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ValoreScuola-Scuola secondaria superiore-I misteri di viale Trastevere

Scuola secondaria superiore-I misteri di viale Trastevere Maria Brigida Quello che è già successo, che si annuncia e che si prevede accadrà. Mentre andiamo in stampa è uscita una bozza di sch...

04/01/2005
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Scuola secondaria superiore-I misteri di viale Trastevere
Maria Brigida

Quello che è già successo, che si annuncia e che si prevede accadrà.
Mentre andiamo in stampa è uscita una bozza di schema di decreto ufficiosa, anonima, incompleta.
Un altro annuncio del Miur?

Dopo un anno di grandi mobilitazioni e di proteste di piazza contro la "riforma" Moratti, nella stragrande maggioranza delle scuole del primo ciclo di istruzione, il modello di scuola praticato non corrisponde al modello morattiano ma, grazie all'utilizzo degli spazi dell'autonomia scolastica, a quello delle migliori pratiche pedagogico-didattiche ricercate e progettate dai docenti.
Ferma al palo appare la scuola secondaria superiore. Per il cosiddetto secondo ciclo, infatti, non è stato ancora emanato nessuno dei decreti previsti; ciò ha fatto credere ai più che nulla in questo pezzo di scuola sarebbe probabilmente cambiato neppure questa volta, dopo decenni di riforma annunciata ma mai realizzata. Anche perché tutti, nel silenzio delle proprie stanze, avevano ormai dato per acquisita la scadenza dei termini per l'emanazione dei decreti. Insomma anche questa volta, sembrava che nulla avrebbe scosso le acque chete della scuola secondaria superiore.

Proroga della delega

E invece il Senato ha già approvato il disegno di legge del Governo che rinvia di sei mesi la scadenza della delega, e nulla lascia credere che la Camera non dia l'approvazione definitiva. Il ricorso alla proroga è un segnale inequivocabile delle difficoltà che incontra la maggioranza nell'emanazione dei decreti sulla secondaria, decisamente più complessi degli altri, visto che la legge ne prevede una revisione profonda dell'assetto complessivo e date le necessarie intese interistituzionali con il sistema delle autonomie locali.
La proroga dei tempi sta a significare anche che il governo è intenzionato a completare l'opera e ad emanare tutti i decreti previsti dalla sua legge 53/03, secondaria superiore compresa.
Quindi, è bene che i distratti ed i pigri si risveglino dal loro torpore e comincino a far sentire la loro voce, insieme a quello sparuto gruppo di persone che non hanno mai creduto che anche questa volta la "nottata" sarebbe passata senza colpo ferire. Purtroppo non sarà così.

Cosa è già cambiato

Anche adesso, a decreti ancora da emanare, grazie alle ultime tre leggi finanziarie e ad alcuni "piccoli" provvedimenti, la situazione è degenerata molto in termini di quantità e qualità dell'offerta scolastica della secondaria superiore. Vediamo cosa è già successo.

Aumento delle iscrizioni ai licei, calo agli istituti tecnici e professionali
Il solo annuncio della istituzione di due canali separati e gerarchicamente ordinati ha creato tale confusione ed incertezza che i genitori e gli studenti hanno cercato di difendersi preferendo la soluzione al momento meno incerta. E così, dall'anno scolastico in corso, si è verificato un aumento delle iscrizioni ai licei, in particolare scientifici e ad indirizzo sociale, a scapito, soprattutto, degli istituti tecnici, quelli dal futuro più incerto dopo l'approvazione delle legge 53/03, essendo i professionali quasi certi della loro regionalizzazione. Nell'immediato i più allarmati per quanto è successo sono stati i docenti tecnico-pratici, che paventano il rischio, più o meno vicino, della perdita del posto di lavoro. Ma di sicuro non sono i soli ad essere esposti a tale eventualità.
Dalla sopranumerarietà al licenziamento
Il passo, purtroppo, potrebbe essere molto più breve di quanto non si creda. Nell'ottobre 2002, infatti, è stato emanato il decreto n. 212, poi trasformato in legge, che prevede il licenziamento per i docenti soprannumerari che non riescono ad essere ricollocati utilmente entro due anni dalla partecipazione a percorsi di riconversione. Questa norma non è molto conosciuta e finora non è stata applicata, anche perché ancora non si è verificato alcun caso, ma lo sarà appena dovesse invece verificarsi la fattispecie legislativa, introdotta preventivamente da questo Governo, a scanso di equivoci!

La riduzione della durata dell'obbligo scolastico
Di questa sciagurata decisione ci siamo già occupati più volte. E' bene ricordarla, visto che, in particolare da quest'anno scolastico, molti ragazzi, non più obbligati a iscriversi alla prima classe della scuola secondaria superiore, o si sono iscritti a corsi di formazione professionale di primo livello, tornati improvvisamente in auge, o a nulla, rimanendo semplicemente per strada. Ciò ha contribuito a far diminuire il numero degli alunni iscritti in prima superiore. Ma se il fenomeno dovesse persistere, rispunta anche per questa via lo spettro della soprannumerarietà e delle sue conseguenze.

