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Unità: Studenti giorno e notte sotto i lSenato

Oggi Roma si trasformerà in un pacifico corteo permanente. Lezioni in piazza

29/10/2008
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l'Unità

L’Onda assedia il Senato, nonostante il nubifragio. E stamattina si replica. 10mila universitari «antifascisti» contro il maestro unico e la legge 133. Sit-in anche degli studenti medi con sigle di destra e sinistra.«Stanotte dormo al Senato». Chiara Carena voleva farlo, ha disegnato una luna sul cuscino e cammina a passo svelto verso il rettorato della Sapienza. Lì c’è l’Onda pronta per l’assedio del Senato. Sulla scalinata vicino alla Minerva ci sono anche gli studenti di Architettura di Valle Giulia che dicono: «Non blocchiamo l’Università, didattica creativa. Ci lasciate in mutande? Ci vestiamo di cultura». Ma fra tutti gli slogan ne spicca uno: «Silvio abbassa la cresta è alla ricerca che devi i capelli». L’idea è stata di Elena, futura biologa, e Tommaso di Italianistica l’aiuta a reggerlo. Piove a dirotto a Roma, in pochi hanno un zainetto in spalla con dentro un sacco a pelo e una cerata. Il decreto Gelmini 137 sul maestro unico è al rush finale, oggi la votazione conclusiva poi la conversione in legge. E gli universitari aspettano dai collettivi istruzioni sul che fare: no-stop sotto Palazzo Madama, era il passaparola. Ma alle 21.30 sono tutti zuppi e infreddoliti e cominciano ad aver fame: «Gelmini butta la pasta», invocano con gli occhi rivolti alle luci accese del Palazzo. Mentre un gruppo di Ingegneria, Fisica e di Roma Tre in piccoli gruppi lascia Piazza Navona per far lentamente ritorno nelle facoltà occupate. Con una promessa: «Non ci fermeremo qui. Noi la crisi non la paghiamo! Oggi saremo di nuovo qui».

Dalla Sapienza sono partiti in 6mila, lungo il cammino il corteo si è ingrossato di altri studenti, arrivando a 10mila. «Siamo tutti antifascisti» il coro più ritmato. Un chiaro riferimento all’ipotesi di movimento bipartisan ventilato fin dal mattino nel sit-in degli studenti medi al Senato con condivisione di spazio (la via della Corsia Agonale) tra singoli ragazzi dell’Uds e il blocco studentesco di Fiamma tricolore. Stefano Zarlenga, 25 anni, dell’Onda di Scienze Politiche lo dice chiaro: «Non accettiamo organizzazioni fasciste nel movimento. Non accettiamo provocazioni».

Fuori dalla Città universitaria non ci sono i blindati e i poliziotti che hanno scortato i manifestanti la settimana scorsa. Solo uomini della Digos in borghese e vigili urbani ad ogni incrocio. Michele cammina con il laureato listato a lutto, Archeologia è «alla ricerca della cultura perduta». Francesca Romana Fiano la spiega così: «Sono laureata e sto facendo la specialistica, Gelmini e Tremonti mi bloccano la possibilità di scegliere la carriera. Certo, siamo tutti consapevoli che questo corteo non li fermerà. Ma noi non arretreremo di un millimetro. La nostra protesta non violenta non si fermerà. Non abbiamo paura, è in gioco il nostro futuro». Il movimento rivendica infatti l’autonomia da partiti e sindacati e boccia senz’appello gli accostamenti delle loro occupazioni a quelle del ‘68. «La nostra protesta si muove su 2 canali - spiegano Francesca e Carlo Regoli - una proposta di autoriforma che non coinvolge i baroni e l’Onda contraria alla legge 133. Che non vuol dire certo come sostiene la Gelmini non aver voglia di studiare o volere lo status quo. Nelle nostre facoltà occupate facciamo i picchetti con il cornetto, cioè - spiegano gli universitari - offriamo la colazione a chi prende il nostro volantino per leggerlo. Dormiamo nelle aule perchè studiamo i regolamenti delle nostre facoltà, proprio per evitare ai baroni di prendersi delle libertà a nostro discapito. Ecco come sono le nostre occupazioni...».

A piazza Venezia i primi poliziotti. Corso Rinascimento presidiato dai Carabinieri. Ma il cordone che circonda il Senato non è rigidissimo. «Gelmini siamo qua, c’è l’alta marea e l’Onda vi travolgerà». «Mafiosi, buffoni...». «Berlusconi pezzo di m...». Poi la notizia della seduta sospesa per mezz’ora viene accolta da un boato di gioia: «Tutti insieme facciamo paura». Ma il temporale è inclemente e non resta che dormire in facoltà.

MARISTELLA IERVASI

ROMA

miervasi@unita.it


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