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Unità: Università, la battaglia di Camerino

si è svolto nelle scorse settimane, uno scontro tra chi ritiene che l’autonomia universitaria debba adagiarsi sull’esistente, difendendo tutte le corporazioni e i poteri consolidati, e chi la considera lo strumento attraverso il quale gli Atenei debbono dimostrare di essere capaci di rinnovare la propria gestione.

22/01/2008
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l'Unità

Giunio Luzzatto
Vi è oggi, all’Università di Camerino, una inaugurazione di anno accademico significativa per motivi del tutto diversi da quelli che hanno fatto discutere sulla cerimonia di Roma La Sapienza. Pur essendo Camerino un Ateneo tra quelli medio-piccoli, partecipano i due Sottosegretari all’Università, Nando Dalla Chiesa e Luciano Modica, per sottolineare il fatto che non si tratta di un evento di routine, e che in qualche modo Camerino è oggi un simbolo.
Ivi si è svolto infatti, nelle scorse settimane, uno scontro tra chi ritiene che l’autonomia universitaria debba adagiarsi sull’esistente, difendendo tutte le corporazioni e i poteri consolidati, e chi la considera lo strumento attraverso il quale gli Atenei debbono dimostrare di essere capaci di rinnovare la propria gestione. Per una volta, hanno vinto questi ultimi.
Tema dello scontro, la riforma dello Statuto. Il Rettore Fulvio Esposito, scienziato di prestigio internazionale, si era impegnato per una radicale modifica dello Statuto stesso. La proposta è stata respinta dal Senato Accademico, nel quale sono prevalse, pur di poco (11 voti a 10), le posizioni più conservatrici e corporative; coerentemente, il proponente si è dimesso. La palla è così passata nelle mani del Corpo accademico cui compete l’elezione del Rettore e che è composto da tutti i docenti e da rappresentanze delle altre componenti universitarie; Esposito si è ricandidato sulla base di un preciso programma che riproponeva le sue scelte, gli si è contrapposto uno dei Presidi di Facoltà che avevano bloccato la riforma statutaria, ed Esposito ha ottenuto l’elezione al primo scrutinio con il 55% dei voti.
La riforma, che viene così rilanciata, è centrata su due temi fondamentali: il governo dell’Ateneo, le strutture responsabili della didattica e della ricerca.
Circa il governo, gli attuali Statuti universitari non consentono di far prevalere le esigenze generali della istituzione sugli interessi particolaristici di chi in essa opera. Essi sono centrati su due organi: il Senato Accademico, tutto universitario e dominato dai Presidi delle facoltà, e il Consiglio di Amministrazione, con un ristrettissimo numero di «esterni» (rappresentanti degli Enti territoriali, del mondo imprenditoriale, del Ministero) e per il resto anch’esso sostanzialmente corporativo, con rappresentanze delle diverse categorie docenti, del personale tecnico-amministrativo, degli studenti (in misura ridottissima). Molti Statuti universitari non prevedono una chiara distinzione di compiti tra i due organismi, e il risultato è una specie di paralizzante «bicameralismo perfetto»; altri hanno affermato l’assoluta prevalenza del Senato in tutte le decisioni importanti, riducendo il Consiglio a un mero ufficiale pagatore, col risultato che ovviamente i pochi membri esterni si disimpegnano. Questo è vero da sempre, ma era poco rilevante quando il sistema universitario era gestito centralisticamente dal Ministero; ora che gli spazi di autonomia sono grandemente aumentati, i danni causati dalla autoreferenzialità sono sempre più evidenti. La riforma in esame a Camerino separa le competenze tra un organismo rappresentativo delle esigenze interne, responsabile per le questioni statutarie e normative e per la definizione di indirizzi generali, ed un consiglio di amministrazione responsabile della gestione; quest’ultimo snello, elettivo solo in parte e atto a legare l’Università al suo territorio tramite i componenti designati da un «Comitato dei sostenitori».
Circa le strutture didattico-scientifiche, il progetto sopprime la separazione tra l’organismo responsabile per la didattica (la Facoltà) e quello deputato alla ricerca (il Dipartimento); unificando tali strutture, si snellisce il funzionamento (con minori incombenze amministrative e meno tempo destinato a Consigli e riunioni) e soprattutto si creano le premesse per una reale integrazione tra insegnamento e ricerca, esigenza molto spesso proclamata a parole e contrastata nei fatti.
La vicenda di Camerino ha rilevanza nazionale perché fa emergere una realtà che negli Atenei è invece oggi del tutto sommersa. Il mondo accademico non è omogeneo; vi è chi viene all’università solo occasionalmente perché i suoi interessi professionali privati sono altrove, ma vi è chi sta nei laboratori o nelle biblioteche anche nei giorni festivi; vi è chi si fa sostituire anche nelle poche lezioni d’obbligo, e chi svolge una pluralità di corsi per articolare le offerte didattiche; vi è chi manipola i concorsi a favore di figli e consorti (nel coniugio tradizionale o in quello di fatto), ma vi è anche chi cerca di far prevalere, nelle assunzioni, criteri di merito. Molti colleghi lamentano il fatto che i media evidenziano solo gli scandali accademici, come se riguardassero tutti i professori; ma dobbiamo riconoscere che è nostra la colpa se non vi è quasi mai una reale contrapposizione, un doveroso pubblico conflitto tra chi fa il proprio dovere e chi non lo fa, tra chi vuole innovare e chi difende i privilegi.
Al momento, il tentativo di autoriforma di Camerino è piuttosto isolato; il Ministro Mussi ha perciò rese note le linee portanti di un progetto di legge che per tutti gli Atenei modificherebbe le regole del governo. È auspicabile che la proposta venga sollecitamente portata in Parlamento, e che il dibattito intorno ad essa costituisca anche l’occasione per far emergere, nelle università, le differenze sommerse di cui si è detto: occorre dividersi, senza settarismi ma con chiarezza, tra chi vuole la riforma e chi la sabota. A Camerino la divisione vi è stata, e si è visto che la parte impegnata e innovatrice può anche vincere la battaglia; premessa per poter vincere una battaglia è però quella di affrontarla, distinguendosi dall’avversario.


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