Percorsi sperimentali triennali
L'Accordo quadro nazionale sottoscritto in Conferenza Unificata nel giugno 2003 prevede, in via sperimentale, la possibilità di organizzare percorsi formativi di durata triennale, finalizzati proprio a tenere dentro un percorso formativo, progettato appositamente per loro, adolescenti che, non più obbligati, rimarrebbero fuori da tutto.Dopo l'Accordo nazionale, sono stati sottoscritti protocolli bilaterali tra il Miur e le singole regioni. Ne sono risultati modelli molto diversi e spesso inconciliabili tra loro. I curricoli sono, mediamente, di basso profilo e il ruolo giocato dalla scuola varia ovviamente in base alla prevalenza della titolarità a gestire i corsi. L'obiettivo del recupero degli abbandoni scolastici appare fallito, considerato che mancano all'appello le migliaia di ragazzi che, assolto l'obbligo a 14 anni, non si iscrivono né a scuola né altrove (nel 2004, almeno 5.000 in Lombardia, 1.000 in Sardegna, 1.500 in Puglia).

Completamento a 18 ore
Le ultime finanziarie hanno imposto di costruire le cattedre a 18 ore, senza tener conto né del numero di classi per insegnante né della loro organicità didattica ed organizzativa. Ne consegue che ogni anno l'attribuzione ragionieristica delle classi inficia la continuità didattica e il compattamento a 18 ore rende impossibile la sostituzione del personale per brevi assenze, con gli alunni che per questo motivo perdono ore di insegnamento che non recuperano più. Non solo: docenti di ruolo, trattati come supplenti, per una parte del loro orario cambiano classe tutti gli anni; aumenta il numero dei docenti per classe; i precari vedono diminuite pesantemente le supplenze.
A questo insieme, apparentemente sconnesso, vanno aggiunte altre misure che pure hanno prodotto significativi cambiamenti: la modifica della composizione delle Commissioni degli esami di maturità; i criteri fortemente restrittivi per la costituzione delle classi e la pesante e progressiva riduzione degli organici (la riduzione dei posti di lavoro dei docenti produce effetti perversi sul numero degli alunni per classe).

I fantasmi del ministero

In questa situazione, fortemente penalizzante per studenti e lavoratori della scuola, stanno arrivando a compimento i decreti sull'alternanza scuola-lavoro e sul diritto-dovere (vedi Vs n. 13/2004), che dovrebbero essere definitivamente approvati tra gennaio e febbraio prossimi.
Ed ora, a ridosso delle iscrizioni, è partita la stagione delle "sperimentazioni" in versione Moratti. Si sa che da tempo hanno lavorato, in maniera clandestina, gruppi di esperti, anch'essi misteriosi, alla definizione dei curricoli degli otto licei previsti dalla legge 53/03.
Sono mesi che il Ministro dichiara a giorni alterni che presto i testi saranno resi noti, ma quel giorno tarda a vedere la luce: arriveranno con le renne di Babbo Natale, sulla scopa della Befana o con la Liberazione del paese da questo che sembra un incubo?
Ma qualcuno fra i solerti esperti e/o consiglieri del Ministro ha deciso di rompere gli indugi e tenta di scaricare "democraticamente" sulle scuole (quelle che cadranno nel trappolone) la responsabilità di provare l'effetto del prodotto di cotanto lavoro. Provarlo sulla pelle di ignari studenti cavia e di docenti che, magari irretiti dalla prospettiva di essere promossi a liceo, rischiano di non vedere che, nei modelli che dovrebbero approvare, vi sono meno ore e meno posti di lavoro, e cambiano le classi di concorso delle discipline indicate finora negli istituti tecnici ed economici.
Nulla si dice ancora sull'assetto del secondo ciclo. Cosa dell'attuale scuola superiore andrà a costituire il sistema dei licei e cosa l'inesistente sistema di istruzione e formazione professionale, di probabile competenza regionale rimane uno di quei misteri laici che potrebbero disvelarsi all'ultimo minuto, quando tutto il resto sarà compiuto. E così quello che avrebbe dovuto essere il primo decreto da emanare arriverà probabilmente per ultimo, a cose fatte, in una tale confusione che la regionalizzazione per molti potrebbe apparire persino liberatoria.

Cosa fare?

Innanzitutto informarsi sul reale stato delle cose, smascherare la propaganda ministeriale e stare al merito delle proposte. In secondo luogo riappropiarsi pienamente dei poteri e delle prerogative dell'autonomia, diventando professionisti protagonisti della progettazione didattica e non supini esecutori di decisioni, peraltro mai formalmente né legittimamente assunte. E da ultimo uscire dal guscio, dalle scuole, come hanno fatto i docenti della scuola primaria, incontrare genitori, studenti, cittadini, amministratori locali e politici e creare quel clima di dissenso sociale diffuso che ha rallentato fino quasi ad annullare l'applicazione nel primo ciclo della legge 53/03 nei suoi aspetti più nefasti. Più estesa sarà la consapevolezza sui guasti già prodotti e su quelli futuri, e più alta sarà la probabilità di ripetere quella positiva esperienza. Lo sfascio si può fermare, ma bisogna crederci e lottare


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