraverso l'introduzione di forme contrattuali. La formulazione dell'art. 7, c. 3 appare pertanto riduttiva rispetto alle motivazioni che avevano legittimato il ricorso allo strumento del collegato alla finanziaria, che appare ora pertanto ingiustificato se restasse privo di un più incisivo ricorso - in relazione al "trattamento economico accessorio" - alla contrattazione (anche tramite un accordo nazionale da stipulare esplicitamente con le organizzazioni sindacali più rappresentative).
La CISL Università esprime pertanto un giudizio critico sul d.d.l. governativo, che non sarà mutato se non saranno apportate significative modificazioni nel senso indicato dalle proposte formulate da tempo dalle organizzazioni sindacali.
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