Il Sole 24 ore: Con i bandi riservati creati 2.200 posti nel ruolo dei ricercatori. Atenei, ai tecnici laureati "sanatoria" per concorso
Tecnici laureati tutti promossi, o quasi, nel ruolo dei ricercatori attraverso i concorsi riservati.
Maria Carla De Cesari
Tecnici laureati tutti promossi, o quasi, nel ruolo dei ricercatori attraverso i concorsi riservati. Il nuovo inquadramento che il Parlamento, con la legge 4/99, non ebbe la forza di imporre ope legis è stato generalizzato con bandi riservati. Secondo i dati del Comitato di valutazione del sistema universitario, dal 1999 in sette sessioni concorsuali sono 2.196 i posti resi disponibii nei ruoli dei ricercatori per il personale inquadrato tra i tecnici. E se sono verosimili le stime di 3mila potenziali candidati che circolarono a ridosso dell'approvazione della legge, non trova riscontri quella che allora fu una lamentala dei tecnici: l'eccessiva discrezionalità concessa agli atenei nell'emissione dei bandi (si veda "Il Sole-24 Ore" del 21 gennaio Œ99). I concorsi riservati sono stati alla fine una soluzione di compromesso, dopo la resistenza della commissione Bilancio della Camera, che aveva bocciato l'ope legis per la mancata copertura finanziaria dell'operazione. Dunque, alla fine, la legge 4/99 ha dato cinque anni di tempo per varare concorsi ad hoc destinati al personale delle università e degli osservatori, assunto in ruolo per lo svolgimento di funzioni tecniche o socio-sanitarie in seguito a concorsi pubblici che prevedevano come requisito la laurea. Questo personale, inoltre, deve figurare in servizio alla data del 3 febbraio Œ99 e deve aver svolto "almeno tre anni di attività di ricerca". Per superare i problemi finanziari le università devono sopprimere un numero di posti di tecnico laureato corrispondente a quello messo a concorso per ricercatore. La decisione di adottare un bando ad hoc, afferma la legge, non deve prescindere dalle "necessità didattiche e di ricerca". Una raccomandazione che appare piuttosto formale, anche perché nessuno controlla che le spese per il personale affrontate dall'università non siano proporzionate rispetto ad altre voci, per esempio per la ricerca. Se non bastasse la corsia privilegiata dei concorsi riservati, c'è un ricco contenzioso amministrativo teso a inquadrare automaticamente i tecnici laureati - che fanno riferimento alla facoltà di Medicina dove svolgerebbero non mansioni tecniche bensì assistenziali - nel ruolo dei ricercatori. Di recente, il Consiglio di Stato ha rigettato una serie di ricorsi (si veda, tra le altre, la sentenza 200103942) di alcuni tecnici contro il rettore dell'università di Bari, che ha rifiutato loro l'inquadramento tra i ricercatori. Per i giudici l'operazione non può essere giustificata attraverso un disegno legislativo implicito, anche se progressivamente si va nella direzione di assimilare ricercatori e tecnici. L'ultimo passo di questo processo è la legge 370/99 (articolo 8), in base alla quale anche ai tecnici di Medicina è consentita l'attività didattica. Ma la previsione, secondo il Consiglio di Stato, va letta in senso letterale e non può essere la fonte di equiparazioni non scritte in modo esplicito. Tuttavia, anche sulla base di questa interpretazione fornita con la legge 370 il rettore dell'università La Sapienza di Roma ha accolto la richiesta di oltre 500 tecnici laureati di essere inseriti nel ruolo dei ricercatori. Il provvedimento, annullato dal Governo, è sub judice per l'impugnazione dell'università La Sapienza.
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