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Unità: Università, chi giudica i professori

I finanziamenti alle università devono basarsi sulla valutazione. Chi vuole il rinnovamento deve quindi contribuire a determinare procedure valide per tale valutazione, oltre a contestare i tagli che producono non miglioramento bensì asfissia.

23/12/2008
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l'Unità

Giunio LuzzatoI finanziamenti alle università devono basarsi sulla valutazione. Chi vuole il rinnovamento deve quindi contribuire a determinare procedure valide per tale valutazione, oltre a contestare i tagli che producono non miglioramento bensì asfissia.

Anzitutto, vanno individuati gli oggetti della valutazione. I Paesi che da un ventennio affrontano il tema ci insegnano che l'analisi deve essere multidimensionale, attenta alle diverse funzioni dell'università, e che la definizione degli indicatori richiede molto lavoro, nonché progressivi aggiustamenti. Da noi, opinionisti saccenti affermano invece che tutto è risolto se si misurano le pubblicazioni dei docenti.

Va considerata anche l'efficacia dell'offerta formativa: non solo la quantità, ma la qualità della didattica (che dovrebbe pesare anche nella carriera del docente, il che oggi non accade). Va considerata la capacità dell'ateneo di valorizzare la sua autonomia statutaria: finora, è stata usata quasi sempre non per razionalizzare il sistema decisionale, ma per lasciare ad ogni struttura e addirittura ad ogni docente i pieni poteri su se stesso. Va considerata la "terza missione", quella che aggiunge all'insegnamento e alla ricerca la capacità di rapportarsi alla società, contribuendo allo sviluppo del territorio in cui l'università opera.

Questo ampliamento delle tematiche da analizzare è la questione centrale da affrontare; è invece fuorviante polemizzare, come ha fatto Vincenzo Cerami, sul solo problema delle pubblicazioni dei docenti, ritenendole irrilevanti. La produttività scientifica dei docenti è solo uno tra gli oggetti in esame, ma proprio il rifiutare di considerarla fa il gioco dei baroni, da sempre ostili a qualunque criterio oggettivo di valutazione; beninteso, si tratta di misurare le pubblicazioni non a peso, ma con adeguati criteri. Per le aree delle scienze tali criteri sono ormai abbastanza acquisiti; per le aree umanistiche tentativi sono in corso, contestati da chi ha interesse a sancire a priori che è impossibile definirli.

Cerami ha invece del tutto ragione quando critica chi, "da sinistra", difende a priori l'attuale università e attribuisce a losche manovre le accuse che compaiono sui media. Siamo stati incapaci, all'interno, di creare un muro tra quelli che fanno il proprio dovere e quelli che si servono dell'università anziché servirla.

Vi è chi usa il titolo solo per fare professione privata, o affari: i recenti scandali in comuni e regioni coinvolgono spesso professori. Vi è il caso della Facoltà catanese dove si muore per il mancato rispetto delle regole di trattamento dei materiali pericolosi: è occorsa la magistratura, perché il sistema non aveva saputo affrontare da sé i propri problemi.


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